Il punto

I soldi di Bashar al-Assad e i rapporti fra Siria e Svizzera

Le relazioni diplomatiche fra i due Paesi affondano le radici nella notte dei tempi grazie alla Via della Seta – All'inizio della guerra civile, le autorità elvetiche avevano congelato i fondi del cugino del presidente
© ANDREJ CUKIC
Red. Online
09.12.2024 11:02

La Siria. E la Svizzera. Detto che Berna, ieri, tramite il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha reagito al rovesciamento del regime di Bashar al-Assad, quali sono i rapporti con Damasco? E come potrebbero svilupparsi, in futuro? «Stiamo monitorando attentamente la situazione a seguito dei recenti sviluppi» ha indicato il DFAE. «La Svizzera invita tutte le parti a proteggere i civili, a rispettare il diritto internazionale umanitario e i diritti umani e ad adoperarsi per la pace e la riconciliazione». Una posizione, questa, che il DFAE in sostanza ribadisce da anni. «Dall’inizio della guerra civile nel 2011 – scrive il Dipartimento sul proprio sito – la Svizzera ha attuato in Siria il più grande programma umanitario della sua storia. Si adopera per il rispetto del diritto internazionale e sostiene il processo di pace dell’ONU».

Quattro anni fa, il 14 ottobre del 2020, il Consiglio federale ha adottato una strategia specifica per la regione del Medio Oriente e del Nordafrica. Denominata MENA e relativa al periodo 2021-2024, «definisce cinque priorità tematiche: pace, sicurezza e diritti umani; migrazione e protezione delle persone bisognose; sviluppo sostenibile; economia, finanze e scienza; digitalizzazione e nuove tecnologie». In Medio Oriente, ribadisce il DFAE, «le tre priorità tematiche per la Svizzera sono i conflitti armati o politici, lo sviluppo economico e il buongoverno. La Svizzera si impegna inoltre a favore delle nuove generazioni promuovendo lo sviluppo della formazione professionale e favorendo così il loro accesso al mercato del lavoro».

La Svizzera, di riflesso, «sostiene il processo di pace dell’ONU a Ginevra e si assicura che la società civile sia coinvolta e che la condizione dei carcerati e dei dispersi migliori». Parole, queste, evidentemente valide anche nel dopo-Assad. «Si impegna per il rispetto del diritto internazionale e, nell’ambito dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, per eliminare questo tipo di armamenti in Siria. La Svizzera è inoltre attiva nella prevenzione dell’estremismo violento, incluso il jihadismo». Interessante, al riguardo, capire che posizioni prenderà Berna rispetto al gruppo islamista Hayat Tahrir al-Sham, salito al potere dopo un'offensiva-lampo.

La Svizzera, ancora, «sostiene con aiuti d’emergenza le persone in difficoltà, promuove la protezione della popolazione civile, la salvaguardia delle fonti di sostentamento e l’accesso ai servizi di base». Nel 2024, leggiamo, «la Svizzera ha stanziato 60 milioni di franchi per le popolazioni colpite in Siria e nella regione. Il nostro Paese sostiene le iniziative che offrono assistenza e servizi alle persone colpite dagli effetti del conflitto e che hanno bisogno di protezione. Contribuisce attivamente alla promozione della pace e alla prevenzione dei conflitti violenti. Cerca inoltre di garantire una gestione sostenibile dell’acqua, un’istruzione di qualità e la creazione di reddito per i profughi, gli sfollati interni, i migranti più vulnerabili e le comunità di accoglienza in Siria nonché in Iraq, Giordania, Libano e Turchia».

Le relazioni tra la Svizzera e la Siria, conclude il DFAE, «affondano le loro radici nell’antichità grazie alla Via della Seta, che attraversava la Siria e collegava il Vicino, il Medio e l’Estremo Oriente con l’Europa. Nel XIX secolo le esportazioni di prodotti tessili e chimici in Siria e le importazioni di prodotti tessili in Svizzera rendono gli scambi più dinamici. Inoltre, commercianti svizzeri si stabiliscono ad Aleppo, snodo fondamentale tra Occidente e Oriente». La Siria dichiarò la propria indipendenza nel 1941 e la Svizzera riconobbe la nuova Repubblica nel 1945. Dal 1946 al 1958 «il nostro Paese è rappresentato a Damasco da una cancelleria e successivamente da un consolato generale trasformato in ambasciata nel 1962».

Nel 2012, per contro, l’Ambasciata di Svizzera a Damasco era stata chiusa per ragioni di sicurezza: «Dal dicembre del 2017 nella capitale siriana è garantita una presenza umanitaria. Compito di questo ufficio è il coordinamento delle attività umanitarie della Svizzera nel Paese. Dal 2022, l'Ambasciatore svizzero a Beirut, in Libano, è accreditato anche come Incaricato d'affari per la Siria». Sempre nel 2012, durante l'Ora delle domande il consigliere nazionale Hans-Jörg Fehr chiese, sulla scia della guerra civile scatenatasi in Siria e sulla base di alcune stime che attribuivano al clan del presidente Bashar al-Assad ricchezze fino a 120 miliardi di dollari: «Perché finora in Svizzera sono stati congelati solo averi siriani per un totale di 50 milioni?». E ancora: «Perché la Procura federale non è riuscita a dimostrare il coinvolgimento del cugino di Assad, Hafez Makhlouf, nel riciclaggio di denaro?». Le autorità svizzere, ricordiamo, avevano congelato il conto di Makhlouf (circa 3 milioni di euro) in una banca di Ginevra per sospetto riciclaggio di denaro nel 2011. Nel febbraio 2012, per contro, Makhlouf aveva vinto una causa legale per sbloccare 3 milioni di franchi svizzeri detenuti in conti bancari in Svizzera dopo aver fatto ricorso, affermando che erano antecedenti alle sanzioni.