Si alza il sipario di Venezia 81 tra erotismo, serie tv e grandi star
«Sex, lies & series», potrebbe essere questo (parafrasando il titolo di un film erotico e frizzante molto amato negli anni ’90), il sottotitolo più appropriato per l’81. edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, che, come ha anticipato anche il suo direttore Alberto Barbera, ha nel programma numerosi film che rompono con quell’atmosfera puritana che ha gravato sul cinema questi ultimi anni, proponendo una narrazione «della sessualità in tutte le sue forme: etero, omosex, fluida, sadomaso, adolescenziale. Un vero e proprio ritorno all’erotismo dopo anni di perbenismo e di autocensura».
Si comincia con Babygirl, film in concorso di Halina Reijn, un thriller erotico dove forse non tutto è come sembra, anche se a condurre il gioco è Nicole Kidman nei panni di una donna di potere che s’incapriccia del suo giovane assistente, pronta a rischiare famiglia e carriera pur di averlo tutto per sé. Nel cast Harry Dickinson, Antonio Banderas e Jean Reno. Sempre in concorso e molto atteso Queer di Luca Guadagnino, tratto da un romanzo di William S. Burroughs, ambientato a Città del Messico negli anni ’40, con i suoi bar frequentati da «expat» militari e studenti, tra i quali si perde Daniel Craig nelle insolite vesti di un americano gay ed eroinomane. In concorso e più che in tema: Kjaerlighet (Love) del norvegese Dag Johan Haugerud, non solo una storia di rapporti non convenzionali tra Marianne e Tor, i protagonisti, ma anche il film che, come racconta il regista, completa una «trilogia utopica» sull’intimità sessuale e mentale al di fuori delle convenzioni sociali. Ben diverso l’italiano Diva Futura di Giulia Louise Steigerwalt, (in concorso) affresco quasi storico sulla pornografia e l’erotismo che deflagrava nell’Italia degli anni ’80-’90. Il film è il racconto di una rivoluzione attraverso uno dei suoi principali protagonisti, l’impresario Gianni Schicchi (interpretato da Pietro Castellitto), che lanciò Cicciolina-Ilona Staller (Livia Kordic), l’indimenticata Moana Pozzi (Denise Capezza) e Eva Henger che diventò sua moglie.
Sul versante «serie televisive» invece – genere che da qualche anno fa da corollario alle varie sezioni fuori concorso del Festival di Venezia con temi, autori e protagonisti di tutto rispetto – ecco Disclaimer (La vita perfetta) che promette suspense e brividi erotici per sette puntate, tutte visibili a Venezia, firmate da Alfonso Cuarón (Premio alla Carriera al recente Locarno Film Festival) e tratte dal romanzo di Renée Knight. Al centro della storia: Cate Blanchett, impietosa giornalista investigativa di successo che un giorno riceve un libro da un autore sconosciuto e scopre di essere al centro di un romanzo che la racconta anche nei suoi segreti più delicati. Coprotagonisti Sacha Baron Coen e Kevin Kline. Ma c’è anche la prima serie televisiva del famoso regista danese Thomas Vinterberg (premio Oscar Un altro Giro), che esordisce con Families like ours, sette puntate di storia familiare tra amori, drammi e avventure in una Danimarca futuribile a rischio cancellazione per il cambiamento climatico. Ma forse la più attesa serie televisiva di Venezia, soprattutto per gli italiani, è M.Il figlio del secolo, otto puntate tratte dal primo libro di Antonio Scurati sulla nascita del fascismo in Italia e l’ascesa al potere di Benito Mussolini, firmate dal regista britannico Joe Wright, un genio nel far rivivere atmosfere e personaggi del passato come nel seducente film Atonement (Espiazione) e che, se a Venezia gli arriderà il successo, con tutta probabilità potrà affrontare anche gli altri libri.
Quanti festivalieri riusciranno a resistere al richiamo di queste golose anteprime televisive che promettono scorci nuovi e inattesi in incroci sentimentali dove registi cinematografici di prima grandezza portano forse nuove visioni? Chi riuscirà a dormire? Fuori dalle sale, aggiungiamo noi in un impeto di malignità, vista la lunghezza delle serie presentate, ma soprattutto la durata quasi esagerata dei film in concorso e non? Prolissità, o complessità dei film di questa tornata, forse influenzati ancora dal tempo dilatato dell’epoca COVID, ma che costringeranno i critici, ma anche i cinefili a scelte dolorose da operare sul «cuore» stesso del programma del Festival.
Da vedere sicuramente gli altri film italiani in concorso oltre a quelli menzionati tra i quali: Campo di battaglia di Gianni Amelio, storia ambientata in Friuli, durante la Prima Guerra Mondiale, con Alessandro Borghi. Una profonda riflessione sull’umanità e gli orrori della guerra che sembra tracimare anche dalla storia di Vermiglio di Maura Delpero, con nel cast la brava Sara Serraiocco. E poi Iddu di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza con Elio Germano, Toni Servillo, Barbara Bobulova, audace fantasia e «instant movie» con un cast di ottimi attori italiani su Matteo Messina Denaro, ultimo padrino. Tra i molti titoli che sicuramente noi non salteremo ci sarà: Joker: folie à deux di Todd Philips, sequel in «musical» in cui Joaquin Phoenix- Arthur Fleck-Joker duetta con la sua fidanzata e complice: Harley Quinn-Lady Gaga. Ma anche Maria di Pablo Larraín, con Angelina Jolie nei panni di Maria Callas, ultimo drammatico ritratto-biografia dell’autore cileno, dopo Jackie e Diana, di una donna famosa del secolo scorso, al centro di un tragico destino. L’ultimo appuntamento per noi irrinunciabile sarà sabato 7 settembre con l’anteprima mondiale del secondo capitolo di: Horizon. An American saga grandioso sogno western di e con Kevin Costner che verrà proiettato fuori concorso a Venezia insieme alla prima parte tenuta a battesimo dal Festival di Cannes.
A questo punto non resta che dare inizio alle danze e entrare in sala con lo «spiritello-porcello» di Tim Burton, Beetlejuice, Beetlejuice creato più di trent’anni fa da Michael Keaton che sotto il trucco pesante ci sembrerà ancora lo stesso. Il film è fuori competizione, ma perfetto per l’apertura del Festival con il suo cast che è una parata di star: da Winona Ryder, a Jenna Ortega, a Monica Bellucci, da Willem Dafoe, a Justin Theroux.