Sotto la lente

«Qui curiamo e custodiamo secoli di storia della Città»

La prima archivista di Bellinzona racconta dettagli e particolarità di una professione ancora poco conosciuta capace di creare un equilibrio tra passato e futuro — L’obiettivo è quello di rendere accessibili i documenti a tutta la popolazione
© CdT/Chiara Zocchetti
Irene Solari
22.05.2025 20:30

«Qui c’è una ricchezza incredibile, stiamo lavorando su una marea di documenti», così ci accoglie Roxane Pagnamenta, mostrandoci con un sorriso un florilegio di antiche carte scritte, fotografie d’epoca e piani architettonici di un secolo fa. La prima archivista e record manager della Città di Bellinzona è all’opera da quasi due anni nelle sale di Palazzo Civico; il suo è un impegno minuzioso di ricostruzione, valorizzazione e divulgazione di veri e propri pezzi di storia. Non solo della Città, ma dell’intera regione del Bellinzonese, come spiega la nostra interlocutrice mostrandoci lo spazio in cui lavora. Qui troneggia una raccolta di documenti simile a un antico volume che Pagnamenta ci indica: è una ‘‘cartella’’ che contiene tutte le carte, datate 1921-1927, sulla costruzione della nuova struttura di Palazzo Civico. «Vi è racchiuso tutto: i piani del cantiere, documenti e fotografie». E si nota anche una suddivisione dei documenti, presentata in un foglietto scritto a mano attaccato all’interno della custodia. Un elenco. «Questa è già una prima archiviazione dei documenti», spiega Pagnamenta togliendo delicatamente gli accumuli di polvere con una speciale spugna.

«Chilometri» di lavoro

Ma il lavoro dell’archivista non si ferma ai primi del Novecento. E nemmeno all’Ottocento. «Qui troviamo documenti scritti datati 1397; la vita della Città di Bellinzona è molto lunga, ci sono secoli di storia su cui lavorare». Per avere un’idea del volume, spiega, «solo con il materiale cartaceo ho calcolato che ci sono quattro chilometri di archivi sui cui lavorare, contando i documenti in metri lineari». Per il digitale, invece, la quantificazione dei dati è ancora più complessa. «Per reperire tutte queste informazioni ci vogliono inventari e descrizioni, in modo da rendere fruibili i documenti per la ricerca. E questa è una grande parte del lavoro, oltre poi a conservarli nel miglior modo possibile». L’obiettivo è appunto quello di rendere questi documenti, e le informazioni in essi contenute, accessibili a tutti, secondo i termini di protezione previsti dalla legge. «C’è tanto studio fatto proprio sull’archivio storico, per catalogare secoli e secoli di documenti. Allo stesso tempo questi devono essere organizzati e sistemati pensando alla posterità e alle generazioni future che, a loro volta, archivieranno e sfrutteranno i documenti che noi abbiamo prodotto».

Anche gli ex Comuni

Gli archivi sono i testimoni delle epoche e a giocare un ruolo importante sono anche i cambiamenti avvenuti in seno agli Enti locali. Un esempio recente che ci illustra Pagnamenta è l’aggregazione del 2017. «Dal punto di vista archivistico bisogna considerare che ogni ex Comune ha la propria storia e quindi il proprio archivio. Stiamo organizzando questi fondi in ogni quartiere andando a coprire un lasso di tempo che va dalla creazione dell'Ente locale, quindi da inizio Ottocento, fino all’aggregazione. Senza contare che poi ci sarà l’archivio del nuovo Comune e stiamo già preparando questo lavoro futuro che sarà in gran parte digitale». E quella della digitalizzazione è forse la maggiore sfida che l’archivista si trova ad affrontare, l’altra parte del suo impiego: il record management. «Il mondo virtuale non è così semplice come può sembrare a prima vista: anche in questo ambito ci sono delle problematiche molto concrete, come quella della leggibilità dei vecchi file. E adesso la sfida è permettere che il futuro archivio storico, che sarà digitale, possa essere conservato il più a lungo possibile, ossia su più secoli». Per fare questo, puntualizza, «bisogna mettere delle regole di gestione a monte, in anticipo rispetto alla creazione dei documenti», considerando il loro intero ciclo di vita. Non solo. È necessario anche seguire «il principio di provenienza». Ovvero, «conoscere e mantenere il contesto di creazione dei documenti digitali, anche attraverso dei metadati, così come facciamo per il cartaceo».

Un mondo aperto

Gli archivi rimandano spesso all’immagine di luoghi chiusi e polverosi, accessibili soltanto a specialisti e ricercatori. Un mito che Pagnamenta vuole sfatare: «Il lavoro che facciamo è proprio a favore della collettività e della propria amministrazione. Mettiamo infatti a disposizione di tutti i documenti storici che raccontano la vita di Città, Comuni e delle varie Società che li animano». Per avvicinare la popolazione a questa professione e alla sua utilità pubblica, dal 9 giugno, in occasione della Settimana internazionale degli archivi, ci saranno delle iniziative di valorizzazione. «In quest’occasione, inoltre, da parte nostra verrà presentata la pubblicazione dell’inventario, la cui lavorazione è tuttora in corso».