Berna

Decine di migliaia di persone e un solo grido: «Giustizia climatica»

È la richiesta principale emersa durante la manifestazione per il clima svoltasi in Piazza Federale: «L'inazione delle persone, anche qui in Svizzera, è già costata migliaia di vite»
© X / Alleanza climatica
Red. Online
30.09.2023 15:00

Decine di migliaia di persone. In piazza. Per chiedere, a gran voce, giustizia climatica. Un concetto divenuto sempre più attuale, di fronte alle gravi, anzi gravissime conseguenze del riscaldamento globale. Rimanendo a quest'estate, citiamo le ondate di calore in tutta Europa e nel mondo, terribili alluvioni come quella verificatasi in Libia, incendi, grandinate violentissime come quella che – non molte settimane fa – ha colpito il Locarnese. Oltre cento organizzazioni, oggi, hanno domandato alla politica di agire. E, di riflesso, di adottare le corrette misure di giustizia climatica. In ogni settore della società. Lo hanno fatto nell'ambito della manifestazione per il clima, a Berna, sorta di prosecuzione dello sciopero globale per il clima tenutosi il 15 settembre.

Iniziata poco dopo mezzogiorno e accompagnata da una preghiera universale per il clima, la manifestazione ha avuto il suo momento clou a partire dalle 15 in Piazza Federale, teatro di numerosi discorsi. All'alba dell'evento, gli organizzatori avevano fornito una stima: «Presenzieranno almeno 20 mila persone». Un numero, sempre secondo gli organizzatori, ampiamente superato: 60 mila le persone che hanno voluto manifestare a Berna, ha fatto sapere Alleanza climatica.

Diversi i temi trattati. La salute, l'agricoltura, le attività all'aperto. Settori, questi come altri, in cui gli effetti della crisi climatica si stanno facendo sentire con forza. Di qui la necessità, appunto, di agire. Subito.

Al centro della manifestazione, dicevamo, il concetto chiave: giustizia climatica. Così Stefan Salzmann, co-presidente dell'Alleanza climatica Svizzera: «Mentre le persone che vivono in povertà in tutto il mondo stanno già soffrendo per gli effetti di condizioni climatiche estreme, anche se non hanno causato la crisi climatica, altre fanno profitti bruciando combustibili fossili. Non possiamo accettarlo: i maggiori responsabili della crisi climatica devono assumersi le proprie responsabilità». La crisi climatica, in effetti, ha esacerbato le disuguaglianze già esistenti a livello globale. Un aspetto, questo, toccato anche in occasione dell'ultima Conferenza sul clima, la COP27. Con il documento finale che, per la prima volta nella storia, prevede un fondo per i risarcimenti delle perdite e dei danni del cambiamento climatico (il cosiddetto concetto di loss and damage) nei Paesi più vulnerabili.

Detto delle differenze fra Nord e Sud del mondo, con i Paesi più ricchi che di fatto sono all'origine della crisi attuale nonostante le conseguenze più gravi colpiscano le popolazioni dei Paesi più poveri, le disuguaglianze sono sempre più percepibili anche nella Confederazione: «Il 10% della popolazione consuma cinque volte più emissioni della metà che consuma meno» ha affermato Bernhard Aufdereggen di Medici per l'Ambiente. «Inoltre, questo stesso gruppo è responsabile del fatto che le emissioni legate al consumo non siano diminuite in Svizzera negli ultimi trent'anni».

A mobilitarsi, oggi, sono state tutte le fasce di età e praticamente tutti i settori della società. Il comune denominatore, va da sé, è la rabbia per la mancanza di azione sul fronte climatico. «Questa settimana, ad esempio, il Consiglio degli Stati ha annacquato fino all'irriconoscibilità la proposta del Consiglio federale per una revisione della legge sul CO2, impossibile da attuare efficacemente» ha spiegato Lena Bühler, co-responsabile del progetto di manifestazione sul clima. «Se si crede al Consiglio degli Stati, in futuro la Svizzera dovrà accontentarsi di acquistare certificati di inquinamento dall'estero, generalmente inutili, invece di abbandonare i combustibili fossili».

Gira e rigira, il discorso è tornato agli obiettivi climatici fissati dall'Accordo di Parigi. È arrivato il momento, è stato ribadito, di rispettare quella tabella di marcia. «Le oltre 10 mila vittime, in Libia, di una tempesta aggravata dalla crisi climatica sono un punto di svolta per la nostra società» il pensiero di Meret Schäfer di Sciopero per li Clima. «Migliaia di noi qui chiedono ciò che è stato deciso e ratificato molto tempo fa. Il chiaro sì del popolo svizzero alla Legge sulla protezione del clima deve essere finalmente attuato».

In Piazza Federale, sul palco, si sono alternati attivisti per il clima provenienti da Ucraina, Uganda, Russia e ovviamente Svizzera, ma anche un premio Nobel e rappresentanti di settori particolarmente toccati dalla crisi climatica. Di seguito, vi riportiamo alcuni estratti di quanto è stato detto.

Quando guardo a ciò che le persone nel mio Paese stanno facendo in questo momento per sopravvivere e rendere la loro vita il più normale possibile, è così difficile immaginare come alcuni Paesi possano ancora fare affidamento sui combustibili fossili, finanziare le attività di aziende sporche e chiudere un occhio su tutti i problemi che già esistono e che aumentano ogni giorno
Anna Dovha, Fridays for Future Ucraina
Negli ospedali di tutto il mondo, anche qui in Svizzera, le persone stanno morendo a causa della distruzione delle nostre condizioni di vita: l'aria è inquinata, le ondate di calore sono sempre più lunghe e gli eventi climatici sono sempre più estremi. L'inazione delle persone in politica qui nella Berna federale e nei Cantoni è già costata migliaia di vite. La diagnosi è chiara: le crisi ecologiche sono un'emergenza medica
Bea Albermann, medico e rappresentante di Salute per il futuro
La Svizzera rifiuta di assumersi le proprie responsabilità per raggiungere gli obiettivi climatici. Dobbiamo iniziare a chiedere conto ai nostri governi, perché ora è l'Africa, ma in futuro potrebbe essere la Svizzera. Il fatto è che la crisi climatica è un problema globale
Nicholas Omonuk, Fridays for Future MAPA (persone e aree più colpite)
Dobbiamo lottare per un'agricoltura contadina che garantisca salari equi e crei posti di lavoro, promuovendo al contempo la conservazione della natura
Alberto Silva, agricoltore biologico e segretario del sindacato Uniterre
Se vogliamo un vero cambiamento, noi lavoratrici e lavoratori dobbiamo prendere in mano la situazione. Siamo gli unici che possono affrontare la crisi climatica. Solo prendendo in mano il nostro destino e producendo secondo il nostro piano, dal popolo e per il popolo, la classe operaia potrà porre fine a questa crisi e a tutte le altre
Beat Schenk, elettricista e membro di UNIA
Questa estate è stata la più calda mai registrata a livello mondiale. Abbiamo raggiunto temperature senza precedenti, con ondate di calore, precipitazioni estreme, incendi boschivi e siccità in molte regioni. Anche in Svizzera siamo stati colpiti da un numero crescente di eventi estremi
Sonia Seneviratne, vicepresidente del primo gruppo di lavoro dell'IPCC, e Jacques Dubochet, premio Nobel per la chimica
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