Renzi da Mattarella per un colloquio di un'ora

ROMA - ll risultato definitivo del referendum sulla riforma costituzionale nelle 61.551 sezioni in cui si è votato in Italia è stato del 59,1% per il No e del 40,9% per il Sì. Alle urne sono andati 31.997.916 elettori pari al 68,48% degli aventi diritto. Sono i dati ufficiali forniti dal Ministero dell'interno. L'Euro, intanto, è già scivolato ai minimi da 20 mesi, tornando ai livelli di marzo 2015 e cedendo ancor più terreno rispetto a quanto accadde dopo la Brexit. Renzi si è recato stamane al Quirinale - si è appreso da fonti della maggioranza - per un colloquio di oltre un'ora con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Nelle prossime ore dovranno essere vagliate diverse ipotesi sul tavolo per la costituzione di un nuovo governo. Intanto singoli rappresentanti del fronte del No chiedono elezioni anticipate, tra questi il leader della Lega Nord, Matteo Salvini.
Un trionfo netto, nettissimo, che segna "un prima e un dopo" nella politica italiana. Il No alla riforma stravince con il 60% delle preferenze e travolge Matteo Renzi e il suo esecutivo: "Il mio governo finisce qui, vado via senza rimorsi", annuncia il presidente del Consiglio in una conferenza stampa a Palazzo Chigi dove parla di "sconfitta netta" e afferma che nel giro di una manciata d'ore consegnerà le sue dimissioni irrevocabili al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Di tutt'altro tenore la reazione del fronte del No, unito idealmente da un lungo boato di esultanza. Tre Regioni hanno sostenuto il Sì: Toscana, Emilia Romagna e Trentino Alto Adige.
In breve l'evoluzione del voto
È una notte drammatica per il governo Renzi e per il Pd. Una notte che comincia malissimo con i primi exit poll che non lasciano spazio alle illusioni dando il Sì a percentuali che non superano il 46%. La forbice, con il passare delle ore, si allarga, con il No che supera il 59% e il Sì fermo a poco più del 40%. Dati ai quali va accompagnato quello dell'alta affluenza, che si attesta al 69%. Lega e Forza Italia, già nei minuti successivi alla chiusura dei seggi, chiedono le dimissioni del premier. "E' la vittoria del popolo contro i poteri forti di tre quarti del mondo", esulta il leader leghista Matteo Salvini laddove il capogruppo FI Renato Brunetta attacca: "per Renzi è 'game over'". "Sono commosso e orgoglioso", esulta Alessandro Pace dalla sede dei Comitati del No mentre il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini annuncia, per martedì, la direzione di un partito nel quale oggi la minoranza si prende la sua rivincita: "eravamo nel giusto", sottolinea Roberto Speranza.
Poi, poco dopo la mezzanotte - e dopo aver sentito il capo dello Stato - tocca a Renzi assumersi le responsabilità della sconfitta (PER LE PRIME DICHIARAZIONI VEDI SUGGERITI). "È stata una festa in un contesto in cui tanti cittadini si sono avvicinati alla Costituzionale", sottolinea il premier rivendicando l'azione riformatrice del suo governo citando leggi come quella sulle unioni civili o sul 'dopo di noi' e annunciando, allo stesso tempo, la fine del suo esecutivo. "Volevo tagliare poltrone, non ce l'ho fatta. La poltrona che salta è la mia", afferma Renzi ringraziando, con voce rotta dalla commozione, la moglie Agnese e i suoi figli e assicurando che il governo dimissionario si impegnerà comunque per completare l'iter della legge di bilancio e nell'assistenza alle popolazioni terremotate. E, in ogni caso, "l'Italia può contare sulla guida autorevole e salda di Mattarella", sono le parole del premier che poi si rivolge al fronte del No in chiave post-Italicum: "a voi onori e oneri, tocca a voi fare una proposta sulla legge elettorale".
Una proposta sulla quale anche il M5S dovrà dire la sua. "Ha vinto la democrazia, addio Renzi", scrive Beppe Grillo dal blog dove annuncia: "Dalla prossima settimana inizieremo a votare online il programma di governo e in seguito la squadra di governo". E netto è il commento del candidato premier "in pectore" del M5S, Luigi Di Maio: "L'uomo solo al comando non esiste più". E mentre anche il leader di Ap, Angelino Alfano si congeda con un tweet ("abbiamo giocato una bella partita e l'abbiamo persa"), da domani, sarà il Quirinale a fare le sue valutazioni. Con un obiettivo, innanzitutto: far uscire il prima possibile il Paese dal cono d'incertezza in cui stanotte è precipitato.
I dati di dettaglio dell'affluenza alle urne
Un'affluenza record ha caratterizzato la tornata referendaria. Gli italiani, probabilmente spinti da una campagna elettorale serratissima, tanto sul fronte del "no" quanto su quello del "sì", sono andati in massa a votare. Ha votato il 68.44% degli elettori con percentuali molto elevate al nord. I dati sono ancora più impressionanti se confrontati con i due precedenti referendum costituzionali. A quello del 2001 sulla modifica del Titolo V andò a votare il 34,1% degli elettori, a quello del 2006 sulla devolution il 53,6% (si votava in due giorni). All'ultimo referendum, quello delle trivelle, che si è svolto quest'anno, ha votato il 32,1%. Il Veneto ha fatto registrare l'affluenza più alta, con il 76,67% degli elettori andati alle urne. Percentuali altissime di votanti anche in Emilia Romagna (75,91%), in Friuli (72,50%), in Trentino Alto Adige, in Piemonte, in Valle d'Aosta, e in Toscana: superano tutte ampiamente il 70% degli elettori. Solo la Liguria, tra le regioni del nord, si ferma al 69,73%.
Anche Marche e Umbria hanno percentuali superiori al 70%; i numeri scendono dal Lazio, dove si registra un'affluenza del 68,88%, in Abruzzo, Campania (58,87%) e in Puglia (61,72%). La Basilicata si ferma al 62,86. Il fanalino di coda, come è avvenuto anche per i dati dell'affluenza delle ore 12 e delle 19, si conferma la Calabria, con il 54,44% degli elettori al voto. Analogamente sono altissimi i dati dell'affluenza nelle città. A Roma ha votato il 69,8% a Milano il 71,7%, a Venezia il 72,15%, ad Aosta il 71,90, a Trieste il 67,80%, a Firenze il 77,13%, a Bologna il 75.85%, a Bari il 63,1%. A Napoli ha votato il 53,87, a Bari il 63,17%, a Catanzaro il 58,51. A Pontassieve, dove risiede il premier, cifra record di elettori alle urne: l'80,50% degli aventi diritto. Dei 4.052.341 italiani all'estero aventi diritto al voto, hanno partecipato alla consultazione referendaria 1.251.728 elettori. Il dato corrisponde a un'affluenza del 30,89%.
Dijsselbloem, problemi delle banche in Italia sono gli stessi di prima
L'esito del referendum "non cambia davvero la situazione economica in Italia o nelle banche italiane, i problemi che abbiamo oggi sono quelli di ieri e bisogna occuparsene": lo ha detto il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem. "L'Italia è una economia forte, una delle più grandi, con delle istituzioni forti, e un governo futuro dovrà affrontare la situazione economica. Ma il processo di affrontare i problemi di alcune banche in particolare, non si ferma", ha aggiunto.