«Noi troppo buoni con certi Comuni? No, ma forse daremo multe più alte»

Tensioni nei Comuni. Politiche, a volte anche personali. Scontri che spesso sfociano in un atto formale: l’istanza alla Sezione Enti Locali, chiamata a fare da arbitro e, se del caso, a estrarre dei cartellini. Ma che tipo di arbitro è, la SEL? Ne abbiamo parlato con il caposezione Marzio Della Santa e con la responsabile dell’Ufficio amministrativo e del contenzioso Carla Biasca.
Innanzitutto: che misure potete applicare nei vostri interventi?
«Quando c’è tensione – premette Della Santa – si tende a chiamare la SEL. Noi però non siamo le truppe di élite, che arrivano e risolvono tutto da sole. Il nostro è un ruolo sussidiario. Hanno la precedenza gli strumenti dati dal sistema democratico come il ricorso contro una decisione, o la via penale se c’è il sospetto di un reato. Poi, se non sono aperte procedure in tal senso, arriviamo noi come autorità amministrativa. Interveniamo, ad esempio, per violazioni di norme, di un obbligo derivante dalla carica politica, per conflitti interpersonali, conflitti d’interesse, o altro». «Le sanzioni previste dalla legge – aggiunge Biasca – spaziano da un semplice ammonimento, a una multa, che può andare da poche centinaia di franchi a un massimo di ventimila, fino a misure come la sospensione o la destituzione».
In caso di multa, come decidete il suo importo?
«Seguiamo una prassi rispettando il principio della parità di trattamento» fa sapere Biasca. «A tipologia di situazione corrisponde, più o meno, una certa cifra. Va però tenuto conto di tutti gli elementi oggettivi e soggettivi del caso. Lo scopo delle sanzioni e degli interventi di vigilanza comunque non è punitivo, ma correttivo, per fare in modo che si torni alla normalità nella gestione del Comune. A volte anche un semplice ammonimento è recepito come qualcosa d’importante, permettendoci di raggiungere il nostro scopo». «Si sta comunque valutando di alzare gli importi delle multe: quelli attuali, a volte, vengono addirittura derisi dai destinatari della sanzione» fa notare Della Santa. «È capitato che ci dicessero: ‘Se avessi saputo che la cifra era questa, avrei fatto prima ciò che ho fatto’».
L’impressione è che la SEL sia un arbitro restìo ad estrarre cartellini. Un caso emblematico, quattro anni fa a Lugano, fu lo «sciopero» dei membri leghisti della Commissione delle petizioni, che boicottarono varie sedute per motivi politici. Nessuna sanzione, neanche un ammonimento. Così non sembra che ognuno possa fare quello che vuole?
«Quello di Lugano – ricorda Della Santa – fu un caso particolare. La prima ‘vigilanza’ spettava al presidente del Consiglio comunale, così sollecitammo un suo intervento e alla fine le cose tornarono alla normalità con il rientro dei commissari. Come detto, il nostro obiettivo è correggere. E se chi ha sbagliato si corregge da solo, non serve fare altro».
Siete limitati da diversi paletti, d’accordo, ma non vorreste avere più margine di manovra?
«Quando sono arrivato in Sezione – risponde Della Santa – la pensavo anch’io così. Ora credo che il sistema sia impostato correttamente. La domanda di fondo è come fare in modo che ci sia un’assunzione di responsabilità localmente. A volte pensi: ‘È troppo facile delegare sempre a terzi la risoluzione dei problemi’».
Localmente, però, l’ambiente è «denso». Entrano in gioco tensioni, rapporti personali e interessi. Anche se si ricopre una carica, non è evidente vigilare su persone sedute vicino a te.
«Lo capisco – prosegue Della Santa – ma l’autonomia comunale non può essere tale senza una corrispondente assunzione di responsabilità locale. Non bisogna dimenticare che sono i cittadini, con il loro voto, a determinare chi comporrà il Municipio, nel bene e nel male. I rapporti possono risultare tesi anche in Consiglio di Stato, ma ciò non comporta un intervento della Confederazione per esautorare l’uno o l’altro membro nella speranza di correggere il sistema».
A volte non vi sentite strumentalizzati da chi usa la segnalazione alla SEL come arma politica?
«Sì, succede» conferma Biasca. «L’esperienza, comunque, ci aiuta a riconoscere questi casi e trattarli di conseguenza. In generale, non possiamo impedire a qualcuno d’inviare una segnalazione. Per quanto riguarda i singoli cittadini, spesso ci capita di girare le loro sollecitazioni ad altri uffici se non siamo competenti. La vigilanza su questioni edilizie spetta per esempio ai servizi del Territorio, e quella sulle commesse pubbliche all’omonimo ufficio cantonale».
A proposito di sollecitazioni: è vero che per le tensioni a Bissone avete dovuto «staccare» un’unità lavorativa a metà tempo?
«Nei giorni caldi sì – conferma Della Santa – ma ora la situazione è tranquilla: la speranza è che il messaggio sia passato».
Le vostre prese di posizione non dovrebbero essere rese pubbliche sempre, non solo in caso di provvedimenti gravi? Gli elettori hanno il diritto di conoscerle.
«Teoricamente potrebbe favorire quell’assunzione di responsabilità di cui parlavamo – riconosce Biasca – ma ci andrei molto cauta. In qualche contesto si rischierebbe facilmente d’incendiare ancora di più la situazione o di essere strumentalizzati, quando il nostro obiettivo è l’esatto contrario». «Esporre così l’errore – spiega Della Santa – vuol dire mettere troppa pressione. Sbagliamo tutti nel nostro lavoro, e io ho grande rispetto per chi fa il municipale. Il sistema è diventato complesso e il rischio di commettere errori è alto. Se fossimo troppo severi, poi non troveremmo più nessuno che si candida».
Le fusioni possono favorire la quantità e la qualità media dei candidati, e forse togliere un po’ di lavoro alla SEL. La «spinta» che una decina di anni fa aveva accompagnato il lancio del Piano cantonale delle aggregazioni, tuttavia, sembra esaurita.
«Esaurita direi di no» replica Della Santa. «È cambiata. Inizialmente bisognava risolvere le situazioni di tanti Comuni che non erano più funzionali né funzionanti, ed è stato fatto. Poi le fusioni sono diventate sempre più una questione di opportunità, e promuoverle era più complesso. Non abbiamo smesso di farlo: nel Locarnese, ad esempio, stiamo lavorando non poco. Comunque, anche se avessimo amministrazioni più competenti e municipali ‘migliori’, non è detto che avremmo meno problemi di vigilanza. Conta soprattutto il tipo di persone: più sono responsabili, meno creano tensioni. La tendenza alla polarizzazione della politica non aiuta. Alcuni cittadini, forse, sono contenti di veder eletto quello che ‘spacca tutto’. Noi, come SEL, dobbiamo anche stare attenti a non buttarci nella mischia».