Berna-Bruxelles, sola andata

Il faut agir aussi vite que possible, mais aussi lentement que nécessaire». La frase, divenuta iconica nel periodo pandemico, porta la firma dell’ex consigliere federale Alain Berset. Oggi, Ignazio Cassis ha deciso di rispolverarla. Mettendo in chiaro un aspetto: il Consiglio federale ha approvato il mandato negoziale definitivo con l’Unione europea, ma non vuole mettere scadenze per trovare definitivamente un accordo con Bruxelles. La speranza, tuttavia, è di concludere i negoziati entro la fine dell’anno.
«Vogliamo andare avanti rapidamente, ma senza mettere alcun orizzonte temporale. Il Consiglio federale vuole anteporre la qualità alla rapidità». Insomma, «bisogna agire il più velocemente possibile, ma il più lentamente necessario».
Le prossime tappe
È tuttavia necessario dare un’occhiata al calendario: i colloqui esplorativi sono stati avviati nell’aprile 2022. A dicembre, il Consiglio federale ha inviato in consultazione il mandato negoziale e oggi ha tirato le somme. A breve - si parla di giorni, forse già martedì - anche Bruxelles disporrà del suo mandato definitivo. In seguito, «presumibilmente nel corso del mese di marzo», potranno finalmente essere avviate le trattative. Il capo negoziatore, Patric Franzen, potrà quindi iniziare il suo lavoro.
Il prossimo giugno, tuttavia, ci sono in agenda le elezioni europee. Cambierà di nuovo tutto? Per Alexandre Fasel, segretario di Stato del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), non c’è da preoccuparsi. «Ora ci sono delle opportunità politiche: le squadre si conoscono, sono affiatate ed è nell’interesse di entrambe arrivare il più lontano possibile». Con la nuova commissione ci potrà essere qualche cambiamento, ma le persone di riferimento saranno praticamente sempre le stesse.
L’obiettivo, agli occhi del Governo, rimane chiaro: stabilizzare e sviluppare ulteriormente le relazioni bilaterali tra la Svizzera e l’Unione europea.
Quattro adeguamenti
In questi tre mesi, tutti hanno avuto la possibilità di esprimersi sul progetto di mandato negoziale: dalle commissioni parlamentari (ben otto quelle coinvolte) a partiti e sindacati, senza contare le organizzazioni (una trentina) che hanno voluto prendere posizione. Per il «ministro» degli Esteri, i risultati sono positivi. «La stragrande maggioranza degli attori consultati appoggia l’avvio di nuovi negoziati con l’UE e sostiene l’approccio a “pacchetto”», ha spiegato Cassis. Ben 17 i punti del mandato negoziale, che toccano una vasta varietà di settori. E su alcuni, non sono mancate le critiche (vedi sotto).
In realtà, rispetto a quanto presentato lo scorso dicembre, non ci sono stati grandi stravolgimenti. Il Consiglio federale ha deciso di prendere in considerazione le richieste di adeguamento in quattro ambiti: gli elementi istituzionali, il trasporto internazionale di passeggeri per ferrovia, l’accordo sull’energia elettrica e la libera circolazione delle persone. Su quest’ultimo tema, il focus va in particolare sulla protezione dei salari e sull’immigrazione.
Due binari
Per poter trovare un accordo con l’Europa sarà però imperativo trovare anche il consenso interno. Per questo motivo, il Consiglio federale intende avanzare parallelamente su due binari: da un lato la politica estera, dall’altro le misure da attuare nella Confederazione. «Restare sui binari di politica estera e interna ci permetterà di capire su quale lato spingere di più», ha spiegato Cassis, ricordando che le soluzioni trovate dovranno essere compatibili su entrambi i fronti.
Il Governo, per cercare di ottenere un maggior sostegno, ha deciso di lavorare in piena trasparenza: «Non ci sono documenti segreti. Tutto quello che abbiamo è stato pubblicato, anche il mandato negoziale in versione integrale», ha sottolineato Cassis, riassumendo le principali modifiche apportate al progetto.


Protezione dei salari
L’indebolimento della protezione dei salari è stato uno degli argomenti principali che ha portato all’abbandono dell’accordo quadro. Non solo. Anche l’attuale mandato negoziale non è esente da critiche: in seguito alle rimostranze dei sindacati, il Governo ha inserito nel testo che l’obiettivo è di garantire la parità dei diritti (tenuto conto del livello dei prezzi in Svizzera), ma anche di preservare l’attuale livello di protezione. Si cercherà inoltre una soluzione per quanto riguarda le spese, sottolinea il Consiglio federale, che nonostante queste concessioni non ha ancora trovato il consenso dei sindacati (vedi sotto).
Immigrazione e giustizia
Le altre critiche principali provengono invece dallo spettro politico opposto: a questo proposito il Consiglio federale promette - senza tuttavia entrare nei dettagli - che verrà rafforzato l’obiettivo di un’immigrazione orientata al mercato del lavoro, «così come la formulazione concernente il diritto di soggiorno, allo scopo di proteggere meglio il sistema sociale elvetico».
Per quanto riguarda invece l’adozione dinamica del diritto dell’UE (particolarmente osteggiata dall’UDC), il Consiglio federale mette tre paletti: «Il regolare aggiornamento degli accordi sul mercato interno - esistenti e futuri - sarà assicurato mediante il recepimento dinamico, a condizione che la Svizzera possa partecipare agli sviluppi del diritto dell’UE che la riguardano, le sue procedure costituzionali siano rispettate e non vengano recepiti sviluppi del diritto dell’UE che rientrano nel campo d’applicazione di un’eccezione».
Misure di compensazione
E in caso di controversie? Bisognerà dapprima cercare una soluzione politica. In caso di mancato accordo, sarà allora un tribunale arbitrale paritario a decidere. In alcuni casi potrebbe però entrare in gioco la Corte di giustizia dell’UE «per un’interpretazione che sarà vincolante».
Nel caso in cui la Svizzera si rifiuti di adottare una specifica modifica del diritto europeo, ci potranno essere «misure di compensazione proporzionate» (che corrispondono a delle sanzioni).
La Svizzera - sottolinea il Consiglio federale - mira a garantire che queste misure di compensazione non entrino in vigore fino a quando il tribunale arbitrale non si sia pronunciato sulla loro proporzionalità.
Approvvigionamento di base
Nel settore dell’elettricità, il Consiglio federale ha fatto un passo indietro in merito all’apertura del mercato. Per Cassis, bisogna garantire ai consumatori la possibilità di restare - e anche di rientrare - nel regime dell’approvvigionamento di base, previsto come scelta «standard» con prezzi regolamentati. L’Esecutivo vuole anche proteggere i principali aiuti di Stato attuali, ad esempio nel campo della produzione di energia rinnovabile.
Infine, per il Governo, l’apertura controllata del mercato del trasporto ferroviario internazionale non deve influire sulla qualità dei trasporti pubblici in Svizzera. La Confederazione anche in futuro dovrà poter assegnare le tracce sul proprio territorio. E per quanto riguarda la politica agricola? Il Consiglio federale, promette che la sovranità della Svizzera in questo campo non sarà intaccata.