Cure a domicilio

«Sommersi dai curricula dei frontalieri»

Lo spitex Gentilcure ne riceve un centinaio al mese: «Dopo una pausa estiva la sanità è tornata ad attirare molti»
© CdT/Chiara Zocchetti
Davide Illarietti
10.12.2023 17:30

«Dunque, vediamo». Arber Shala apre l’e-mail e scorre i giorni della settimana alla voce candidature in entrata. Fa il conto sul momento. «Ieri ne ho ricevute tre, lunedì cinque, sabato tre». Gli spitex ti sono il luogo di «primo approdo» di molti aspiranti frontalieri nella sanità ticinese. La Gentilcure è in forte crescita, ha sedi a Lugano e Bellinzona ed è molto gettonata anche se la maggior parte delle mail non sfociano in un’assunzione. «Ne riceviamo decisamente di più di quanto abbiamo bisogno e dei posti disponibili» precisa il direttore sanitario. «Comunque la nostra politica è dare la priorità ai residenti».

Il boom di candidature è arrivato a giugno, alla vigilia dell’entrata in vigore del nuovo accordo sulla doppia imposizione dei frontalieri. Poi, complici le ferie di agosto e una sorta di effetto «risacca», c’era stata una sensibile diminuzione. Ma negli ultimi mesi i curricula degli infermieri dalla fascia di confine hanno ricominciato ad arrivare numerosi nella casella di posta della Gentilcure come in quelle degli altri 60 spitex presenti sul territorio. «Se faccio un conto sull’ultimo mese- sottolinea Shala - la media è stata di tre al giorno, con dei picchi nel weekend quando, probabilmente per ragioni legate alla turnistica, gli infermieri italiani hanno più tempo di cercare lavoro». Un centinaio di curricula in trenta giorni fanno comodo, anche se la disponibilità di posti liberi - «avremo fatto un paio di assunzioni» - è molto inferiore: significa non avere difficoltà a reperire personale.

L’effetto collo di bottiglia

Il numero di frontalieri impiegati nella sanità ticinese è aumentato sensibilmente dopo la pandemia: su circa 4mila effettivi stimati dalla Commissione Sanità della Regione Lombardia, circa 400 sono stati assunti tra il 2021 e settembre scorso. Da allora la cifra - avvertono i sindacati italiani - è aumentata di altre 50 unità: indizio che l’effetto deterrente della nuova imposizione fiscale, almeno in questo settore, si è già esaurito. Le assunzioni riflettono in primo luogo la strategia dei potenziali datori di lavoro: dopo avere fatto il «pieno» di personale e potenziato gli organici - uno degli effetti dell’emergenza Covid - le aziende sanitarie ticinesi sarebbero tornate a coprire il normale turn-over. Ma la pressione degli aspiranti frontalieri non solo con profilo infermieristico - medici, operatori sanitari, assistenti di cure di vario tipo - non per questo è diminuita.

L’offerta di lavoro non arriva solo dagli ospedali ma anche da case anziani, cliniche riabilitative e dal settore delle cure a domicilio. Quest’ultimo è quello che negli ultimi anni ha aumentato maggiormente il numero di addetti: un vero e proprio boom che, secondo la stessa Conferenza dei presidenti dei servizi di assistenza e cura a domicilio, sarebbe «fuori controllo». Nel 2016 gli spitex privati erano 24 in Ticino, oggi sono oltre 60 di cui una ventina non aderiscono al contratto di prestazione pubblica cantonale.Allo stesso tempo gli infermieri indipendenti sono passati da 210 a oltre 500.

Chi va oltre Gottardo

«Le cure a domicilio sono l’ambito di primo impiego per molti frontalieri che lavorano a ore e con formule precarie» sottolinea Raoul Ghisletta del sindacato VPOD. «Per buona parte di loro si tratta spesso di un trampolino verso occupazioni più stabili nella sanità pubblica o privata». Secondo il sindacato non ci sarebbe, tuttavia, un effetto sostituzione diffuso. L’Ente ospedaliero e le aziende convenzionate con il Cantone sono tenuti a dare precedenza, a parità di competenze e compatibilmente con il ruolo da ricoprire, al personale indigeno. «Di fatto i ticinesi con professioni sanitarie trovano lavoro con grande facilità» continua Ghisletta. Il sindacato non dispone di cifre su quanti infermieri si rechino a loro volta oltre Gottardo per lavorare. «Ci sono, certamente, ma la percezione è che lo facciano per le maggiori possibilità di specializzazione e carriera offerte dai grandi ospedali della Svizzera interna, più che per una mancanza di offerte di lavoro in Ticino».

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