Berna

Così l'esercito prepara la difesa dai minidroni

Armasuisse ha acquistato «svariati sistemi» del produttore svizzero Securiton come misura immediata – L'obiettivo è di colmare una lacuna, rafforzando la protezione delle truppe e delle infrastrutture – In estate sono stati condotti sul campo diversi test
© Mediateca DDPS
Giovanni Galli
22.11.2025 06:00

Con il conflitto in Ucraina i droni sono diventati un mezzo di combattimento polivalente, che completa gli altri sistemi d’arma e che cambia il modo di condurre la guerra. Questi apparecchi possono essere usati anche per l’esplorazione e la ricerca di informazioni. Già dal 2019 l’esercito svizzero utilizza piccoli droni del tipo Black Hornet per compiti di ricognizione e sorveglianza. A inizio ottobre le forze armate avevano fatto sapere che per il prossimo futuro è previsto un investimento di 108 milioni di franchi per «acquistare in modo flessibile la tecnologia più avanzata nell’ambito dei micro-, mini- e piccoli droni».

In quell’occasione, l’Ufficio federale dell’armamento (armasuisse) era stato incaricato di acquistare sistemi di difesa contro microdroni e droni come misura immediata, anche in risposta ai ripetuti avvistamenti di droni sopra terreni militari o in prossimità di esercitazioni delle truppe al di fuori dei campi di addestramento. In maggio, il Consiglio federale aveva definito « verosimile che per attività di spionaggio in Svizzera vengano utilizzati anche micro o minidroni». Giovedì è caduta una prima decisione. Armasuisse ha incaricato l’azienda svizzera Securiton di fornire «svariati sistemi» di difesa. Questi ultimi sono progettati per essere parzialmente mobili e possono quindi essere utilizzati anche per impieghi sussidiari dell’esercito a favore delle autorità civili o per il promovimento della pace. Lo scopo è di colmare una lacuna nelle capacità necessarie per rafforzare la protezione delle truppe e delle infrastrutture contro i minidroni d’attacco e di ricognizione. L’investimento previsto è di 3,5 milioni di franchi.

La scelta è stata fatta al termine dei test sul terreno effettuati quest’estate. Una prima prova di quattro settimane è avvenuta all’aerodromo militare di Meiringen, sotto la guida del Centro di competenza droni e robotica Difesa, in collaborazione con Skyguide e la polizia militare. La seconda ha avuto luogo sulla piazza d’armi di Bure con un battaglione di zappatori carristi. L’obiettivo era di valutare dei sistemi di difesa su scala ridotta coinvolgendo la truppa. Una quindicina di militari sono stati istruiti al sistema di difesa e hanno avuto modo di testarlo concretamente sul campo. «Si tratta di un modo di procedere innovativo che consente di trarre rapidamente insegnamenti concreti e particolarmente adattato per seguire l’evoluzione folgorante delle nuove tecnologie», aveva spiegato a fine agosto il Consiglio federale. Armasuisse non si sbilancia sul tipo di acquisto per motivi di sicurezza e per non rivelare informazioni sulle capacità del sistema.

Disturbatori in azione

Si sa solo che a Bure è stato testato un sistema basato su un’antenna installata sui veicoli e che trasmette direttamente a un tablet i movimenti dei droni identificati. In questo modo vengono rilevati sia i droni nello spazio aereo, sia le ubicazioni dei rispettivi piloti. La truppa può essere allertata tempestivamente sulla presenza di droni avversari nel settore interessato. A seconda del sistema esistono differenti possibilità di difesa. È possibile riprendere il collegamento con il drone inducendo quest’ultimo ad atterrare oppure disturbare il collegamento radio tra il drone e il pilota con la tecnica dello «Jamming» (un’interferenza deliberata con segnali ad alta potenza), in maniera tale che l’apparecchio perda il collegamento e ritorni al punto di decollo. L’acquisto dei sistemi prodotti da Securiton, spiega la portavoce di armasuisse Lea Ryf, è una misura iniziale e immediata per l’acquisizione urgente di sistemi di difesa dai droni contro micro e mini-droni. I requisiti per la difesa dai droni sono diversi, così come i sistemi tecnici più adatti per ogni specifica missione. L’esercito sta attualmente esaminando ulteriori potenziali applicazioni per i sistemi di difesa dai droni al fine di definire i requisiti per questi sistemi. Sulla base di ciò, nei prossimi anni seguiranno ulteriori appalti di sistemi di difesa dai droni». Di droni e minidroni si occupa un’apposita task force istituita nel mese di giugno dell’anno scorso. L’obiettivo è di accelerare lo sviluppo delle capacità dell’esercito nel settore dei droni e favorire la produzione di soluzioni per droni per quanto possibile sul territorio nazionale, riducendo al minimo le dipendenze dall’estero.

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