Svizzera

Gli hotel di lusso, a Ginevra, sono preoccupati: perché?

L'effetto Trump e la crisi delle organizzazioni internazionali si stanno facendo sentire sul settore alberghiero cittadino, chiamato nel frattempo a modernizzarsi
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Red. Online
10.10.2025 09:15

Il reportage di CH Media inizia da una suite dell'Intercontinental di Ginevra. La stessa che, nel 2021, ospitò l'allora presidente degli Stati Uniti Joe Biden in occasione del summit con l'omologo russo Vladimir Putin. Una notte, fra queste mura, costa 25 mila franchi. Biden lasciò un messaggio al direttore: «Grazie per la vostra ospitalità, restate fiduciosi». Fiducia, in effetti, è una parola e un concetto di cui Ginevra, oggi, avrebbe estremamente bisogno. L'ascesa di Donald Trump, come noto, ha segnato o sta segnando la fine del multilateralismo. Colpendo, di rimando, la città più internazionale della Svizzera. Non solo, oltre agli Stati Uniti anche altri Paesi stanno tagliando sempre più i bilanci per le organizzazioni internazionali.

I numeri, d'altro canto, non mentono: circa 3 mila posti di lavoro sono già stati tagliati alle Nazioni Unite, alla Croce Rossa e in altre organizzazioni con sede a Ginevra. Altre migliaia di impieghi sono a rischio. Alcune organizzazioni stanno addirittura pensando di trasferirsi. Per risparmiare e per questioni, se vogliamo, geopolitiche. La Turchia e gli Stati arabi, infatti, sono in competizione con Ginevra per ospitare gli incontri di crisi internazionali.

Il contesto, insomma, è quello che è. E, soprattutto, non aiuta il settore alberghiero. Adrien Genier, direttore di Ginevra Turismo, ha spiegato: «L'intero ecosistema è molto fragile e dobbiamo trovare un modo per superare questo periodo difficile». Nessun'altra città, in Svizzera, ha una tale densità di alloggi di lusso, utilizzati soprattutto dalle delegazioni di alto livello, mentre i dipendenti ONU più «modesti» preferiscono gli hotel a tre e quattro stelle. Lo «shock Trump» si è già fatto sentire sul numero di passeggeri in transito a Cointrin. A differenza di Kloten e Basilea, il numero di passeggeri all'aeroporto di Ginevra è diminuito leggermente nei primi otto mesi dell'anno.

Gli ospiti degli hotel della cosiddetta Ginevra internazionale rappresentano un quinto di tutti i pernottamenti nella città di Ginevra. Adrien Genier, da parte sua, ha rilevato un calo del 15-20%. Si è detto, per forza di cose, «molto preoccupato» per il futuro. Secondo un sondaggio dell'associazione turistica, gli hotel situati nei pressi degli edifici dell'ONU prevedono perdite dal 30 al 40% l'anno prossimo. L'Intercontinental, la struttura più nota della zona, si trova di fronte alle ambasciate di Corea del Sud, Kuwait e Croazia. I saloni della hall accolgono una clientela eterogenea, dai diplomatici ai turisti e alle donne d'affari, e ognuno di questi tre gruppi contribuisce in egual misura al fatturato. Così Daniel Arbenz, direttore dell'hotel: «La Ginevra internazionale è essenziale se vogliamo riempire le nostre 333 stanze». A suo avviso, il problema attuale risiede nelle grandi incertezze del mondo di oggi. Tuttavia, Arbenz si è mostrato ottimista: «Non sappiamo cosa ci riservi il futuro, ma lo spettacolo deve continuare». L'Intercontinental, sin qui, ha retto. Grazie agli Europei di calcio femminili, ma anche ai negoziati sui dazi fra Svizzera e Stati Uniti nonché ai colloqui sul nucleare tra l'Europa e l'Iran. E Donald Trump? Verrà mai a Ginevra? «Ovviamente daremmo il benvenuto anche a Donald Trump» ha chiarito Arbenz. Di recente, il presidente francese Emmanuel Macron ha proposto Ginevra come sede di un vertice. L'hotel, di conseguenza, si è subito messo al lavoro. Il direttore dell'Intercontinental si è spinto oltre: a suo giudizio, la Confederazione deve continuare a impegnarsi per fare di Ginevra il centro della diplomazia internazionale. Genier, al riguardo, ha aggiunto: «Spetta ai politici aiutare a superare la crisi».

Il Consiglio federale, proprio su questo fronte, ha chiesto al Parlamento un pacchetto di 269 milioni di franchi per sostenere la Ginevra internazionale fino al 2029. Il Consiglio nazionale ha accolto questa richiesta a metà settembre. Nel frattempo, gli hotel stanno investendo molto per prepararsi al futuro. Solo nel segmento del lusso, sei hotel sono attualmente in fase di ristrutturazione, per un costo stimato di oltre 700 milioni di franchi. Tra questi c'è il Beau-Rivage, un hotel a 5 stelle sul lungolago che si affaccia sull'iconico Jet d'Eau. «L'obiettivo è ampliare l'offerta per i turisti» ha spiegato il direttore Robert Herr. «Il turismo d'affari non è mai tornato completamente ai livelli pre-Covid». D'altra parte, Herr si è detto convinto che i turisti arriveranno indipendentemente dalla situazione della citata Ginevra internazionale.

Alcuni dei suoi colleghi stanno perseguendo una strategia simile. A capo del Métropole, Raphaël Wiedemann ha sottolineato: «In un mondo di crisi multiple, è importante non puntare tutto su un'unica carta e diversificare la base di clienti». Secondo la città, questo cinque stelle di proprietà pubblica si sta sottoponendo a un lifting interno del costo di 45 milioni di euro. Tra le altre cose, i lavori consentiranno di ampliare le camere. Questo dovrebbe interessare i turisti, che trascorrono più tempo in stanza rispetto a chi viaggia per lavoro.

Da parte sua, l'Intercontinental vuole attirare più clienti svizzeri, oltre a cinesi e indiani. Ancora Arbenz: «Quando le cose vanno bene, quasi ci dimentichiamo di questo mercato». In effetti, la percentuale di clienti svizzeri a Ginevra è inferiore a quella di qualsiasi altra città del Paese, sebbene sia aumentata da meno del 20% al 25% dopo la pandemia. In tempi di crisi, anche la cosmopolita Ginevra ha un occhio di riguardo per la clientela locale. Almeno un po'.