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QAnon e gli altri, le teorie del complotto tra emozione e finzione

Si tratta di una particolare categoria di disinformazione che, negli ultimi anni, ha riscosso particolare successo: perché?
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Facta.News
12.07.2022 15:45

Quando si ha a che fare con le informazioni scorrette o manipolate i termini ricorrenti sono le «fake news» o le «bufale», ma si parla spesso anche di teorie del complotto. Si tratta di una particolare categoria di disinformazione che, negli ultimi anni, ha riscosso particolare successo. Scopriamo insieme di che cosa stiamo parlando. 

Che cos’è una teoria del complotto?

Secondo l’enciclopedia Treccani, l’espressione «teoria del complotto» si afferma definitivamente nella nostra epoca con l’omicidio del presidente americano John Fitzgerald Kennedy, il 22 novembre del 1963. La ricostruzione ufficiale dell’evento indicò in Lee Harvey Oswald il solo responsabile, ma molti non credettero a questa versione e nacquero diverse teorie alternative.

In generale, una teoria del complotto è la spiegazione di un evento o di una situazione, spesso alimentata da motivazioni politiche, che ne attribuisce cause e responsabilità a una cospirazione ordita da gruppi sinistri e potenti, nonostante le altre spiegazioni già fornite siano già di per sé plausibili o affidabili.

Le teorie del complotto trovano forza soprattutto nella cosiddetta logica circolare: sia le prove che confutano il complotto che l'assenza di prove a favore della sua esistenza sono interpretate dai complottisti come indiscutibili dimostrazioni della sua verità, per cui la cospirazione diventa una questione di fede piuttosto che qualcosa che può essere provato o confutato. Non solo: per i complottisti nulla è come sembra, niente accade per caso e tutto è connesso. Facciamo qualche esempio.

Tra complotti e complottisti

Tra gli esempi più recenti di teorie del complotto c’è quella sulla pandemia. Secondo i sostenitori delle teorie del complotto non ci sarebbe (o sarebbe stata) alcuna emergenza sanitaria: si sarebbe trattato in realtà di una «plandemia» (dal titolo di un libro e un video diventato virale nel 2020, Plandemic), cioè un evento pianificato a tavolino dai potenti del mondo per instaurare una «dittatura sanitaria» e controllare la popolazione. Si tratta di teorie che, davanti ad affermazioni molto pesanti, non portano però a sostegno prove granché solide (o non ne portano nessuna che regga a un esame attento). 

Altra teoria complottista di cui ultimamente spesso si sente parlare è QAnon, profondamente insediata negli Stati Uniti. La teoria, sviluppatasi online pochi anni fa, ruota intorno al concetto di deep state, una presunta organizzazione che deterrebbe il potere negli Stati Uniti con agganci con i vertici del Partito Democratico (politici come Hillary Clinton e Barack Obama), ma anche con il mondo dello spettacolo e della cultura. In generale, si tratterebbe di persone avide di potere, veri e propri criminali dediti al satanismo e alla pedofilia. Per sconfiggere questa presunta organizzazione, i militari americani avrebbero invocato la candidatura di Donald Trump, che nel corso della sua presidenza avrebbe lavorato per assicurare alla giustizia il deep state. Anche in questo caso, nulla di provato. 

Non mancano poi teorie del complotto di più lunga tradizione, come quella che vede nelle nuove tecnologie 4G o 5G degli strumenti per ammalare la popolazione, o nelle campagne di vaccinazione una strategia per ridurre il numero di abitanti del Pianeta

Vale la pena precisare che i complottisti non sono per forza persone che vivono ai margini della società: si tratta di un luogo comune piuttosto infondato. In The Psychology of Conspiracy Theories lo psicologo Jan-Willem precisa ad esempio che, se credere in una teoria del complotto fosse l’indicatore di una patologia mentale, vivremmo in una società altamente patologica.

Diversi studi hanno infatti dimostrato che coloro che credono in almeno una teoria del complotto appartengono a strati della società assai diversi e si differenziano per età, occupazione, genere, cultura e ideologia. Questo dimostra quanto le teorie del complotto siano in grado di espandersi all’interno di una popolazione, superando confini, differenze e divisioni.

La forza dei complotti

Come mai le teorie del complotto hanno così tanto successo? Accade perché, secondo gli studi, gli esseri umani tendono a credere alle informazioni se sono inserite in una narrativa emozionante e coerente, in cui ogni passaggio sostiene il successivo. 

Spesso, infatti, una teoria del complotto è composta da una cornice drammatica ed evocativa dove un gruppo di ribelli si oppone ad una élite corrotta. Narrazioni di questo tipo sono particolarmente convincenti perché, a differenza della realtà in cui spesso non si ha una piena comprensione di quanto accade, nella teoria del complotto c’è una spiegazione per tutto e non c’è spazio per le coincidenze. Esiste un piano anche dove in realtà non c’è.

Le emozioni suscitate dalle teorie del complotto sono spesso sentimenti negativi come la paura, l’odio, l’angoscia, la minaccia o comunque reazioni viscerali. Commettere errori nel decidere rapidamente se una notizia è vera può succedere a chiunque, certo. Ma come si arriva a credere sistematicamente ad una serie di notizie false? Ne parleremo la prossima settimana.

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