Svizzera

Femminicidi, tracciato l’identikit di chi uccide le donne

L’età media è di 47 anni, il 59% ha un lavoro – Gli autori sono meno spesso di nazionalità straniera (43%) rispetto agli autori di altri tipi di omicidio (54%)
© KEYSTONE/Samuel Lopez
Red. Confederazione
24.08.2025 19:00

Nel 2025 il numero di vittime – donne e bambine – di quello che può essere definito come femminicidio è già salito a 22. L’ultimo, la scorsa settimana, è avvenuto nel canton Neuchâtel: un 52.enne algerino ha ucciso l’ex moglie 47.enne e le due bimbe di 10 e 3 anni. In una sorta di identikit degli autori, tracciato da Le Matin Dimanche, emerge che l’età media è di 47 anni (contro i 33 degli autori di altri omicidi). Oltre a ciò, il 59% degli uomini che uccide la partner ha un lavoro (contro il 51% degli autori di altri tipi di omicidio).

Il domenicale precisa anche che gli autori di femminicidi sono meno spesso di nazionalità straniera (43%) rispetto agli autori di altri tipi di omicidio (54%), ma «sono comunque sovrarappresentati in queste cifre rispetto alla loro percentuale nella popolazione», sottolinea al domenicale la professore di diritto penale e criminologia dell’Università di San Gallo, Nora Markwalder. A suo avviso, però, «affermare che i femminicidi sono dovuti alla nazionalità degli autori è una visione semplicistica. Anche altre variabili, come l’istruzione, l’ambiente o la socializzazione di queste persone, giocano un ruolo preponderante».

I dati prevengono dallo «Swiss Homicide Monitor», che elenca in modo dettagliato tutti gli omicidi avvenuti in Svizzera dagli anni Novanta.

Situazione allarmante

Il dramma di Corcelles della scorsa settimana non è un caso isolato. A fine giugno la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider aveva convocato una riunione straordinaria del comitato responsabile del coordinamento dell’attuazione della Convenzione di Istanbul contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. Per la Confederazione la situazione «è allarmante». Confederazione, Cantoni e Comuni hanno così definito tre misure urgenti «da attuare senza indugio»: mettere in atto soluzioni regionali per colmare le carenze in materia di posti nei rifugi e nelle case di accoglienza; rafforzare la prevenzione della violenza durante le fasi di separazione attraverso la formazione dei professionisti (ad esempio nella polizia) e stabilire approcci standardizzati; infine, introdurre un’analisi interistituzionale sistematica dei casi di femminicidio.

A novembre, il Dipartimento federale dell’interno darà il via a una campagna nazionale di sensibilizzazione «su tutte le forme di violenza di genere». Baume-Schneider ha ricordato pure che dal prossimo anno sarà disponibile un numero di emergenza. Tuttavia, una legge non è sufficiente per combattere il fenomeno. È necessaria una buona collaborazione tra tutte le autorità e l'accesso a un aiuto tempestivo.

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