Scontro mortale nella Lega Nord

Comunali di fuoco dopo le accuse di Bossi a Maroni - Clima rovente anche a Roma
Alessandro FranzieGiuseppe Rusconi
07.06.2013 05:16

Enrico Letta non esclude che il suo Governo possa durare anche cinque anni. Ma i partiti che lo sostengono, in una coalizione che va dalla sinistra alla destra, continuano a sfidarsi sul territorio. Domenica e lunedì cercheranno di strappare risultati decisivi nel secondo turno delle elezioni comunali, per le quali due settimane fa gli elettori italiani hanno già inviato alcuni segnali da non sottovalutare, come l?alto tasso di astensione. Ai ballottaggi si profilano, in particolare, due sfide interessanti. Quella di Roma, dove il sindaco uscente della capitale Gianni Alemanno, del PdL, si gioca la poltrona con il candidato del centrosinistra, Ignazio Marino, che parte in vantaggio. Seconda sfida, al nord, dove il centrodestra rischia di cedere altri sindaci di grandi città al centrosinistra (che al primo turno ha già confermato Sondrio e Vicenza). E dove si registra una crisi della Lega, che potrebbe perdere il feudo di Treviso e andare all?opposizione a Brescia. Nelle grandi città arretra, spesso in compagnia del partito di Berlusconi. Dopo i risultati del primo turno, Bossi ha detto in alcune interviste che Maroni gli ha «distrutto la Lega», trasformandone gli «ideali in burocrazia». E che, dunque, si sente in dovere di riprendere in mano la leadership del partito. Maroni lo ha quasi ignorato, imputandogli però pubblicamente la responsabilità di voler danneggiare la Lega, specie in vista dei ballottaggi. «C?è chi chiacchiera e chi lavora, io lavoro», ha detto gelido il governatore della Lombardia. Secondo il segretario lombardo Matteo Salvini, intervistato dal CdT, Bossi rappresenta solo se stesso.Lunedì sera si vedrà come la Lega uscirà dal ballottaggio per l?elezione del sindaco di Treviso che è stato caricato di aspettative o di timori, a seconda dei punti di vista. Nella «capitale» leghista del nord-est, a 84 anni lo «sceriffo» Giancarlo Gentilini parte secondo (34,8%) e senza una clamorosa rimonta può perdere con lo sfidante di centrosinistra, Giovanni Manildo (42,5%) dopo vent?anni di dominio leghista incontrastato ma già indebolito dalle liti interne al partito in Veneto, dove il segretario maroniano Flavio Tosi è accusato di aver fatto piazza pulita dei suoi critici.

Domenica 9 e lunedì mattina 10 giugno anche i romani sceglieranno il loro sindaco. Sarà ballottaggio tra l?uscente Gianni Alemanno e lo sfidante Ignazio Marino. Due settimane fa quest?ultimo, un chirurgo esponente della sinistra del partito democratico, aveva ottenuto 513 mila voti (42,6%), contro i 364 mila del sindaco uscente (30,3%), appartenente alla destra sociale. Il Corriere ha intervistato entrambi. Alemanno conta «sul voto di chi al primo turno non ha esercitato il suo diritto. L?esperienza positiva sul territorio di questi ultimi giorni mi porta a credere alla rimonta che non è poi impossibile, come non lo è stata nel 2008 con Rutelli". Ma secondo Marino «le condizioni rispetto a cinque anni fa sono cambiate radicalmente Alemanno rappresentava la novità e la voglia di cambiamento che avevano i romani. Attraverso il suo operato Alemanno ha tradito la fiducia accordatagli e non è stato all?altezza di governare una città complessa come la Capitale. I romani non sono degli stupidi e la rimonta riuscita la scorsa volta questa volta non sarà possibile».