Decine di migliaia di persone e un solo grido: «Giustizia climatica»

Decine di migliaia di persone. In piazza. Per chiedere, a gran voce, giustizia climatica. Un concetto divenuto sempre più attuale, di fronte alle gravi, anzi gravissime conseguenze del riscaldamento globale. Rimanendo a quest'estate, citiamo le ondate di calore in tutta Europa e nel mondo, terribili alluvioni come quella verificatasi in Libia, incendi, grandinate violentissime come quella che – non molte settimane fa – ha colpito il Locarnese. Oltre cento organizzazioni, oggi, hanno domandato alla politica di agire. E, di riflesso, di adottare le corrette misure di giustizia climatica. In ogni settore della società. Lo hanno fatto nell'ambito della manifestazione per il clima, a Berna, sorta di prosecuzione dello sciopero globale per il clima tenutosi il 15 settembre.
Iniziata poco dopo mezzogiorno e accompagnata da una preghiera universale per il clima, la manifestazione ha avuto il suo momento clou a partire dalle 15 in Piazza Federale, teatro di numerosi discorsi. All'alba dell'evento, gli organizzatori avevano fornito una stima: «Presenzieranno almeno 20 mila persone». Un numero, sempre secondo gli organizzatori, ampiamente superato: 60 mila le persone che hanno voluto manifestare a Berna, ha fatto sapere Alleanza climatica.
Diversi i temi trattati. La salute, l'agricoltura, le attività all'aperto. Settori, questi come altri, in cui gli effetti della crisi climatica si stanno facendo sentire con forza. Di qui la necessità, appunto, di agire. Subito.
Al centro della manifestazione, dicevamo, il concetto chiave: giustizia climatica. Così Stefan Salzmann, co-presidente dell'Alleanza climatica Svizzera: «Mentre le persone che vivono in povertà in tutto il mondo stanno già soffrendo per gli effetti di condizioni climatiche estreme, anche se non hanno causato la crisi climatica, altre fanno profitti bruciando combustibili fossili. Non possiamo accettarlo: i maggiori responsabili della crisi climatica devono assumersi le proprie responsabilità». La crisi climatica, in effetti, ha esacerbato le disuguaglianze già esistenti a livello globale. Un aspetto, questo, toccato anche in occasione dell'ultima Conferenza sul clima, la COP27. Con il documento finale che, per la prima volta nella storia, prevede un fondo per i risarcimenti delle perdite e dei danni del cambiamento climatico (il cosiddetto concetto di loss and damage) nei Paesi più vulnerabili.
Detto delle differenze fra Nord e Sud del mondo, con i Paesi più ricchi che di fatto sono all'origine della crisi attuale nonostante le conseguenze più gravi colpiscano le popolazioni dei Paesi più poveri, le disuguaglianze sono sempre più percepibili anche nella Confederazione: «Il 10% della popolazione consuma cinque volte più emissioni della metà che consuma meno» ha affermato Bernhard Aufdereggen di Medici per l'Ambiente. «Inoltre, questo stesso gruppo è responsabile del fatto che le emissioni legate al consumo non siano diminuite in Svizzera negli ultimi trent'anni».
A mobilitarsi, oggi, sono state tutte le fasce di età e praticamente tutti i settori della società. Il comune denominatore, va da sé, è la rabbia per la mancanza di azione sul fronte climatico. «Questa settimana, ad esempio, il Consiglio degli Stati ha annacquato fino all'irriconoscibilità la proposta del Consiglio federale per una revisione della legge sul CO2, impossibile da attuare efficacemente» ha spiegato Lena Bühler, co-responsabile del progetto di manifestazione sul clima. «Se si crede al Consiglio degli Stati, in futuro la Svizzera dovrà accontentarsi di acquistare certificati di inquinamento dall'estero, generalmente inutili, invece di abbandonare i combustibili fossili».
Gira e rigira, il discorso è tornato agli obiettivi climatici fissati dall'Accordo di Parigi. È arrivato il momento, è stato ribadito, di rispettare quella tabella di marcia. «Le oltre 10 mila vittime, in Libia, di una tempesta aggravata dalla crisi climatica sono un punto di svolta per la nostra società» il pensiero di Meret Schäfer di Sciopero per li Clima. «Migliaia di noi qui chiedono ciò che è stato deciso e ratificato molto tempo fa. Il chiaro sì del popolo svizzero alla Legge sulla protezione del clima deve essere finalmente attuato».
In Piazza Federale, sul palco, si sono alternati attivisti per il clima provenienti da Ucraina, Uganda, Russia e ovviamente Svizzera, ma anche un premio Nobel e rappresentanti di settori particolarmente toccati dalla crisi climatica. Di seguito, vi riportiamo alcuni estratti di quanto è stato detto.











