«Stagione da dimenticare»

Nel 2022 ha nevicato una volta sola. Nel 2023, non l’abbiamo ancora vista». Con tre settimane d’anticipo sul programma stagionale, domenica scorsa è calato il sipario sugli impianti di Carì. « Senza materia prima, c’è poco da fare », commenta al CdT il direttore Luca Müller. Il bilancio della stagione 2022-2023 è piuttosto magro: «Fotocopia dell’anno scorso. Siamo riusciti ad aprire unicamente una delle piste principali grazie alla neve programmata ». Poi senza troppi giri di parole Müller aggiunge: «Un’altra stagione come questa e si mette male». Con 11.500 giornaliere e 11.000 nella stagione precedente, il comprensorio è lontano dal valore soglia che garantisce l’equilibrio finanziario: «La stazione sta in piedi a partire da 25.000-30.000 giornaliere vendute». Risultato? «Un’altra stagione da dimenticare ».
Crollo delle giornaliere
Simile il copione al Nara, dove l’epilogo, anche in questo caso, è arrivato con qualche settimana di anticipo. Fine delle danze e bilancio impietoso. Guardando al futuro, il presidente degli Amici del Nara, Matteo Milani, ai microfoni della RSI, ha commentato: «Possiamo sopportare ancora un inverno come questo. Poi, ci troveremmo in seria difficoltà». Qui, le risalite sono addirittura crollate. Da 42.000 nel 2020-2021 siamo passati alle 4.000 di quest’anno. Protagonista assente, per il secondo anno consecutivo, la neve. «Era già accaduto nel 2014 e nel 2015», commenta Müller. « Se sono preoccupato? Sono dispiaciuto, soprattutto per il personale che, chiudendo anticipatamente, si è ritrovato senza occupazione ».
«Destagionalizzare ora»
Dalla Leventina a Campo Blenio. La sostanza, però, non cambia. Anche nel comprensorio sciistico della Valle, la stagione, dal profilo delle risalite, si chiuderà - con ogni probabilità - con un saldo negativo: «Quest’anno abbiamo fatto all’incirca 15.000 prime risalite contro le 25.000 necessarie per coprire i costi», ci spiega il direttore degli impianti Denis Vanbianchi che aggiunge: «Non è andata bene, ma neppure così male ». Nonostante l’apertura parziale delle piste, a Campo Blenio è stato possibile ospitare, come da programma, tutte le scuole montane e i corsi di sci previsti durante le vacanze di carnevale. «Nel fine settimana, a causa della pioggia, abbiamo dovuto chiudere», spiega Vanbianchi. «Per questa settimana, però, avevamo ancora qualche prenotazione. Abbiamo quindi deciso di riaprire, da oggi, almeno il piattello e il tappeto mobile. Innevare artificialmente le piste, in questo momento della stagione non è semplice, ma l’abbassamento delle temperature ci ha dato una mano». Rispetto allo scorso anno, il numero delle carte giornaliere vendute è cresciuto leggermente, non abbastanza però per guardare al futuro con ottimismo. Tanto che la parola d’ordine, anche a Campo Blenio, ormai è destagionalizzare: « Tutte le stazioni stanno andando in questa direzione, in linea con quanto indicato dal Cantone. Nel 2020 abbiamo promosso uno studio per il rilancio della destinazione. Ora ci troviamo nella fase pianificatoria”.
« Destagionalizzare? Una bella parola di non facile attuazione, però». Ne è convinto il direttore degli impianti di Carì, Luca Müller: «Questa operazione la possono programmare le destinazioni vicine alle Città, dove esiste un bacino di turisti importante e dove, soprattutto, esistono le strutture alberghiere che sostengono l’offerta turistica ». Müller ha le idee chiare: «Prima di parlare di grandi investimenti per destagionalizzare una meta come Carì, occorre creare la destinazione turistica, con ristoranti e alberghi. Poi si possono creare le infrastrutture propriamente legate alla destagionalizzazione », aggiunge Müller: «Noi viviamo un turismo di giornata e siamo quindi
La pagina da girare
Chi, invece, ha già voltato pagina e guarda oramai all’inverno come a un capitolo economico di una stagione turistica più ampia (che fa leva anche e soprattutto su quella estiva), è l’imprenditore Giovanni Frapolli: «Oggi, a Bosco Gurin, l’attività sciistica è terminata. Quella del divertimento, invece, prosegue». Il momento per dare un nuovo indirizzo all’attività turistica di montagna è adesso, tuona Frapolli: «Fra qualche anno sarà tardi. Non possiamo attendere una nuova stagione fallimentare. Le stazioni sotto i 1.500 metri sono destinate a sparire. Lo dicono i grafici. Lo zero termico si sta alzando. Arriverà a 2.000 metri tra 15 anni». In quest’ottica si inseriscono gli investimenti per destagionalizzare la meta turistica. «A Bosco Gurin, porto avanti questo discorso da quattro anni. Oggi, abbiamo una slittovia in quota e, in futuro, anche la Zip Line ( la tirolese, n.d.r.) più lunga della Svizzera». Non vanno poi dimenticate le strutture di accoglienza, indispensabili per attirare la clientela. «Ora stiamo lavorando all’ampliamento dell’albergo Walser, con una SPA di 600 metri quadrati ». L’attività sciistica da sola, insomma, non è più in grado di sostenere la stagione turistica di montagna, perlomeno in Ticino, osserva Frapolli: «Nella miseria di neve del 2022-2023, la stagione sciistica, in realtà, non è mai partita. Gli impianti, perlopiù, sono stati chiusi. Se gli altri anni facevamo 45 mila persone di primi passaggi, quest’anno ne abbiamo fatte al massimo 500».
«In realtà, l’inverno in alta quota sta andando benissimo»
La Giorgio Rocca Ski Academy esiste ormai da tredici anni. St.Moritz, Livigno, Crans-Montana, da questa stagione anche Madonna di Campiglio e Cervinia. Le sedi dell’accademia dell’ex campione si moltiplicano, in controtendenza rispetto all’innevamento delle piste. Ci dice: «La stagione sta andando benissimo. Essendo le nostre sedi ad alte quote, siamo riusciti a lavorare sempre e comunque». Il confronto è con l’annata pre-COVID: «Siamo andati meglio anche del 2019». A Crans-Montana, in realtà, «in questi giorni si fa più fatica, perché è più caldo». In generale, per un paio di decenni almeno, Rocca conta sul fatto che le piste saranno usufruibili. «Poi si farà più fatica, presumo. Ma cerco di rimanere positivo, e conto sul fatto che stagioni come questa non si ripetano così in fretta. Nel 2020, in fondo, avevamo avuto tanta neve. È chiaro che, più bassa è la stazione, più corta è la stagione, e quindi più difficile è per gli operatori». Operatori che non possono fare altro che differenziare l’offerta. «Dobbiamo sopperire ai periodi in cui manca la neve. E allora offriamo più servizi. Noi per esempio cerchiamo di puntare sul mondo bike, soprattutto e-bike. Sin da quando ho aperto, ho dovuto fare i conti con questa realtà. Non puoi competere, se vendi un solo prodotto. Occorre quindi un modello di business per forza di cose più ampio, che passa dallo sci club sino ai cameraman che ti seguono mentre fai sci o arrampicata. Dobbiamo raggiungere più persone possibile». Giorgio Rocca e le sue accademie potrebbero anche avvicinarsi al Ticino. Nulla di ufficiale, ma la trattativa con Stefano Artioli per un coinvolgimento dell’italiano nel progetto legato al San Bernarddino è già stata avviata. «Sì, per aprire un settore sportivo. Noi possiamo essere un buon gancio, e siamo interessati. Potremmo offrire il nostro know-how per una stazione che non dovrà proporre solo sci, anche se è in grado di farlo: la neve c’è, e l’esposizione delle piste è buona. Poi potremmo sfruttare il passo per le slitte, i cavalli, e il lago in alto per pattinare. Ci sono molte opportunità, ancora oggi, nell’inverno alpino, ma bisogna essere attivi». pao