“Rassegnamoci, siamo in cyberguerra”

Le considerazioni dell’esperto Marc Langheinrich dopo lo spettacolare attacco inform atico dello scorso fine settimana
Red. Online
17.05.2017 06:00

Mentre in tutto il mondo ancora si contano i danni del cyber attacco che dallo scorso weekend ha infettato i computer di almeno 200mila entità tra istituzioni, organizzazioni ed imprese in 150 Paesi, un po' ovunque si inizia ad interrogarsi sull'accaduto, che sempre più esperti e analisti faticano a classificare come un semplice atto di pirateria informatica, sia per lo scarso bottino raccolto (poco più di 50 mila franchi, almeno stando ai dati raccolti da Ransom Tracker, il profilo Twitter creato da un ricercatore italiano che in automatico traccia i singoli pagamenti) sia per «scarsezza» del programma malevolo utilizzato.

Si è preferito piuttosto parlare di un'operazione messa in atto per diffondere il panico l'incertezza e l'instabilità, come confermerebbe anche la tempistica scelta – il venerdì sera, dunque all'inizio del fine settimana durante il quale il volume del traffico in Internet è più ridotto. Chi abbia orchestrato tutto ciò è ancora difficile da capire (le accuse incrociate si sono sprecate nelle ultime ore).

Di come l'operazione metta di nuovo al centro dell'attenzione il problema della sicurezza informatica e della gestione dell'enorme patrimonio di informazioni (Big Data) che la Rete genera ogni giorno, abbiamo parlato con Marc Langheinrich, docente di Computer Science all'Università della Svizzera italiana e con il canadese David Lyon, sociologo ma, soprattutto, autentico «guru» a livello planetario della sorveglianza e del controllo dei dati su Internet.

I dettagli sul giornale di oggi.

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