La testimonianza

«Ero nella m***a»: il racconto di una fuga in scooter

Dopo la morte di un 17.enne a Losanna, con le proteste contro la polizia che per due notti hanno coinvolto il quartiere di Prélaz, Watson ha condiviso la storia di un altro ragazzo
©LAURENT GILLIERON
Red. Online
26.08.2025 13:45

Losanna, o meglio il quartiere di Prélaz, da due giorni è in subbuglioLa morte di un adolescente di 17 anni in fuga dalla polizia su uno scooter, infatti, ha provocato violenze e rivolte, con lanci di molotov, fuochi d'artificio e cassonetti dati alle fiamme. Il giovane, che secondo le forze dell'ordine aveva rubato il mezzo, si sarebbe schiantato contro un muro. È deceduto sul posto. Il Ministero pubblico vodese ha immediatamente aperto un'inchiesta, mentre – come detto – tanti, tantissimi giovani losannesi si sono fatti sentire per le vie cittadine. 

Watson, stamane, ha pubblicato una testimonianza di una persona. La quale, all'età di 18 anni, aveva tentato di scappare in scooter dalla polizia. Ha deciso di condividere la sua storia. «Ero a un compleanno, a casa di un amico» le sue parole. «Ero andato in scooter, senza pensare a come sarei rientrato. L'alcol, quella sera, scorreva a fiumi». E ancora: «Verso le 3 del mattino, gli invitati avevano iniziato a rincasare. Un'amica, senza dubbio la sola persona ancora in grado di comprendere quel che stava succedendo, mi aveva preso le chiavi. Io, nonostante fossi ubriaco, volevo tornare in scooter. Rientrare senza il mio mezzo, beh, avrebbe significato far capire ai miei che avevo bevuto troppo». Di qui l'idea, folle: «Eravamo in tre e avevamo preso un taxi. Una volta a casa, sano e salvo, avevo però deciso di recuperare comunque il mio scooter». Recuperate le chiavi di riserva, il giovane aveva quindi optato per tornare a recuperare il mezzo. «Nonostante il mio stato, una volta arrivato al posto in cui avevo lasciato lo scooter mi ero messo in sella, avevo acceso il motore e mi ero avviato lungo la via, deserta. Non pensavo che avrei incontrato pericoli». Il ragazzo, tuttavia, non si era accorto che stava procedendo contromano. Poco dopo, l'incrocio con una volante della polizia. «Ero nella merda, proprio così». 

Il resto? Un misto di panico e incoscienza: «Lì per lì, non avevo pensato al rischio. Né a un incidente. L'idea di perdere la patente per guida in stato di ebbrezza e di sentire le prediche dei miei genitori mi aveva come annebbiato la mente». Eccola, la fuga. «Subito, mi ero infilato in una via stretta, in un quartiere residenziale, per abbandonare il mio scooter. L'obiettivo era far credere alla polizia che avevano incrociato un altro mezzo, che il mio invece era sempre stato lì. Dopo le case, c'era un accenno di bosco. Sembrava il posto ideale per sparire. Sentivo le sirene, i cani abbaiare, avevo capito che stavano pattugliando i dintorni». Al giovane, per certi versi, la fuga aveva detto bene. Almeno inizialmente. «Sarò rimasto nascosto non so quante ore, ma poi era salita dentro me la voglia di rientrare a casa». Poi, la svolta. Inattesa. «Non mi ero reso conto, in un primo momento, di aver lasciato il mio zaino, con tanto di portafogli, sullo scooter. In ogni caso, la polizia aveva preso la mia targa e sarebbe facilmente risalita alla mia identità». 

Uscito dal suo nascondiglio, il giovane si era messo il cuore in pace. In caso di incontro con la polizia, avrebbe detto la verità alle forze dell'ordine. La polizia, in effetti, aveva individuato il ragazzo. «A distanza di ore, soffiando per l'alcol test, ero ancora ben al di sopra dei limiti consentiti». I genitori, all'indomani, si sono recati in polizia. La madre, in particolare, era stata svegliata nella notte dalla telefonata degli agenti: la polizia aveva ritrovato lo scooter e lo zaino. La vicenda, infine, si è tradotta in un ritiro di tre mesi della patente, in una multa di 300 franchi e in una multa giornaliera di 30 franchi sospesa per due anni. Senza contare le spese amministrative di quasi 2.000 franchi, l'intervento della polizia (circa 250 franchi) e il sequestro del veicolo. «All'epoca non mi rendevo conto della gravità di ciò che stavo facendo: l'alcol, la polizia, i cani... Ero concentrato sull'idea di scappare, per non essere preso. Era stato un riflesso. Il rischio di un incidente? Non ci avevo nemmeno pensato in quel momento».