Sentenza

«Nessun segno di pentimento»

La Corte delle Assise criminali ha condannato due fratelli per aggressione, autori del pestaggio del 4 dicembre scorso alla Rotonda di Locarno - Dovranno scontare 2 anni e mezzo di carcere prima di essere espulsi
Agivano insieme al loro branco. ©Ti-Press/Alessandro Crinari
Davide Rotondo
Davide Rotondo
13.07.2022 18:18

«Non abbiamo intravisto alcun segno di pentimento, né di interesse nei confronti delle vittime. E non abbiamo nemmeno sentito delle scuse. Anzi, c’è stato quasi disinteresse». Con queste parole il giudice Siro Quadri ha condannato per aggressione i due fratelli di origini irachene a 2 anni e mezzo di carcere ciascuno, a un trattamento ambulatoriale e all’espulsione dalla Svizzera per 10 anni. La Corte delle assise criminali (giudici a latere Monica Sartori Lombardi ed Emilie Mordasini) ha creduto quindi alle versioni delle vittime, ritenute «chiare, lineari e coerenti». Caduta dunque l’accusa più grave di tentato omicidio intenzionale a causa della lievità delle ferite subite dai due ragazzi aggrediti e l’assenza di prove certe sul tipo di colpi sferrati: «Quell’accusa non regge dal punto di vista giuridico, anche se i fatti rimangono molto gravi». Per la Corte si è dunque trattato di un’aggressione, reato peraltro già commesso dagli imputati il cui elemento oggettivo si riconosce nel ferimento della persona attaccata. Non è stata però accolta nemmeno la tesi difensiva delle lesioni semplici: «L’obiettivo del branco era mettere in pericolo, tra l’altro per futili motivi. Se c’è questo elemento allora non c’è spazio per un reato minore. Non volevano solo provocare ematomi, ma disagi molto maggiori con conseguenze anche più gravi».

Due chiavi di lettura

Durante il dibattimento svoltosi lunedì, le parti si erano confrontate con due chiavi di lettura diametralmente opposte: da una parte la richiesta di pena per tentato omicidio della procuratrice pubblica Valentina Tuoni, forte delle numerose testimonianze raccolte, di 4 anni e 9 mesi di carcere per il 19.enne (un mese in meno per il fratello di un anno più vecchio), l’espulsione dalla Svizzera per 15 anni e un trattamento psicoterapeutico. Dall’altra gli avvocati difensori, Roberto Rulli e Andrea Ronchetti, che si erano battuti per il proscioglimento dall’accusa principale e una condanna solo per lesioni semplici di rispettivamente 6 e 7 mesi. Due le colonne portanti della tesi difensiva: i referti medici delle due vittime che indicavano semplici lividi e contusioni e il fatto che il caso fosse stato montato dalla piazza pubblica virtuale offerta dai social.

«Ideali sbagliati»

La Corte ha anche revocato la sospensione condizionale di una precedente condanna per il fratello maggiore, «sempre per atti identici, avvenuti in Ticino e ravvicinati nel tempo». A pesare è stata inoltre la «completa assenza di altruismo e senso di colpa», emersa dalle due perizie psichiatriche. Queste hanno descritto due giovani che per divertisti escono a cercare la violenza senza obiettivi e ideali nella vita. «Anzi, con degli ideali sbagliati. Manca quel processo mentale per capire la gravità dei propri gesti e mettersi nei panni delle vittime. Ci sarà anche una patologia, ma la violenza si è vista presente e costante negli imputati, specialmente quella sera. I periti dicono che si può curare, ma si deve anche punire», ha aggiunto Quadri.

La folla incitava

Il 4 dicembre scorso nel sottopassaggio della Rotonda di Locarno i due imputati, insieme al loro gruppetto di amici, se la presero prima con un minore, poi con la vittima principale intervenuta per difenderlo. Quest’ultima venne immobilizzata e colpita. Una volta finita a terra continuò a ricevere calci e pugni mentre la folla che si era creata incitava gli aggressori a non fermarsi. «Una violenza che è scaturita per nessun motivo se non per noia e voglia di mettersi in mostra. Le conseguenze sarebbero potute essere ben peggiori», ha concluso il giudice Quadri.

Il clamore sui social

Quella che inizialmente alla Polizia era sembrata una scazzottata tra giovani, ha assunto tutt’altra dimensione dopo lo sfogo sui social della madre di una delle vittime. I commenti e le testimonianze hanno fatto il resto, portando gli inquirenti a identificare nei principali colpevoli proprio i due fratelli a capo di un branco composto da minori, alcuni dei quali già segnalati alle autorità. L’avvocato Gianluigi Della Santa in aula ha rappresentato la vittima, che non era presente a causa del trauma psicologico vissuto. «Spero che possa tornare come prima. Quella sera è uscito per bersi una birra e ha rischiato di non tornare più a casa per colpa di persone come queste. Il loro pentimento è solo strumentale per non essere espulsi», ha osservato il legale.

Sulla questione dell’espulsione la Corte ha spiegato di non aver avuto margine per una scelta diversa: «La regola per questo tipo di reati è l’espulsione, l’eccezione è il caso di rigore. Il Tribunale federale lo concede quando l’imputato ha una famiglia che risiede in Svizzera, ma non è questo il caso». I fratelli sono infatti rimasti soli dopo che i genitori li hanno abbandonati rientrando in Iraq. Ora gli avvocati valuteranno insieme ai loro patrocinati se presentare un ricorso alla Corte d’appello e revisione penale.

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