Guerriglia urbana a Berna: «Non ha nulla a che vedere con la pace»

Idranti, gas lacrimogeni e proiettili di gomma da una parte, materiale pirotecnico, pietre, bottiglie, mattoni, tavolini, laser, estintori e altri oggetti vari dall’altra. A Berna, nel cuore della Città federale, sabato si è assistito a scena da guerriglia urbana. Il bilancio? Diciotto agenti e due manifestanti feriti, 536 persone fermate, controllate e rilasciate (oltre cinquemila quelle presenti), una persona in carcere, 57 edifici danneggiati e danni per milioni di franchi.
La dimostrazione non autorizzata (su questo punto ha fatto parecchia leva il responsabile della sicurezza, l’ecologista Alec von Graffenried), «non ha nulla a che vedere con Gaza, con la pace o con la guerra», ha tenuto a sottolineare il municipale di Berna. Per von Graffenried, si è trattato di «violenza senza senso: a Gaza e Tel Aviv le persone sono scese in strada perché vedono la luce in fondo al tunnel. Qui succede il contrario».
La manifestazione era pacifica
Oggi, le autorità bernesi hanno chiamato a raccolta la stampa per spiegare quanto avvenuto la sera prima in centro città. Oltre al municipale Alec von Graffenried, erano presenti il vicecapo regionale della polizia bernese Michael Bettschen e Stefan Lanzrein, vice-comandante della polizia cantonale bernese. È stato sottolineato in particolare un aspetto: la manifestazione a favore della Palestina, seppur non autorizzata, si è inizialmente svolta in modo pacifico. La presenza di Black bloc, in «assetto da combattimento» con occhiali protettivi, copricapi e passamontagna, ha cambiato tutto. Non è stato possibile individuare dei responsabili per cercare il dialogo. Gli scontri, poi, hanno completamente oscurato il motivo della manifestazione, ha deplorato von Graffenried, affermando di non riuscire a capire come si possa desiderare la pace in Palestina e allo stesso tempo seguire «una simile gentaglia»(l’espressione utilizzata, «Sauhaufen», è in realtà ben più colorita, ndr).
Le forze dell’ordine, che già si attendevano un gran numero di partecipanti e consideravano un elevato «potenziale di violenza», erano presenti in forze: i dimostranti più violenti hanno più volte cercato di sfondare i cordoni di polizia con vari oggetti e appiccando incendi. Le immagini della giornata, che hanno fatto il giro della Svizzera nella giornata di oggi, raccontano di scontri soprattutto nelle vicinanze della stazione di Berna. È però stata evitata l’occupazione dei binari, ha sottolineato Bettschen.
Senza acqua e senza toilette?
Se quest'oggi le autorità bernesi hanno fornito la loro versione della manifestazione, sui media sono iniziate a circolare anche i racconti di chi ha preso parte alla manifestazione. In totale, 536 persone - provenienti da tutta la Svizzera - sono state fermate e sottoposte a controlli nei locali della polizia. Per una parte di esse scatterà la denuncia: tra i reati ipotizzati vi sono quelli di danneggiamento, violazione di domicilio, lesioni personali e incendio intenzionale.
Il portale «20 Minuten» riporta che un centinaio di manifestanti è stato bloccato per ore dalla polizia in un vicolo della città: privati di acqua e senza accesso alle toilette, i dimostranti sarebbero stati «logorati fisicamente e mentalmente» dopo essere stati lasciati al freddo e al buio per ore. Una versione che i vertici della polizia non confermano: «Una dimostrazione con oltre 500 persone richiede tempo», ha risposto in conferenza stampa Michael Bettschen. «Quanto descritto non è vero. Alle persone sono state fornite acqua e barrette energetiche e avevano accesso a bagni chimici», sostiene il vicecapo regionale della polizia bernese.
«Chiediamo pene esemplari»
Sulle violenze contro le forze dell’ordine (dei 18 feriti, due erano poliziotte; per quattro agenti si è reso necessario il ricovero in ospedale), si è pronunciata anche la Federazione svizzera dei funzionari di polizia (FSFP), che chiede «pene esemplari per i manifestanti violenti». Per l’organizzazione, «gli attacchi brutali contro le agenti e gli agenti di polizia rappresentano un’aggressione inaccettabile allo Stato di diritto e alle persone che ogni giorno garantiscono la sicurezza pubblica».
Atti simili non devono restare impuniti: limitarsi a fermare e poi rilasciare rapidamente chi ha commesso atti di violenza manda purtroppo, secondo la FSFP, un messaggio sbagliato. Gli agenti hanno invitato più volte i dimostranti a disperdersi. Tuttavia, chi ignora tale ordine, è punibile con una multa.
Vietare il movimento Antifa
E ora? In attesa di concludere la conta dei danni (a vetrine, muri, veicoli e via dicendo), le forze dell’ordine si stanno già preparando al prossimo appuntamento: il prossimo 15 novembre è prevista un’altra manifestazione «a rischio violenze».
Il dibattito attorno alle violenze durante le manifestazioni, però, è ormai lanciato e c’è chi vuole limitare l’estremismo di sinistra. È il caso del consigliere di Stato bernese Philippe Müller (PLR), responsabile della sicurezza, che sentito da Keystone-ATS chiede di rendere illegale il movimento «Antifa», ovvero una rete di militanti di estrema sinistra che spesso si è scontrata con la polizia. A suo avviso, vanno effettuate verifiche da parte del Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC).
Negli Stati Uniti, Donald Trump ha designato Antifa «un’organizzazione terroristica interna» lo scorso settembre. Ora, questo passo è stato chiesto (da esponenti di destra) anche in vari Paesi europei, Svizzera compresa.