La sentenza

Incidente mortale del pullman a Zurigo, condannato l'autista

La pena è di due anni di prigione, sospesi con la condizionale – Nell'incidente, risalente al dicembre 2018, erano morti uno degli autisti e una passeggera 37.enne
© Polizia cantonale Zurigo
Ats
29.05.2024 18:36

Il Tribunale distrettuale di Zurigo ha condannato oggi a due anni di prigione, sospesi con la condizionale, per omicidio colposo plurimo il conducente del pullman protagonista del grave incidente che aveva causato due morti e oltre 40 feriti nei pressi della città sulla Limmat nel dicembre 2018. L'imputato, un cittadino italiano, non era presente al processo avendo ricevuto una dispensa per motivi psichici.

La pena detentiva appioppata al 63enne è in linea con la richiesta della procura, mentre la difesa spingeva per una semplice multa. L'uomo è stato condannato anche per lesioni personali colpose plurime e gravi infrazioni del codice stradale. La sentenza può essere contestata in appello.

Secondo il Ministero pubblico, l'autista procedeva troppo velocemente sulla carreggiata innevata e ghiacciata, malgrado fosse a conoscenza delle cattive condizioni meteorologiche. Il giudice ha confermato che l'uomo avrebbe dovuto regolarsi di conseguenza, anche considerando la sua esperienza e che aveva già percorso quella strada più volte nei mesi precedenti.

Il sinistro si è verificato il 16 dicembre del 2018, verso le 4.15 del mattino, sull'autostrada A3, a sud di Zurigo. Il mezzo proveniva dall'Italia, più precisamente da Genova, ed era diretto in Germania.

Il bus, che apparteneva a una società italiana subappaltatrice dell'impresa di trasporti Flixbus, aveva sbandato e si era schiantato contro un muro. A bordo c'erano 51 persone.

Pesante il bilancio del violentissimo scontro, nel quale la parte anteriore del pullman è andata distrutta: a perdere la vita erano stati uno degli autisti, deceduto 15 giorni dopo, e una passeggera 37enne, residente nella provincia di Como, morta dopo essere finita nel fiume Sihl al termine di un volo di 10 metri.

«È assurdo che un professionista guidasse in quel modo», ha detto il procuratore in aula. Il pullman viaggiava a 68 km/h su un tratto con limite di 60 km/h ma nel quale, considerando il maltempo, non si sarebbero dovuti superare i 30 km/h. Stando alla ricostruzione, l'autista, dopo un'iniziale frenata, ha peraltro brevemente riaccelerato prima di tentare disperatamente di fermarsi, un dettaglio purtroppo decisivo secondo l'inchiesta.

Nel corso degli interrogatori, il diretto interessato, a sua volta rimasto ferito nella collisione, aveva invece puntato il dito contro la pessima visibilità e il suo datore di lavoro, che poteva licenziare gli impiegati in caso di mancata puntualità. È tuttavia emerso come dalla sede centrale avessero fatto sapere che, vista la meteo avversa, sarebbero stati accettati eventuali ritardi.

Come detto, la difesa ha cercato di limitare la condanna a una sanzione pecuniaria. La legale dell'uomo ha sottolineato che il suo assistito non può essere ritenuto responsabile dei morti e dei feriti.

Stando all'avvocata, in primis non è chiaro come la passeggera deceduta sia caduta nel fiume. «È impossibile che sia stata scaraventata fuori dall'impatto», ha fatto notare, parlando di incompatibilità di ferite e danni ai finestrini con questa presunta dinamica.

L'altro autista appariva invece in via di guarigione durante il ricovero. Non è possibile dimostrare che la sua morte sia direttamente collegata all'incidente, ha detto l'avvocata, evidenziando che il collega del suo cliente aveva problemi di salute preesistenti.

Infine, tutte le persone ferite che hanno sporto denuncia non indossavano le cinture di sicurezza, ha rimarcato la difesa. E questo malgrado gli autisti avessero comunicato l'obbligo di allacciarsi.

I giudici però non hanno seguito queste argomentazioni. Non hanno ad esempio avuto dubbi sul fatto che il secondo autista sia morto per le lesioni riportate nell'incidente e hanno ritenuto un aggravante le cinture non allacciate: l'autista lo sapeva e perciò avrebbe dovuto guidare con ancora più attenzione. Il tribunale ha invece ammesso di non essere del tutto convinto su come la passeggera sia finita nel fiume. In ogni caso, anche la donna ha perso la vita a seguito del sinistro.

La difesa ha criticato pure le autorità per la tragedia, definendo «estremamente pericoloso» il luogo del sinistro. Si tratta un troncone sopraelevato che finisce nel vuoto, con alla destra una rampa in discesa che porta in città e il corso d'acqua che scorre sotto. Il bus si è schiantato contro il muro di contenimento posto alla fine di questo tratto «monco» di autostrada, costruito negli anni '70 in vista di un progetto, mai concretizzatosi, che prevedeva l'attraversamento sotterraneo della città di Zurigo con tre tunnel.

Per l'avvocata, all'epoca la segnaletica e l'illuminazione erano carenti. Poi, a seguito della disgrazia - peraltro nel marzo 2016 un veicolo pesante aveva avuto un incidente nel medesimo luogo, con il conducente che era rimasto gravemente ferito - sono stati adattati i cartelli e posate nuove barriere di cemento.