Energia

Stop ai motori termici dal 2035: «Una forzatura poco prudente»

Al momento non è chiaro se Berna seguirà il voto di Bruxelles – Bonfanti (UPSA): «Il settore si sta preparando al cambiamento» – Secondo l'associazione di categoria «non è la via giusta» – Modenini (AITI): «Decisione gravida di conseguenze negative per tutta la filiera»
Francesco Pellegrinelli
04.07.2022 06:00

«Quanto costerà il pieno di un’auto elettrica tra cinque anni?». A porre il quesito, non senza un pizzico di provocazione, è Roberto Bonfanti, presidente dell’Unione professionale svizzera dell’automobile (UPSA Ticino), dopo che il Parlamento europeo e il Consiglio dei ministri hanno deciso di bandire la vendita di auto a benzina e diesel dal 2035 in Europa.

Al momento non è chiaro se Berna seguirà la strada di Bruxelles, ma le reazioni del settore non si sono fatte attendere: «Puntare tutto sull’elettrico in un mercato così poco prevedibile dal profilo dei prezzi sembra oggi un azzardo», osserva Bonfanti. «Ad ogni modo, la decisione non ci sorprende. La proposta, che comunque dovrà essere approvata dal Consiglio europeo, segue il corso degli eventi. E il settore, anche a livello cantonale, si sta preparando al cambiamento».  

«Posti di lavoro a rischio»

«Il bando dei motori endotermici dal 2035 è una decisione gravida di conseguenze negative per i costruttori, ma anche per tutta la filiera componentistica, che rischia di provocare perdita di know how, chiusure di aziende e diverse decine di migliaia di licenziamenti, purtroppo anche in Svizzera», commenta, dal canto suo, il direttore di AITI, Stefano Modenini, secondo il quale di fatto la politica sta forzando il passaggio all’auto elettrica, senza considerare «i costi alti dell’energia». Un parere condiviso anche da Bonfanti: «I governi stanno forzando questo cambiamento che si inserisce nella politica della transizione verde decisa a livello europeo». Secondo il presidente di UPSA Ticino, il mercato non si sta muovendo in modo naturale: «È in atto una forzatura verso l’elettrificazione, attraverso un processo che ha escluso altre vie, come per esempio l’impiego dell’idrogeno e dei carburanti sintetici». Una strada che il Parlamento europeo ha deciso di non percorrere, «scegliendo unicamente l’elettromobilità».  

A fargli eco, anche il presidente centrale di UPSA, Thomas Hurter: «I carburanti sintetici potrebbero svolgere un ruolo importante nella mobilità del futuro». Anche perché, «l’infrastruttura di stoccaggio e distribuzione è già esistente, mentre quella per la mobilità elettrica deve ancora essere sviluppata». È la stessa logica di abbandonare l’energia nucleare senza considerare i risultati promettenti della ricerca nel settore, aggiunge Modenini. «Inoltre, difficilmente potremo sviluppare sul territorio una capacità di rete sufficiente per caricare oltre un certo numero di auto elettriche, oltretutto senza il nucleare. Studi come quelli fatti dalla Bosch lo dimostrano», conclude.  

Toccato il comparto officina

Secondo l’associazione europea dei fornitori dell’industria automobilistica (CLEPA), la messa al bando del motore termico a partire dal 2035 trasformerà la professione. E il passaggio non sarà indolore: «500 mila posti di lavoro presso i fornitori europei dell’industria automobilistica saranno a rischio», ha dichiarato la segretaria generale della CLEPA, Sigrid de Cries, a margine del voto europeo. «Di sicuro avrà un impatto sulla manodopera», osserva dal canto suo Bonfanti. «Oggi il settore dell’auto in Svizzera occupa 40 mila dipendenti. Stiamo elaborando alcuni scenari, ma capire come si svilupperà il mercato al momento è molto complicato». L’evoluzione infatti è talmente veloce, che fare delle previsioni risulta molto difficile. «L’elettrificazione porta a una minore manutenzione. Questo è un dato di fatto», commenta ancora Bonfanti. «Nel comparto officina, dunque, ci sarà meno lavoro. È altrettanto vero che il cambiamento di tecnologia poterà nuovi modelli di business e di lavoro, e quindi nuove figure professionali». 

La formazione seguirà

Abbandonare il motore a combustione significa anche rivedere la formazione dei giovani meccanici. Ogni anno in Ticino sono circa 110 gli studenti che intraprendono una formazione professionale di base in una delle professioni legate alla meccanica d’auto. Il ciclo formativo, della durata tra i 2 e i 4 anni, conta circa 320 giovani, spiega Oscar Gonzalez, direttore aggiunto della Divisione della formazione professionale del DECS. Ma come cambierà la formazione? «Le ordinanze federali, che definiscono i piani di formazione per ogni professione, vengono aggiornate ogni cinque anni», spiega Gonzalez. «Le ordinanze sono elaborate dalle organizzazioni del mondo del lavoro: una caratteristica fondamentale che permette di definire i contenuti formativi più aderenti possibili all’evoluzione della professione». Gonzalez, inoltre, ricorda come lo stesso modello della formazione duale, basata sull’alternarsi di momenti formativi in aula e in azienda, consenta agli apprendisti di entrare in contatto con le nuove tecnologie direttamente sul posto di lavoro. C’è poi un altro aspetto, sempre più fondamentale, messo in evidenza da Gonzalez, ossia la formazione continua. «È un perno fondamentale della formazione: le professioni, infatti, evolvono sempre più velocemente. Basti pensare alla digitalizzazione e come questa abbia investito a cascata moltissime professioni, mutandone la natura».