Alle urne il 7 marzo

Dissimulazione viso, «un divieto contro libertà religiosa»

«Il Consiglio svizzero delle religioni, di cui fanno parte rappresentanti delle chiese cristiane, nonché dell’ebraismo e dell’Islam, si esprime a favore del controprogetto,
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Ats
25.01.2021 15:57

In votazione il prossimo 7 di marzo, l’iniziativa che intende vietare la dissimulazione del viso, colpendo in particolare le donne musulmane, rappresenta una restrizione sproporzionata della libertà religiosa.

È quanto pensa il Consiglio svizzero delle religioni che invita popolo e cantoni a respingere questa proposta in votazione il prossimo 7 marzo.

Qualora il popolo dovesse bocciare questa modifica costituzionale già realtà in alcuni cantoni come il Ticino e San Gallo, entrerebbe in vigore a livello nazionale il controprogetto di Governo e Parlamento, che obbliga le persone a scoprirsi solo per identificarsi se richiesto da un funzionario o per ottenere determinati servizi, come il rinnovo di un abbonamento ferroviario. I cantoni possono prevedere norme più incisive.

In un comunicato odierno, il Consiglio svizzero delle religioni, di cui fanno parte rappresentanti delle chiese cristiane, nonché dell’ebraismo e dell’Islam, chiede che i fedeli delle diverse religioni vengano trattati con rispetto. Per questo si esprime a favore del controprogetto, che rappresenta un compromesso ragionevole.

Falsa sicurezza

A detta dell’organizzazione, il divieto della dissimulazione del viso non rappresenta un metodo in grado di migliorare la convivenza pacifica tra le diverse religioni in Svizzera. La libertà di religione rappresenta uno dei pilastri della democrazia liberale fondata sullo stato di diritto: la libertà religiosa è un diritto umano che protegge anche le pratiche religiose, comprese le prescrizioni in fatto di abbigliamento. Quasi tutte le religioni considerano certe forme vestimentarie come un segno di rispetto e venerazione di Dio. Si tratta di convinzioni che meritano rispetto perché intimamente legate all’identità del credente.

Ecco perché è falso e sproporzionato abrogare questo diritto fondamentale con la scusa, apparente, della sicurezza. Il fatto di doversi scoprire il viso non offre alcuna sicurezza contro la violenza. L’iniziativa, insomma, manca proprio uno degli obiettivi che persegue.

Le donne nel mirino

La modifica costituzionale al voto prende poi di mira in particolare le donne musulmane, che verrebbero poste di fronte a un dilemma: coprirsi il visto per esigenze religiose oppure obbligo di mostrarlo richiesto dallo Stato.

Secondo il Consiglio delle religioni, se si parte dell’idea che le donne velate sono oppresse non si rende giustizia alla pluralità delle interpretazioni che esse fanno, a titolo personale, della religione. Invece di agire in questo modo, bisognerebbe invece rafforzare i diritti delle donne.

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