Nastri bianchi in tutta la città celebrando il Patto della pace

La settimana scorsa, i membri dell’Esecutivo e del Legislativo di Locarno avevano appeso i primi «fili della pace» sul balcone di Palazzo Marcacci. Lunedì, invece, l’iniziativa di sensibilizzazione - aperta a chiunque - è proseguita con un itinerario partito dai Giardini Rusca (in onore del sindaco Giovan Battista Rusca, che portò la storica Conferenza sulle rive del Verbano nel 1925) alla volta dei luoghi più significativi in Città fino al Parco della Pace (nome assegnato nel 1965 per il 40. del Patto). A ogni tappa, sono stati annodati i nastri bianchi simbolo di «messaggi positivi e di speranza, ricordando le vite spezzate dalle guerre, purtroppo ancora in corso». L’attuale sindaco, Nicola Pini, ha voluto sottolineare come «ciò a cui stiamo assistendo su più fronti a livello internazionale ci invita a cogliere l’occasione del centenario per riaffermare la centralità della risoluzione dei conflitti attraverso il dialogo».
Grande partecipazione
Numerose famiglie si sono presentate al punto di ritrovo, alle 17 nello spazio antistante la statua del «Toro» di Remo Rossi, nonostante il breve preavviso. Dopo il saluto delle autorità, è cominciata la distribuzione delle strisce di tessuto da allacciare ai rami degli alberi lì attorno.


«Lanciamo un pensiero di riconciliazione e fiducia, ma lasciamo una traccia anche per non dimenticare le vittime delle guerre, tante delle quali purtroppo civili, tra cui molte donne e bambini», ha ribadito la capodicastero Socialità, giovani e cultura Nancy Lunghi, che ha precisato l’intenzione di far passare il concetto che ogni individuo con le proprie azioni quotidiane può contribuire a tessere un futuro più armonioso.
Fino al 1. dicembre
Le candide fettucce resteranno al loro posto fino al 1. dicembre, anniversario della data in cui un secolo fa a Londra fu firmato ufficialmente il Patto di Locarno, dando vita a un - seppur fugace - importante periodo di pace tra le due Guerre Mondiali. L’azione non vuole però fermarsi solo alla giornata collettiva. La sua eco sarà amplificata nel territorio - si legge in un comunicato -, partendo dalle scuole, le quali la replicheranno entro la fine dell’annata in corso.
Ma non solo. Sempre nella stessa nota, è la nuova prima cittadina, Nadia Mondini, a chiamare all’appello altri Comuni e privati per diffondere l’idea, «utilizzando magari l’alternativa più sostenibile di vecchie magliette o lenzuola, dalle quali ricavare le bande da fissare alle piante dei propri giardini, sulle terrazze o in luoghi in evidenza».
Riflessione sull’attualità
Un momento di grande riflessione sull’attualità internazionale ha investito la celebrazione itinerante: «Sono qui per promuovere la pace, che considero un diritto fondamentale, soprattutto alla luce di quanto sta succedendo nel mondo. Ho visto che la barca di Freedom Flotilla (in viaggio verso Gaza per attirare l’opinione pubblica sulla crisi umanitaria in corso, ndr) è stata fermata e mi rattrista profondamente la situazione del popolo palestinese, così come le numerose guerre in Sudan e in altre parti del mondo», ha detto al Corriere del Ticino Marta, 40. enne di Muralto, arrivata con la figlia Olivia, di sei anni.
Contro la violazione dei diritti
«Sono qui per sostenere la pace come gesto di umanità, perché credo che sia ciò di cui abbiamo più bisogno in questo momento. Come esseri umani, tutti abbiamo bisogno di pace». E, guardando la piccola, ha aggiunto: «Lo trovo un progetto meraviglioso oltre che un esempio da dare alle generazioni più giovani». Le ha fatto eco, poco più avanti, Carole, 44.enne di Losone: «Ho notato che ci sono state molte manifestazioni in tutti i Paesi e mi sono detta: ‘Siamo una realtà piccola, probabilmente non si farà nulla’ e invece, un paio di giorni fa, è arrivata questa iniziativa che spero faccia nascere altri momenti simili».
Pure lei non è arrivata sola: «Sono qui con mia figlia Soline di 11 anni e alcune sue amiche, in tutto siamo in otto. Le ragazze hanno dipinto una bandierina della Palestina, una dell’Ucraina e una della pace. Sì, la Svizzera è un Paese neutrale, ma questo non significa non prendere posizione o non dichiarare che siamo contro la violazione dei diritti umani».