Dazi, «incontri costruttivi» per Guy Parmelin a Washington

Guy Parmelin è volato a Washington per incontrare il segretario al Commercio americano Howard Lutnick. Il consigliere federale, titolare del Dipartimento federale dell'economia, della formazione e della ricerca (DEFR), ha cancellato a sorpresa i propri impegni per andare negli Stati Uniti. Una nuova trasferta improvvisata, una nuova offerta da Berna agli USA. Tutto per far crollare, anche in maniera graduale, nel caso, i dazi imposti da Donald Trump all’economia svizzera. Com'è andata?
«È andata come doveva andare», ha detto tra i denti Parmelin, intercettato dai corrispondenti della SSR mentre usciva dalla sede del Dipartimento del Commercio. Poi, il post su X: «Ho avuto incontri costruttivi a Washington con il segretario al Commercio Howard Lutnick, il segretario al Tesoro Scott Bessent e il rappresentante per il Commercio Jamieson Greer. La Svizzera vede buone prospettive per entrambi i Paesi ed è determinata a rafforzare il nostro partenariato economico». Ad accompagnare il tutto, le solite strette di mano tra i sorrisi.
Contattata da Keystone-ATS, la portavoce del DEFR, Irène Harnischberg, ha affermato che Parmelin ha nel frattempo già fatto ritorno in Svizzera. Oltre a quanto comunicato su X, non verranno per ora forniti ulteriori dettagli, anche per motivi «tattici» legati alle trattative.
Insomma, i contenuti dei colloqui (e gli eventuali esiti) restano riservati. Ma prima di incontrare Parmelin, Lutnick aveva parlato negativamente della Svizzera in un'intervista a Bloomberg: «Come hanno fatto a diventare così ricchi? Ci vendono prodotti farmaceutici come se non ci fosse un domani. Sono ricchi perché traggono profitto dagli Stati Uniti».
Ha pure aggiunto di voler sentire cosa avesse da dire la Svizzera, ma non era ottimista: «L'UE – con i suoi 450 milioni di abitanti e la sua economia da 20.000 miliardi di dollari – ha ridotto i dazi a zero e ha detto che gli Stati Uniti potevano venderle qualsiasi cosa. Loro hanno risposto: "Noi vi pagheremo il 15% e voi non pagherete nulla". È un'offerta molto allettante». Con un sorriso beffardo sulle labbra, Lutnick aveva quindi aggiunto: «Che cosa può offrire un Paese da 9 milioni di abitanti agli esportatori americani? Abbiamo bisogno di equità, di un equilibrio commerciale, e questa è una cosa difficile da trovare». Quindi, la dichiarata apertura nei confronti del nostro Paese in cambio di un approccio completamente nuovo. «Ma non se dicessero "le nostre ricche aziende compreranno gli Stati Uniti". Il mondo sta usando i soldi che guadagna dagli Stati Uniti per comprarli. Prima o poi, ci possederanno. Donald Trump dice "Basta!"».
Nel frattempo, Donald Trump ha firmato venerdì sera un ordine esecutivo che stabilisce un nuovo elenco di prodotti non soggetti ai dazi doganali reciproci che ha già applicato a decine di Paesi. Lo riporta la Casa Bianca in una nota. La direttiva, spiega il New York Times, sembra anche aprire la strada all'amministrazione per diminuire le tariffe su determinati beni quando gli Stati Uniti riusciranno a raggiungere un accordo con uno dei suoi partner commerciali.