«In gita» nell'Oberland bernese con l'uniforme nazista

«Escursione nazista nell'Oberland bernese, interviene la polizia». Così titola un articolo pubblicato questa mattina da SRF, che allega pure lo scatto di un lettore. «Un gruppo di uomini, tutti vestiti con vecchie uniformi naziste, ha attraversato il massiccio del Wildhorn durante il fine settimana».
Si tratta di un gruppo di 25 uomini. Vestiti in uniformi della Wehrmacht, le forze armate attive nella Germania nazista. La persona che ha contattato SRF ha notato subito le svastiche e altri simboli riconducibili al Terzo Reich sulle uniformi. Un lettore – che stava partecipando al Jazz Tage Lenk – ha anche mandato un video a 20 Minuten. Le forze dell'ordine avevano già ricevuto una segnalazione venerdì, ha dichiarato Deborah Zaugg, portavoce della polizia cantonale bernese ai microfoni del programma radiofonico «Heute Morgen». Il gruppo di «escursionisti» provenienti da diversi Paesi europei e dagli Stati Uniti è stato fermato a Iffigenalp, nei pressi di una radura a 1.600 metri di quota, vicino a Lenk. Secondo quanto riferisce Keystone-ATS, nel gruppo era presente anche un cittadino svizzero.
Zaugg ha spiegato che la polizia è intervenuta e ha intimato agli uomini di togliere le giacche per evitare possibili scontri con passanti. La comitiva, infatti, non è incorsa in alcuna sanzione e non rischia nessuna conseguenze giuridica, poiché attualmente in Svizzera non è vietato indossare simboli nazisti. Secondo il diritto vigente, una persona viene sanzionata solo se utilizza un simbolo razzista e nel contempo promuove la corrispondente ideologia. La polizia ha comunque preso nota dei dati dei singoli.
Già in primavera l'Oberland bernese era stato scelto dai membri del gruppo di estrema destra Junge Tat – movimento balzato alle cronache in Ticino nell’ottobre 2023 per aver srotolato dai Castelli di Bellinzona uno striscione con scritto «migranti a casa» – per un raduno con circa 40 persone, definito «un campo di addestramento».
La discussione a Berna
La maggioranza dei partiti, dei Cantoni e delle associazioni vuole vietare l’uso e la distribuzione di simboli nazionalsocialisti nello spazio pubblico. È quanto emerge dalla consultazione, relativa a una legge speciale del Governo, che si è conclusa alla fine di marzo. Nella sua presa di posizione, datata 12 marzo 2025, il Consiglio di Stato ticinese «accoglieva positivamente il progetto sottoposto in consultazione, ringraziando per l'opportunità offerta di esprimere il suo giudizio».
Il Consiglio federale ha annunciato a dicembre che chiunque trasgredirà al divieto sarà punito con una multa di 200 franchi. In una seconda fase, saranno vietati anche altri emblemi estremisti e di esaltazione della violenza.
Come detto, secondo il diritto vigente, una persona viene sanzionata solo se utilizza un simbolo razzista e nel contempo promuove la corrispondente ideologia. Senza questo requisito, non sono possibili sanzioni. Ora, Legislativo ed Esecutivo vogliono colmare questa lacuna legale. Concretamente, il divieto comprende sia simboli palesemente nazionalsocialisti, quali la croce uncinata, quelli runici delle SS o il saluto a braccio teso, ma anche delle varianti, pur se in questo caso sarà ovviamente decisivo il contesto: si tratta ad esempio di riferimenti più sottili quali i codici alfanumerici «88» (l’H è l’ottava lettera dell’alfabeto, quindi significa «Heil Hitler ») e «18» (A+H, le iniziali del «Führer»).
Il Consiglio federale prevede eccezioni al divieto per scopi educativi, artistici, scientifici, storici o giornalistici. Ad esempio, saranno autorizzati i resoconti dei media sugli incidenti antisemiti. Saranno consentiti anche nelle lezioni di storia e nelle presentazioni satiriche e storiche.
L’organizzazione mantello delle comunità ebraiche in Svizzera – che comprende la Federazione svizzera delle comunità israelite e la Piattaforma degli ebrei liberali in Svizzera (PJLS) – chiede da anni una legislazione di questo tipo. Le attuali sanzioni sono inadeguate, ha sottolineato l’organizzazione. Il PS accoglie con favore quello che considera un «chiaro segnale» del Consiglio federale contro il razzismo e l’antisemitismo. La legge è un passo importante verso il rafforzamento dell’ordinamento fondamentale dello Stato svizzero fondato sulle libertà e sulla democrazia. Secondo i socialisti, ciò è particolarmente importante alla luce del forte aumento degli incidenti antisemiti in Svizzera e in Europa e dell’incremento generale dei reati di discriminazione e incitamento all’odio. Anche i Verdi liberali e il Centro sostengono il progetto di legge federale. Dal canto suo, il PLR ritiene essenziale che queste normative vengano ancorate nel Codice penale piuttosto che in una legge speciale. Questa opinione è condivisa dalla Conferenza dei direttori dei dipartimenti cantonali di giustizia e polizia. Il nuovo divieto, a suo avviso, dovrebbe essere formulato anche come «reato punito a querela di parte». Il mancato rispetto dell’interdizione potrebbe essere sanzionato con pene detentive fino a tre anni o pene pecuniarie. L’UDC, invece, non è d’accordo e teme che la libertà di espressione venga limitata. Secondo il partito, ciò include anche «dichiarazioni provocatorie o scioccanti», semplificazioni o esagerazioni. È di fondamentale importanza che in una democrazia sia possibile esprimere anche opinioni sgradite alla maggioranza o scioccanti per molti.