«Noi Knie? Siamo una famiglia normalissima»

Un’aria invernale e una pioggia appena accennata ci accolgono nel tradizionale spiazzo riservato al tendone del Circo Knie nel quartiere luganese di Cornaredo. In sottofondo il rumore insistente di decine di persone al lavoro. Sono quasi le undici di lunedì mattina, la carovana composta da oltre duecento collaboratori e materiale pesante 1.350 tonnellate è arrivata all’alba e alle 6 precise è iniziato il lavoro di montaggio del tendone che da stasera ospiterà lo spettacolo.

Gli oltre ottanta animali sono arrivati invece domenica sera. Si mettono in viaggio subito dopo uno spettacolo, per essere sottoposti a meno stress possibile. Sono ormai solo un ricordo i tempi in cui possenti elefanti percorrevano, a Lugano, via Tesserete e via Torricelli per lasciare la stazione FFS e raggiungere sulle proprie zampe la Gerra. Nonostante l’ultima tournée con gli elefanti risalga a quattro anni fa, l’arrivo della carovana in città ha mantenuto un’aurea particolare. Poche cose, infatti, hanno il potere di farti tornare bambino come il circo: se ci fosse una formula per spiegare il suo effetto, sarebbe un’equazione perfetta nella quale l’olfatto rivestirebbe un ruolo predominante. Sì, perché c’è un odore speciale al circo. Un odore di segatura, popcorn e animali che rimane sempre uguale in barba al trascorrere degli anni, inconfondibile tra mille altri, legato a ricordi spensierati, a programmi sventolati in aria e a guance colorate. È questo odore che ci avvolge appena mettiamo piede nello spiazzo di Cornaredo, anche se dei popcorn non c’è traccia e la segatura è ancora imballata.

Ad accoglierci c’è Leila Zimmermann, 25.enne proveniente dal canton Nidwaldo che lavora all’ufficio stampa. «Quando arriviamo in un posto - ci dice sorridendo mentre ci accompagna dietro le quinte della struttura, facendo attenzione a non lasciarci finire sotto il trattore che trasporta la biada per i cavalli, - è come se costruissimo una piccola città abitata da persone provenienti da tutto il mondo». «Ogni giorno è diverso dall’altro, - spiega - è un’esperienza molto bella. E poi siamo una famiglia». Una famiglia composta da persone provenienti da sedici Paesi, dal Canada alle Filippine, dal Marocco alla Polonia e unita sotto l’ala della dinastia circense.


Una famiglia che, oltre duecento anni dopo la nascita del capostipite Friedrich Knie (1784-1850), vediamo impegnata in prima linea durante il montaggio di imponenti strutture. Incontriamo infatti il direttore tecnico Franco Knie Junior mentre è alla guida di un mezzo da lavoro. «Arrivo!», ci urla mentre ci passa accanto. Nessun lustrino, niente trucco, le mani nascoste da pesanti guanti. Ci racconta l’emozione di questa tournée che celebra i cento anni del Circo nazionale. «Finora è andata benissimo, dal pubblico abbiamo ricevuto feedback molto positivi, lo spettacolo è piaciuto». Piaciuto a tal punto, ci dice, da aver aggiunto, dal 20 al 24 novembre, rappresentazioni a Rapperswil, per concludere la stagione. Qualche problema c’è stato nelle ultime settimane a causa delle condizioni meteorologiche (le stesse che hanno fatto saltare la tappa locarnese). «Nel mese di ottobre - racconta - la pioggia ci ha dato parecchio filo da torcere: abbiamo montato nel fango, siamo partiti con il fango e in un’occasione sono addirittura intervenuti i pompieri per lavare le carrozze». In generale, verso la fine del tour le attività di montaggio e smontaggio «non sono più così divertenti», dice ridendo. Al montaggio sta lavorando anche Maycol Errani (nella foto sotto), artista, responsabile del tendone e delle stalle nonché marito della direttrice artistica Géraldine Knie.

«Nel circo tutti fanno tutto, non esistono solo i cinque minuti di spettacolo - ci dice - e questo vale anche durante lo show, nella preparazione degli attrezzi per i numeri». Mentre lo intervistiamo, i colleghi lo prendono scherzosamente in giro e ci interrompiamo diverse volte a causa delle risate. Anche lui, che siamo abituati a vedere in tenute da cavallerizzo o acrobata, indossa una giacca da lavoro e un cappellino sportivo. «Trovo sia importantissimo lavorare con la famiglia anche in momenti come il montaggio, - continua - aiuta avere persone vicine che ti danno una mano». E lui lo sa bene perché condivide la pista con i suoi fratelli, Guido e Wioris che da diversi anni fanno parte della famiglia Knie. «Per noi, che siamo nati in Italia, venire in Ticino ha sempre un significato speciale e il pubblico è molto caloroso». E lontano dalle luci della ribalta? «Siamo una famiglia normalissima. Come tutti anche noi litighiamo, ci divertiamo, andiamo a mangiare la pizza... Ecco, i miei fratelli vanno un po’ di più in discoteca di me» racconta sorridendo. I bambini frequentano la scuola itinerante che segue la carovana. «Poi arrivano ad un età dove cambiano gli interessi - spiega dal canto suo Franco Junior - e qui al circo tutto è possibile! È fantastico che ci sia il seguito da parte dei nostri ragazzi: dove si trova oggi una famiglia nella quale l’ottava generazione ha piacere di portare avanti la tradizione?».

La cosa più complessa da gestire rimane lo spettacolo live. «C’è sempre qualcosa che non va, - racconta Errani - ma sta a noi dietro le quinte far in modo che tra il pubblico nessuno se ne accorga». Ad esempio? «Capita di andare a cercare gli artisti perché non sentono la musica e sono ancora nel camerino a truccarsi». E poi? «Beh, poi ci facciamo una risata», conclude. Siamo pur sempre al circo.
Tutto ebbe inizio dalla cotta per un’amazzone
Nel 1803 Friedrich Knie, capostipite della famiglia del circo svizzero, lasciò per amore gli studi in medicina e si dedicò agli spettacoli
Come ogni favola che si rispetti, anche quella del Circo Knie iniziò con una storia d’amore oltre due secoli fa. Perché se nel 1919 nacque il Circo nazionale svizzero, la storia circense della famiglia prese avvio molto prima. Nel 1803 il capostipite Friedrich Knie s’innamorò di un’amazzone e lasciò gli studi in medicina per dedicarsi all’arte del circo. Come si racconta nel programma dedicato al giubileo, dal 1803 al 1918 gli show si tennero nell’Arena Knie e solo dopo la prima guerra mondiale i fratelli Friederich, Rudolf, Charles e Eugen acquistarono a credito un tendone. Così, il 14 giugno 1919 a Berna, ebbe luogo la prima rappresentazione nella struttura che poteva ospitare tremila spettatori. A cento anni fa risalgono anche le prime apparizioni in pista di cavalli ed elefanti. Dopo il grande successo iniziale, nel 1934 l’impresa venne trasformata in società anonima e, un anno più tardi, venne messo in scena «India», uno spettacolo con numerosi incantatori di serpenti e acrobati venuti dalle Indie. Fu una tournée onerosa che non trovò riscontro nel pubblico mandando la società in crisi finanziaria.


Il Circo Knie riuscì poi ad uscire indenne dalla seconda guerra mondiale e a rinvigorirsi nei decenni successivi. A prendere le redini nel 1941 furono Fredy Senior, papà di Fredy Junior, e Rolf Senior, papà di Franco, insieme allo zio Eugene. Tra le zone d’ombra nella storia delle rappresentazioni circensi c’è senza dubbio lo spettacolo tenuto nel 1943 a Berlino, dove Fredy Knie Senior fu costretto dalla propaganda tedesca del Reich a esibirsi di fronte a Adolf Hitler. A partire dagli anni ‘70 gli spettacoli furono incentrati spesso su figure clownesche di rilievo. Tra queste, l’asconese Dimitri che partecipò a tre tour, tra il 1970 e il 1979. Tra gli ultimissimi personaggi iconici del circo ricordiamo Peter Wetzel, in arte Spidi, che ha accolto più di 10 milioni di spettatori dal 1994 al 2018, anno della sua tragica scomparsa. Oltre che in pista, molti personaggi iconici si sono accomodati sulle poltrone degli spettatori. Tra questi Charlie Chaplin, che assistette per la prima volta ad uno show nel 1953, Micheal Jackson, Audrey Hepburn e Alain Delon.


Vera «signora» del circo, la figlia dell’attuale patron Fredy Knie Junior, Géraldine, fece il suo debutto in pista nel 1977, a soli 4 anni. Una tradizione familiare, visto che a quell’età debuttò suo papà. Così fece anche il suo primogenito, Ivan Frédéric, che quest’anno in tournée è diventato maggiorenne, mentre Chanel Marie, che oggi ha otto anni, debuttò a soli tre. Direttrice artistica e moglie di Maycol Errani, Géraldine è tornata quest’anno sulla scena dopo aver dato alla luce Maycol Junior nel 2017. L’ultimo cambiamento generazionale in seno alla direzione del circo risale a quasi dieci anni fa. Accanto al già citato Fredy Junior troviamo la moglie Mary-José, che si occupa dei costumi di scena della famiglia, e presenta un numero di dressage insieme alla nipotina Chanel e alla figlia Géraldine. In scena vediamo anche il marito di quest’ultima, Maycol Errani, e il suo primogenito Ivan Frédéric. Nell’altro ramo della famiglia abbiamo invece Franco Knie Senior - che ha lasciato la carovana e dirige il Kinderzoo di Rapperswil con la moglie Claudia - con i figli Doris Desirée, direttrice amministrativa, e Franco Junior, direttore tecnico. Si esibisce insieme alla moglie, Linna Knie-Sun e il figlio Chris Rui, che nel 2019 ha celebrato 10 anni sulla pista. Non male, se pensiamo che di anni ne ha solo... dodici.