Svizzera-Stati Uniti

Dazi, Cassis sui negoziati: «Non tutte le ciambelle escono con il buco al primo colpo»

Il capo del DFAE a Locarno ha spiegato che «la Svizzera ha fatto tutto quello che sa fare, ma non è abbastanza»: «Un momento di calma, si ricostruisce la fiducia e si riparte con il secondo round»
© KEYSTONE/Jean-Christophe Bott
Red. Online
11.08.2025 19:18

«Non abbiamo dimenticato niente. Abbiamo fatto tutto quello che la Svizzera sa fare. E abbiamo dovuto constatare che non è abbastanza, non solo nei contenuti ma anche nei metodi. E questo ci obbliga a fare un secondo negoziato». Sono queste le parole con cui Ignazio Cassis ha commentato i colloqui con gli Stati Uniti sui dazi. Che, nella prima fase, non hanno portato a nulla, tanto che Donald Trump ha punito la Svizzera con tariffe doganali al 39%. «Non tutte le ciambelle escono con il buco al primo colpo», ha dichiarato il capo del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE).

E la seconda fase di negoziati, iniziata con il viaggio a Washington di Karin Keller-Sutter e Guy Parmelin, «non so dire se si concluderà con un successo, magari ne servirà una terza», ha aggiunto il capo del DFAE, a Locarno per un incontro con il ministro degli esteri del Regno Unito, David Lammy, nell'ambito della tradizionale Giornata della diplomazia organizzata dal Film Festival. «Ma questa è politica normale, fa parte del lavoro costante di noi consiglieri federali su tutti i temi». Cassis ha però pure precisato che «in questo momento si è fatto un passo avanti» e che «non tutto è risolvibile in 24 ore».

Come muoversi, dunque? «Ora serve, come sempre quando c'è una rottura, un momento di calma, "lasciar depositare un po' la polvere" come si dice. E poi ripartire con misure adeguate per costruire la fiducia, senza la quale non ci sarà nessun percorso. Dobbiamo credere, avere anche fiducia, che siamo in grado di parlare con tutti gli altri Stati e di risolvere i problemi. Questo Governo sa fare il suo lavoro, un messaggio che per la popolazione è fondamentale».

Insomma, non tutto è nelle mani di Trump. Per il consigliere federale, il comportamento del presidente americano deve sempre essere considerato in relazione a quello della Svizzera. È normale che l'obiettivo non venga raggiunto nel primo round di negoziati. «Ci vorranno altri tentativi». Alle critiche rivolte al DFAE, di non essere stato abbastanza «attivo» nei negoziati sui dazi doganali, Cassis ha risposto che la strategia è quella dell'intero Consiglio federale: la «leadership» è distribuita tra i vari membri del Governo a seconda del settore, mentre il Dipartimento coordina e, se necessario, funge da apripista. Tutto questo avviene in «assoluta discrezione». È un po' come nel calcio: nove milioni di persone diventano improvvisamente allenatori, ma è la squadra che deve fare gol, ha spiegato.

... e sulle guerre

Interpellato dai giornalisti, Ignazio Cassis si è pure espresso sulla riunione d'urgenza convocata dall'Unione europea nel tentativo di influenzare i colloqui previsti per questa settimana tra Donald Trump e Vladimir Putin sulla guerra in Ucraina, che hanno sollevato timori di un accordo a spese di Kiev. «Capiamo perfettamente il posizionamento europeo che, con tutto quello che ha fatto, ha sempre reclamato di giocare un ruolo e di non lasciare tutto il discorso sopra la testa degli ucraini tra America e Russia. In questo senso siamo abbastanza europei come attitudine. Sia io, sia Lammy, siamo convinti che anche l'UE debba avere il suo da dire. Ma bisogna anche ammettere che da tre anni e mezzo si sta andando avanti e che non si sta evolvendo verso una soluzione. Quindi si vuole anche lasciare un po' di spazio libero a "modalità diverse". Il massimo che ci si può aspettare (ma magari ci sbagliamo) in bene è che ci sia un minimo accordo di cessate il fuoco. Io credo che realisticamente sia difficile immaginare che da un primo incontro si parli già di territorialità e di partecipazione di terzi. Il primo incontro serve sempre a rompere il ghiaccio con qualcosa di concreto, perché non siano solo parole. Vedremo. Tutto il pianeta è in apprensione per vedere che cosa può emergere» dall'incontro.

Sulla situazione in Medio Oriente, il capo del DFAE e il ministro degli Esteri del Regno Unito hanno (ri)condiviso una dichiarazione d'intenti: «Un appello forte a Israele affinché apra tutti i canali umanitari a Gaza. E anche il richiamo ad Hamas di giocare un ruolo costruttivo. Pure l'assemblea generale degli USA lo ha detto: Hamas deve fare un passo chiaro adesso, altrimenti non se ne esce più da questa storia».

In questo articolo: