Prove di sindacato e scintille

A rimanere fuori dalla porta, ancora una volta, sarà l’associazione ErreDiPi. Rispondendo alla lettera dei sindacati VPOD, OCST e SIT, il Consiglio di Stato ha infatti indicato due possibili date per discutere del carovita dei dipendenti pubblici dopo la mobilitazione della piazza. L’appuntamento è per il 10 o il 17 aprile. ErreDiPi, però, dovrà osservare da lontano l’andamento delle trattative.
Un’esclusione pesante, soprattutto alla luce dello sciopero di due settimane fa: «Abbiamo rappresentato gli interessi dei lavoratori in piazza e ora siamo esclusi dalle trattative», commenta il portavoce di ErreDiPi, Enrico Quaresmini. «Secondo il Governo i lavoratori pubblici sarebbero adeguatamente rappresentati dai sindacati storici». Che fare, dunque?
Prove di sindacato
Non è un mistero che l’associazione da tempo si sta interrogando sull’opportunità di cambiare pelle e diventare un sindacato. Quaresmini non nasconde che la questione è all’ordine del giorno. «Qualcuno nel comitato lo vede di buon occhio». Del resto, sostiene il portavoce, «i lavoratori hanno bisogno di essere rappresentati nei processi decisionali». Formalizzare dunque il passaggio da associazione a sindacato consentirebbe di partecipare alle trattative tra le parti. D’altro canto, aggiunge, «ci stiamo chiedendo se il bollino di sindacato, in qualche modo, non possa danneggiarci. Riusciremmo ad avere ancora lo stesso appeal?», si chiede il portavoce. Secondo Quaresmini, al momento, la soluzione migliore potrebbe passare da un’interpretazione «in chiave moderna» del sindacato: «Vogliamo che rimanga qualcosa di agile e al passo con i tempi, a differenza dei sindacati storici, lenti e spesso non allineati con la realtà».
«La succursale dell’MPS»
«Vogliono fare un sindacato? Secondo me finiranno per essere la succursale del Movimento del socialismo». Non usa mezzi termini Raoul Ghisletta, segretario cantonale VPOD, secondo cui ErreDiPi mancherebbe di realismo: «Semplicemente l’associazione non aderisce al principio di realtà. Non si può andare sempre a muso duro su tutto».
Il riferimento di Ghisletta va alla differenze di vedute tra l’associazione e i sindacati, quest’ultimi pronti a sedersi nuovamente al tavolo delle trattative per discutere il riconoscimento del carovita dopo l’anno 2026. Una mossa mal digerita da ErreDiPi. «Nella nostra visione di sindacato non c’è nessun obbligo di trovare un accordo ad ogni costo», spiega Quaresmini. Che poi attacca: «Pur appartenendo a famiglie politiche diverse, i sindacati storici sono accomunati dall’idea che si debba sempre trovare un compromesso con il datore di lavoro. Ma questi dimenticano che gli accordi sono buoni quando si instaura un rapporto di forza favorevole, per esempio, mobilitando i lavoratori». Insomma, secondo il portavoce sarebbe sbagliato pensare che si possa ottenere tutto al tavolo delle trattative. Lo strumento della piazza ha il suo peso specifico che va anteposto.
Pronta la replica di Ghisetta: «Noi caliamo le braghe? Loro sono in campagna permanente, e ora puntano diritti alle poltrone del CdA della cassa pensione». Altra critica: secondo Ghisletta «ErreDiPi ragiona a breve termine, ma il punto è che, per il Governo, le trattative per il 2024 sono chiuse».
La palude sindacale
Attenzione, però, a dire che ErreDiPi promuove lo scontro a muso duro; e che avrebbe importato, in Ticino, un modo di fare sindacato non propriamente elvetico, avverte Quaresimini: «In quest’ultima mobilitazione, la pace del lavoro è stata rotta non dai lavoratori, bensì dallo Stato che ha ritoccato il contratto di lavoro più volte senza il consenso dei lavoratori». Poi la stoccata: «Ho l’impressione che i sindacati non informino in modo chiaro i dipendenti». Forse temono che informandoli compiutamente sarebbero loro a far saltare il banco. C’è una palude sindacale che va smossa».
Un’accusa che Ghisletta rimanda al mittente: «Loro sono all’estrema sinistra movimentista, ma si dimenticano che c’è un grande numero di persone che non è abituata nemmeno all’idea di sciopero. Basti pensare che il 96% degli impiegati pubblici non ha aderito all’astensione del lavoro». Il SIT, ad esempio, aveva preso le distanze prendento parte unicamente alla mobilitazione. Nel dialogo fra Cantone e parti sociali, sottolinea ancora il segretario VPOD, il fronte sindacale non è omogeneo. «Bisogna compattarlo, ma le uscite di ErreDiPi generano scintille e grande confusione. Non ci si può smarcare sempre a tutti i costi. L’obiettivo dell’unità va salvaguardato ed è prioritario su ogni dinamica».
Altro che scintille e confusione, conclude però Quaresmini: «Noi informiamo in maniera chiara i dipendenti pubblici e siamo i soli a fare realmente il loro interesse. Mercoledì prossimo in assemblea generale decideremo come proseguire».