Niente IVA più bassa per i ristoranti

BERNA - Il Consiglio federale ha raccomandato oggi al Parlamento di respingere, senza controprogetto, l'iniziativa popolare di GastroSuisse con cui chiede un'aliquota IVA inferiore per la ristorazione, uguale a quella applicata per la vendita di alimenti e le prestazioni take- away. Questa riforma - scrive il governo nel messaggio - andrebbe a profitto dei ricchi e farebbe perdere centinaia di milioni di entrate fiscali.
Oltre a un'aliquota normale dell'8%, l'IVA prevede un tasso ridotto del 2,5% e uno speciale per prestazioni nel settore alberghiero del 3,8%, limitato fino alla fine del 2013. La Federazione dell'Albergheria e della Ristorazione svizzera GastroSuisse lamenta il fatto che i prodotti consumati in un ristorante sono imposti al tasso IVA normale (8%), quando invece agli stessi alimenti acquistati in un take-away si applica un'aliquota ridotta (2,5%).
Secondo il governo, invece, il consumo di alimenti e bevande al ristorante non deve essere trattata allo stesso modo dell'acquisto di alimenti. Queste due prestazioni - afferma - sono di natura differente e non si fanno concorrenza direttamente. L'imposizione ridotta della vendita di alimenti è oggettivamente giustificabile, poiché si tratta di beni di prima necessità. La consumazione di alimenti al ristorante è molto di più della semplice vendita di alimenti di prima necessità. Il consumo sul posto richiede altri servizi generali.
Nel messaggio alle Camere, il governo ricorda i motivi che l'anno indotto a respingere le proposte di GastroSuisse. Sottoporre la ristorazione a un'IVA del 2,5% comporterebbe perdite di 700-750 milioni di franchi all'anno, di cui 75 milioni per l'AVS e 40 milioni per l'AI.