Nuovo quartiere alle ex Officine: «Da rivedere aspetti non banali»

Fermi tutti. La pianificazione del futuro quartiere alle ex Officine di Bellinzona deve ripartire da zero. O, meglio, non proprio da zero: gli aspetti riguardanti la relazione con il dimensionamento delle zone edificabili ed il traffico vanno bene. Da rivedere, approfondendoli, sono invece quelli sugli aspetti finanziari dell’operazione. E non è poco. Si tratta in particolare dei costi riguardo l’acquisizione delle superfici pubbliche, segnatamente del grande spazio centrale definito «Almenda» e della fattura per le bonifiche dei terreni che dovrebbe ammontare a diverse decine di milioni di franchi. Così ha sentenziato il Tribunale cantonale amministrativo (TRAM) che, con sentenza dell’8 ottobre, ha annullato la decisione del Consiglio comunale del 4 aprile 2023 concernente il Piano particolareggiato della nuova «città nella città» che sorgerà a tappe quando le Officine FFS avranno traslocato a Castione e quella del Consiglio di Stato del 17 gennaio 2024 che, da parte sua, aveva confermato le risoluzioni del Legislativo cittadino.
Valutazioni in corso
Effettivamente non sarà una questione da poco, come spiega il sindaco di Bellinzona Mario Branda. «È un’operazione che non sarà semplicissima da affrontare, ci sono diversi dati che vanno nuovamente raccolti. Questa sentenza ci obbliga a chinarci di nuovo sul progetto per quanto riguarda una serie di questioni accessorie, ma non di certo banali, collegate all’aspetto pianificatorio». In particolare, come detto, «per i risvolti finanziari della pianificazione per definire meglio quali saranno le loro conseguenze». Nell’immediato il Municipio sta ancora valutando quali passi intraprendere, come spiegato in una nota diffusa oggi in mattinata. «Abbiamo preso atto della sentenza - si legge - e valuteremo ora, con gli altri attori coinvolti, Cantone e Ferrovie, i prossimi passi al fine di concretizzare la fondamentale riqualifica e riconversione del nuovo quartiere Officine».
Questioni da chiarire
La sentenza, arrivata da poco sul tavolo dell’Esecutivo cittadino, si è rivelata «piuttosto complessa», aggiunge Branda. «Vogliamo esaminarla con attenzione, approfondendo alcuni punti. Verosimilmente dovremo poi parlarne anche con i nostri partner in questo progetto o, meglio, al contratto che ha portato alla dismissione dell’attuale stabilimento, vetusto e senza reale prospettiva, e alla realizzazione di una nuova importante struttura a Castione di cui abbiamo appena inaugurato l’avvio dei lavori». Nello specifico, rileva Branda, «visto quanto scrive il TRAM, si tratterà di capire meglio e definire più chiaramente determinati risvolti finanziari collegati al tema dell’inquinamento o della contaminazione dei terreni delle ex Officine. Un altro punto sul quale verranno fatti approfondimenti è quello dell’acquisizione della superficie “Almenda”: dovremo probabilmente precisare meglio come sarà suddivisa, quale parte andrà al Cantone, alla Città o alle Ferrovie e con quali oneri. Non facile, considerata l’estrema complessità di tutta l’operazione. Temi che, comunque, ora dovremo approfondire e che, con ogni probabilità, richiederanno un nuovo passaggio dal Consiglio comunale con un nuovo messaggio».
«Informazione lacunosa»
Nelle 24 pagine della sentenza con la quale ha accolto parzialmente i ricorsi presentati da un gruppo di cittadini - Mario Molo, Curzio Fontana, l’ex municipale Filippo Gianoni, il già vicesindaco Felice Zanetti, la consigliera comunale Maura Mossi Nembrini e Roberto Mozzini - unitamente all’Unione contadini ticinesi, il TRAM si sofferma prima sugli aspetti che ha ritenuto corretti al riguardo della documentazione a disposizione del Consiglio comunale per pronunciarsi in merito al Piano particolareggiato, per poi concentrarsi sugli aspetti finanziari. Dopo aver rammentato il credito di 20 milioni quale contributo per la realizzazione del nuovo stabilimento industriale a Castione a valere anche quale contropartita per l’acquisizione di una parte del sedime attualmente occupato dalle Officine, i giudici citano la convenzione sottoscritta tra Città, Cantone e FFS concernente lo sviluppo urbanistico dell’intero sedime. Convenzione che porrebbe indicativamente le basi per la suddivisione delle superfici in base alle destinazioni tra i tre attori. «Non è tuttavia chiaro - si legge nella sentenza - il destino della proprietà dell’“Almenda”, ovvero se questa fa parte delle superfici che le FFS cederanno gratuitamente nel quadro del citato accordo quali superfici di uso pubblico». Già solo per questo fatto, cioè che l’acquisto delle superfici destinate alla Città è tutt’altro che trasparente né chiaro, il TRAM si chiede se il ricorso non meriterebbe di essere accolto. Ma c’è di più. Riferendosi ai costi previsti per la bonifica dei terreni sui quali oggi sorgono le Officine FFS, il Tribunale reputa lacunosa l’informazione data ai consiglieri comunali. E questo perché ad oggi non si conosce esattamente la situazione ambientale di tali terreni. Dagli atti «non emerge nemmeno se gli importi preventivati tengono conto del rischio di dover procedere anche alla bonifica degli edifici ceduti con particolare riferimento alla possibile presenza di amianto».
«Possibili maggiori esborsi»
Pertanto, recita sempre la sentenza «il Municipio avrebbe dovuto approfondire maggiormente la tematica relativa ai possibili costi aggiuntivi e a una loro stima, informando i consiglieri comunali al riguardo» E ciò « quantomeno avvertendoli della possibilità (invero molto concreta) che la situazione di inquinamento del comparto in esame comporti, se non addirittura difficoltà realizzative, quantomeno maggior esborsi a carico del Comune per la concretizzazione del progetto rispetto alla spesa di 56,5 milioni preventivata». Il TRAM ha quindi concluso che su questo il Consiglio comunale ha effettivamente deliberato senza la necessaria cognizione di causa. Da qui l’accoglimento parziale del ricorso.