Le reazioni

San Gottardo, preoccupazione e malcontento a sud delle Alpi

Raffaele De Rosa: «Le FFS sfruttino ogni margine di manovra per migliorare i collegamenti» – Claudio Zali: «La coperta rimane corta»
© CdT/ Chiara Zocchetti

C’è preoccupazione e stizza, e non solo in Ticino, per la comunicazione delle FFS. La riapertura completa solo a settembre 2024 della galleria di base del San Gottardo avrà quasi certamente un impatto sull’economia del cantone, così come sui pendolari che ogni settimana si spostano verso la Svizzera interna per lavoro o studio. A farsi portavoce del malcontento ticinese è Raffaele De Rosa, presidente del Consiglio di Stato. «In vista dell’alta stagione turistica del prossimo anno, le FFS dovrebbero sfruttare tutti i margini di manovra disponibili per migliorare i collegamenti tra la Svizzera tedesca e il Ticino», le parole di De Rosa. «La Confederazione e le FFS dovrebbero inoltre prendere in considerazione una compensazione per i titolari di abbonamenti. Sarebbero utili anche incentivi, come sconti per viaggi di un solo giorno verso la Svizzera meridionale, visto che proprio queste escursioni sono diminuite dopo l’incidente dello scorso agosto», nota ancora il consigliere di Stato. Il Consiglio di Stato esprime sostanziale disappunto per il ritardo nella riapertura della galleria. L’incidente ha rivelato la vulnerabilità dei collegamenti nord-sud, ha riassunto De Rosa. Essendo il Ticino l’unico cantone situato a sud delle Alpi, il collegamento con il resto della Svizzera è di fondamentale importanza.

Un passo indietro

Sulla stessa linea d’onda anche Claudio Zali.«C’è preoccupazione e disappunto», dice il direttore del Dipartimento del territorio. «Disappunto perché inizialmente le FFS avevano comunicato che la chiusura sarebbe durata poche settimane. Successivamente la tempistica si è allungata, arrivando a qualche mese. Oggi, invece, abbiamo saputo che la galleria non riaprirà completamente prima di settembre 2024». Oltre un anno di disagi, quindi. «Ad ogni modo è inutile sollevare polemiche, possiamo solo prenderne atto», prosegue Zali. «La preoccupazione, invece, è legata alla prossima stagione turistica, che parte già sin d’ora col piede sbagliato. È soprattutto il turismo di giornata a risentirne. Per il Ticino si tratta di un passo indietro che ci riporta alla situazione precedente l’apertura del tunnel di base». Secondo Zali, le FFS faranno il possibile per contenere i disagi, in particolare durante i periodi più «caldi», come la Pasqua. Tuttavia, spiega il consigliere di Stato, «la coperta rimarrà corta e il potenziale di percorrenza non potrà essere ristabilito prima di settembre 2024».

Si cercano soluzioni

Il turismo ticinese è dunque l’osservato speciale. Come conferma Angelo Trotta, direttore di Ticino Turismo. «La chiusura fino a settembre 2024? Ne prendiamo atto», spiega. «Viviamo questa situazione già da alcuni mesi ed è per noi difficile valutare l’impatto, anche se sicuramente la chiusura della galleria di base ha un influsso negativo sul turismo di giornata e su quello d’affari. Non disponiamo però di dati precisi relativi a questi segmenti, non potendo sapere quanti decidono di rinunciare a venire in Ticino, quanti scelgono di prendere comunque il treno allungando un po’ il viaggio e quanti cambiano mezzo di trasporto optando presumibilmente per l’automobile». Il settore sta comunque studiando delle soluzioni per limitare il più possibile i danni. «Per quanto riguarda quanto possiamo fare noi per mitigare questa situazione, valutazioni sono attualmente in corso», conclude Trotta.

No a risarcimenti globali

Come visto, oltre al turismo, l’altro grande tema tocca da vicino chi si sposta per lavoro o per studio. Come sostiene Fabio Canevascini, presidente dell’Associazione ticinese utenti dei trasporti pubblici (ASTUTI), «bisognerebbe fare di tutto per abbassare i tempi di percorrenza sulla tratta panoramica. Settembre 2024 è ancora lontano e i disagi rimarranno». Canevascini, ad ogni modo, prova a fare buon viso a cattivo gioco. «Almeno oggi abbiamo un termine, una data dalla quale ripartire con tempi di percorrenza normali. Ma nel frattempo le FFS dovrebbero trovare il modo di rimborsare i possessori di abbonamento. Non è corretto far pagare a prezzo pieno un servizio che non corrisponde più alle aspettative dell’utente». In questo senso, le FFS hanno comunque già sottolineato che per i pendolari ticinesi non è previsto alcun risarcimento globale. «Ma si valuteranno i singoli casi».

La proposta sul tavolo

Da parte sua, ProBahn, l’organizzazione che difende gli interessi dei clienti del trasporto pubblico (di cui ASTUTI fa parte), prova a mettere sul tavolo una soluzione. «I detentori di abbonamenti generali e di percorso residenti in Ticino devono poter godere di un’estensione della durata del loro titolo di trasporto», spiega Guido Schoch, membro di ProBahn, a Keystone-ATS. Schoch ha inoltre ricordato che la sua organizzazione aveva già avanzato questa richiesta in agosto. La risposta dell’associazione Alliance SwissPass, che riunisce 250 imprese di trasporto pubblico e le relative associazioni tariffali, era però stata negativa.