Re Carlo, l'ex premier Boris Johnson e il coccodrillo

Per la prima volta da otto mesi l’inflazione in Gran Bretagna è scesa sotto il 10 per cento, all’8,7 per la precisione, e la notizia per l’inglese medio vale bene una pinta di birra. Nei festeggiamenti, qualcuno si era già portato avanti. Indovinate chi? Ma certo, Boris Johnson, l’unico premier nella storia britannica (e forse del mondo) costretto a lasciare la poltrona per eccesso di bevute sul posto di lavoro.
Agli inglesi, gente che ama alzare il gomito, un primo ministro dalla bottiglia facile stava pure simpatico. Ma lui gozzovigliava con gli amici quando, in pieno lockdown, lo vietava agli altri. La novità è che non è ancora finita. Già indagato da Scotland Yard per i festini a Downing Street, adesso l’allegro Boris si ritrova sotto inchiesta anche per le sbronze ai Chequers, la residenza di campagna dei primi ministri inglesi.
La polizia è stata messa sulle tracce dell’ottima cantina della villa dalle agende del premier, che i funzionari di Downing Street hanno dovuto consegnare a norma di legge. E lì nero su bianco sono annotati, accanto ai dibattiti in Parlamento e agli incontri con i colleghi stranieri, gli appuntamenti per far baldoria. Inevitabile chiedersi quando Johnson, tra un bicchiere e l’altro, trovasse il tempo di governare. Quanto alla lucidità, s’è visto.
Dall’alto del suo trono, re Carlo starà pensando di averla scampata bella. Se Johnson non avesse affrontato il COVID con un fiasco di Chianti (il suo preferito) in mano, Sua Maestà probabilmente se lo ritroverebbe ancor oggi a capo del governo. E raramente i rapporti tra un premier e un erede al trono sono stati così avvelenati.
Sulla carta appaiono avere molte cose in comune. Entrambi convinti ambientalisti, tutti e due allievi dello stesso amatissimo insegnante, il compianto sir Eric Anderson, tutti e due temprati alla scuola-campus di Timbertop in pieno deserto australiano. E quanto alle vicende coniugali, due gocce d’acqua: l’uno e l’altro hanno finito con lo sposare le loro amanti.
Invece, ogni incontro ravvicinato tra Boris e l’allora principe di Galles rischiava di trasformarsi in un match di wrestling. Carlo, uomo di radicate opinioni, le ha sempre pubblicamente dichiarate senza curarsi dell’obbligo di neutralità politica della Corona : non a caso lo chiamavano «il principe impiccione». Finché di fronte c’erano personaggi rispettosi dell’istituzione monarchica come la conservatrice Thatcher e il laburista Blair, la loro stizzita reazione alle sue critiche si esprimeva per canali sotterranei. Ma Boris non era il tipo.
Quando l’erede al trono, lo scorso giugno, definì pubblicamente «spaventoso» il piano del governo di deportare in Rwanda gli immigrati richiedenti asilo, l’ex premier aspettò il vertice del Commonwealth nel paese africano per avvicinare il principe e ammonirlo minacciosamente a non interferire nelle scelte politiche. Non contento , lo sconsigliò sarcastico dal tenere un discorso sulla schiavitù: «Io sarei prudente o finirà con il dover vendere il ducato di Cornovaglia per pagare le riparazioni per quelli che l’hanno edificato». È certo che Carlo non gradì la battuta.
Come non ha mai gradito la mancata puntualità di Johnson. Al loro primo incontro, da sindaco di Londra, Boris arrivò con 30 minuti di ritardo. Aveva preso la Tube nella direzione sbagliata ed era finito intrappolato sulle scale mobili in mezzo a una torma di turisti cinesi. I due hanno incrociato le spade sull’urbanistica, con Johnson del partito pro-grattacieli e il futuro re difensore a oltranza dei centri storici. E nel 2020, mentre il premier faceva il braccio di ferro con la UE per la Brexit, il principe andò a Berlino a dire : «Nessun paese è veramente un’isola».
Boris non tardò a vendicarsi. Da premier la BBC gli aveva chiesto di pre-registrare un elogio funebre di Carlo, in gergo «coccodrillo», da tenere in serbo per la sfortunata evenienza . Boris lesse due righe del testo, e poi improvvisò: «Mi piacevano i suoi biscotti Duchy Originals (prodotti nella tenuta del ducato di Cornovaglia, NdR.), e dobbiamo tutti sperare che non si sia portato con sé nella tomba la ricetta segreta».
Sua Maestà non rise quando glielo raccontarono. Probabilmente, lo starà facendo oggi , sperando che Boris non abbia portato la ricetta segreta dei suoi cocktail con sé nella tomba (politica).