I prezzi dei farmaci, in Svizzera, potrebbero esplodere

I dazi del 100% sulle importazioni di farmaci negli Stati Uniti sono stati rinviati. Avrebbero dovuto entrare in vigore il 1. ottobre, come annunciato a suo tempo da Donald Trump, ma la misura è stata momentaneamente sospesa. Resta, però, una certezza: il presidente americano intende ridurre i prezzi dei medicamenti nel suo Paese. Oggi, il costo medio di un farmaco su prescrizione è tre volte più elevato negli Stati Uniti che negli altri Paesi industrializzati. Questa differenza di prezzo consente all'industria farmaceutica di sostenere la ricerca e lo sviluppo. Di riflesso, se i prezzi si abbassano negli Stati Uniti dovranno per forza di cose aumentare altrove. Anche in Svizzera, con l'amministratore delegato di Novartis, Vas Narasimhan, che si è già espresso al riguardo.
Anche Roche, come Novartis, attraverso i suoi massimi dirigenti ha detto pubblicamente che i medicamenti nel nostro Paese sono a buon mercato. Anzi, troppo a buon mercato. Lo dimostrano i prezzi di fabbrica dei farmaci innovativi in relazione al potere economico di un determinato Paese. Secondo Interpharma, l'associazione svizzera delle aziende farmaceutiche che si occupano di ricerca, gli Stati Uniti riversano l'1,87% del prodotto interno lordo (PIL) per questi prodotti. In Francia, Giappone e Italia la quota è circa la metà. In Svizzera, nemmeno un quarto, con lo 0,43%.
In Svizzera, scrive fra gli altri il Blick, i 3,52 miliardi di franchi spesi per i farmaci brevettati sono coperti dall'assicurazione di base obbligatoria. Se la Svizzera dovesse pagare l'1% del PIL per questi medicamenti, il costo totale in termini di assicurazione di base passerebbe da 9,2 a 13,9 miliardi di franchi. Un aumento sufficiente per far salire il premio medio dell'assicurazione sanitaria a persona dell'11%, dagli attuali 391 a 434 franchi.
«L'idea di base che i Paesi ricchi debbano pagare più di quelli poveri ha senso» ha spiegato l'economista sanitario Simon Wieser, professore all'Università di Scienze Applicate di Zurigo. Lo sviluppo dei farmaci contro l'HIV ne è un buon esempio. Wieser dubita, tuttavia, che i prezzi dei farmaci siano davvero troppo bassi in Svizzera. Fa notare, in questo senso, che la popolazione spende circa l'1% del PIL per i farmaci in generale e sottolinea che, se si tiene conto della parità di potere d'acquisto, la Svizzera non sembra più ricca di altri Paesi industrializzati.
L'industria farmaceutica, dal canto suo, realizza profitti considerevoli. Non potrebbe assorbire i tagli ai prezzi negli stessi Stati Uniti? Stefan Felder, direttore del gruppo di ricerca sull'economia sanitaria dell'Università di Basilea, ha spiegato che le buone prospettive di profitto sono necessarie all'industria per portare avanti l'innovazione: «Lo sviluppo di un farmaco costa circa tre miliardi di dollari. Qualcuno deve pagare per questo». Volendo collegare il prezzo dei farmaci al reddito nazionale, «sarebbero utili accordi internazionali, come nel caso delle emissioni di CO2, dove anche i Paesi ricchi devono fare di più». Tuttavia, pure Felder non ritiene che i prezzi in Svizzera siano generalmente troppo bassi. «I farmaci generici, ad esempio, sono molto più cari in Svizzera che all'estero».
Il settore farmaceutico, d'altro canto, in Svizzera mantiene un elevato livello di opacità sui prezzi dei farmaci. Nella speranza di fare un buon affare, le autorità svizzere concordano con le aziende prezzi, generalmente elevati, che poi vengono mutuati per gli altri Paesi. «Senza una trasparenza globale dei prezzi, non ha senso discutere di contributi più elevati da parte dei Paesi più ricchi» ha spiegato Mathias Früh, responsabile della politica sanitaria di Helsana. I costi dei farmaci in Svizzera sono aumentati di oltre il 50% negli ultimi dieci anni. «Per i nuovi prodotti, i prezzi sono quasi raddoppiati nel giro di pochi anni».
Ogni anno, la compagnia di assicurazione sanitaria Helsana redige un rapporto sui farmaci in collaborazione con l'Università di Basilea. Secondo il rapporto, nel 2022, delle 45 nuove sostanze attive autorizzate, solo quattro si basavano su un nuovo meccanismo d'azione. Le richieste di adeguamento dei rimborsi, al contempo, si fanno sempre più pressanti. «Le pseudo-innovazioni non devono portare a un aumento dei costi» ha aggiunto Früh.
Il gigante statunitense Pfizer ha raggiunto un accordo con Donald Trump per ridurre il prezzo dei farmaci. L'accordo prevede principalmente tagli per le persone a basso reddito, rendendolo molto meno restrittivo per l'industria di quanto si temesse. In Svizzera si spera che questo accordo incoraggi i gruppi farmaceutici a mostrare maggiore flessibilità.