Verso il 30 novembre

Salvare il clima tassando i ricchi?

A tre settimane dal voto sulla controversa iniziativa della GISO, acceso dibattito a La domenica del Corriere - Farinelli: «Testo ideologico» - Demaria: «No, è concreto» - Pamini: «Sta già creando danni» - Sergi: «I ricchi hanno le maggiori responsabilità»
© CdT/Chiara Zocchetti
Red. Ticino&Svizzera
09.11.2025 20:20

Il 30 novembre andremo al voto su due oggetti federali. L’iniziativa «servizio civico» e quella «per il futuro» promossa dalla GISO. A La domenica del Corriere, condotta dal vicedirettore del CdT Gianni Righinetti, il dibattito si è concentrato sulla seconda iniziativa, peraltro la più controversa. Imporre una tassa di successione (sull’importo eccedente i 50 milioni di franchi sarebbe prelevata un’imposta del 50%) per finanziare la politica climatica? Un tema che ha fatto scorrere fiumi di parole in queste settimane. E anche la discussione fra Yannick Demaria (deputato PS/GISO), Paolo Pamini (consigliere nazionale UDC), Pino Sergi (deputato MpS) e Alex Farinelli (consigliere nazionale PLR) è stata piuttosto accesa. «La nostra iniziativa nasce dalla concretezza», spiega il socialista. «Ma anche da due problemi: quello della crisi climatica e quello della distribuzione iniqua della ricchezza in Svizzera». Secondo Demaria, si può definire l’iniziativa estrema, «ma noi viviamo in un’epoca con una crisi grandissima» all’orizzonte, «e che bisogna risolvere». Bisogna dunque mettere le mani nelle tasche dei ricchi, chiede Righinetti. «Abbiamo una popolazione che fa fatica, bisogna andare a prendere i soldi dove ci sono. E da chi ha goduto di tanti privilegi negli anni». Pamini lancia subito un appello «a chi ci guarda e che potrebbe essere colpito dall’imposta: non è necessario andare via dal Paese in attesa del voto. È questo il danno più grande che questa iniziativa sta facendo». Per Pamini, ci sarà tempo - «nel caso improbabile di un doppio sì di popolazione e Cantoni» - per farlo. «Stiamo già perdendo un enorme substrato fiscale». Ma qual è, allora, il problema? I super ricchi o il clima? «È sicuramente il clima, la situazione è drammatica», sottolinea da parte sua Sergi. «Non ci sono mezzi sufficienti per far fronte al problema. A questa situazione, poi, il contributo che danno i gruppi sociali è diverso. Quelli più ricchi hanno responsabilità maggiori». C’è dunque un’asimmetria tra chi concorre al peggioramento del clima a livello globale. «Ecco perché l’iniziativa è asimmetrica e va a tassare i grandi patrimoni». «È un’iniziativa ideologica», attacca invece Farinelli. «C’è una parte politica che vede nella ricchezza un male da combattere. Probabilmente perché preferiscono che tutti siano più poveri». Un’ideologia che Farinelli definisce «invidiosa». «I super ricchi causano emissioni? Non prendiamo in giro i cittadini». «La politica climatica condotta negli ultimi anni non ha dato frutti», risponde Demaria. «Ci sono disastri naturali sempre più frequenti. Non è questione di invidia, ma di giustizia. L’appello di Pamini a non scappare? Non è realistico. Stiamo parlando di persone ricchissime. L’iniziativa mette una franchigia di 50 milioni di franchi. Ma genererebbe sei miliardi all’anno da mettere a disposizione di tutti».

Addio gettito fiscale

Negli approfondimenti commissionali svolti a Berna sull’iniziativa, l’aspetto climatico «è stato irrilevante», ricorda da parte sua Pamini. «L’aspetto di finanziamento è invece talmente folle e deleterio da aver spinto velocemente la commissione a deciderne il rigetto». Inoltre, l’idea lanciata dalla GISO, in realtà, «è fatta dai massimi esponenti socialisti a livello svizzero», conclude il democentrista. «È totalmente irrilevante nel dibattito», replica Demaria. «A me piacerebbe allora entrare nel merito dell’iniziativa e far capire che non tocca una piccola parte della popolazione», ribatte Farinelli. «Al contrario di altre votazioni, in questo caso disponiamo di esempi pratici. La Norvegia ha fatto qualcosa di simile, tassando i super ricchi. Risultato? Se ne sono andati, e c’è stato un impoverimento generale del Paese. La Norvegia ci ha perso. E ci ha perso la sua popolazione. In Ticino abbiamo un certo numero di globalisti, che portano al Cantone 200 milioni all’anno. Con questi soldi si fanno tante cose in favore della popolazione. Smettiamola di cercare di scacciare coloro che in realtà finanziano l’attività dello Stato». «Il contributo dei globalisti, in Ticino, è in espansione malgrado il loro numero diminuisca», sottolinea da parte sua Sergi. «Ma non abbiamo avuto una fuga malgrado la pressione fiscale su queste persone sia triplicata negli ultimi anni». «L’iniziativa distrugge substrato fiscale», risponde Pamini. «Le entrate dell’imposta sarebbero modeste», ma l’iniziativa genererebbe delle entrate delle perdite fiscali nette, prosegue il consigliere nazionale. «Mancherebbe un miliardo di gettito fiscale all’anno» a causa della fuga delle persone facoltose. «Lo studio va relativizzato», osserva Demaria. E questo perché verrebbero messi in campo mezzi per trattenere i grandi patrimoni. «Gli effetti su Cantoni e Comuni? Sarebbero positivi. Perché riceverebbero una parte dei sei miliardi distribuiti». «No, i soldi sono vincolati allo scopo climatico», ricorda Farinelli. «Non stiamo facendo un esperimento che non è mai stato fatto. Lo abbiamo visto con la Norvegia. Si dice che bisogna mettere misure per non perdere i super ricchi. Ma nemmeno in Corea del Nord».

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