Finanze federali

La Confederazione risparmierà meno, ma piovono le critiche

Il Consiglio federale, dopo le critiche, ha in parte rivisto il suo piano di risparmi, riducendone l’impatto di circa 600 milioni - I Cantoni non sono comunque soddisfatti e annunciano battaglia - Critici anche i partiti: ventilato il referendum sia dai Verdi che dal PLR
©Gabriele Putzu
Paolo Gianinazzi
25.06.2025 20:30

Da un pacchetto di risparmi per circa 3,6 miliardi di franchi – quello messo in consultazione dal Consiglio federale a gennaio e che ha generato una lunga serie di critiche, in particolare da parte dei Cantoni – a un piano di misure per circa 3 miliardi di franchi. Dopo le rimostranze giunte da destra e da sinistra, dai Cantoni come dai Comuni e dalle Città, il Governo ha dunque parzialmente rivisto il suo «Pacchetto di sgravio 27», riducendone il volume globale e andando, in parte, incontro alle richieste dei Cantoni. Questi ultimi, però, come vedremo non sono del tutto soddisfatti del parziale dietrofront dell’Esecutivo e hanno già annunciato battaglia in vista della discussione parlamentare. Un dibattito che, a giudicare dalle prime reazioni a caldo dei partiti, si preannuncia acceso.

La partenza e i ritocchi

La situazione di partenza è nota. Anzi, come scritto dal Consiglio federale in una nota, «è persino peggiorata» rispetto al momento della consultazione. E questo per via, in particolare, di alcune decisioni prese sia dal Parlamento sia dallo stesso Governo o dal popolo (si pensi alla 13. AVS, oppure al programma Erasmus+, solo per citarne un paio). Ad ogni modo, quando il Governo ha presentato il pacchetto, nel gennaio 2025, non mirava solo al riequilibrio delle finanze, bensì pure a «creare il margine necessario per affrontare le sfide politico-finanziarie future». E, di fatto, «aveva previsto un’eccedenza di 800 milioni per il 2027 e di 1,3 miliardi per il 2028». Eccedenze che però, ha sottolineato la consigliera federale Karin Keller Sutter in conferenza stampa, da gennaio a oggi si sono praticamente azzerate. Ergo: al Governo è rimasto pochissimo margine di manovra per rivedere il pacchetto di risparmi. Nonostante ciò, come detto, il Consiglio federale è comunque voluto andare incontro ad alcune richieste dei Cantoni. Ad essere risparmiati dai risparmi, almeno parzialmente, sono i settori della migrazione, della perequazione finanziaria, della sanità e della formazione professionale. Ad esempio, sul fronte della migrazione, il Governo prevedeva di ridurre da 7 a 4 anni il periodo di copertura dei costi dell’aiuto sociale per le persone ammesse temporaneamente e quelle in cerca di protezione. Ora, però, tale soglia sarà posta a cinque anni, risparmiando così circa 50-100 milioni di franchi in meno rispetto a quanto inizialmente previsto. Oppure, sul fronte della perequazione finanziaria intercantonale ha deciso che poco meno della metà dello sgravio deciso, pari a circa 60 milioni di franchi, sarà distribuita fino al 2031 ai Cantoni finanziariamente deboli. Oppure ancora: ha deciso di rinunciare alla misura di contenimento dell’evoluzione delle uscite nel settore dell’assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie; e, sul fronte della formazione professionale, ha posticipato la riduzione degli importi forfettari e dei contributi.

Gli scenari futuri

Dei ritocchi ai tagli inizialmente previsti che, concretamente, hanno abbassato l’impatto del pacchetto di risparmi da 2,7 a 2,4 miliardi per il 2027 e da 3,6 a 3 miliardi per il 2028. Fare meglio, però, sarà difficile. La «ministra» delle finanze ha infatti messo le mani avanti, sottolineando la necessità e l’urgenza di approvare il pacchetto di misure così com’è: senza tener conto dei risparmi si prevede un deficit strutturale di 2,3 miliardi nel 2027 e di 4,5 miliardi nel 2029. Disavanzi che, grazie alle misure proposte, sarebbero invece pressoché azzerati per il 2027 e per il 2028, ma non per il 2029, momento in cui si stima che il deficit potrebbe essere di 1,4 miliardi. Ossia, scrive lo stesso Governo, «persino attuando tutte le misure di sgravio, è probabile che dal 2029 si rendano necessarie ulteriori misure correttive». Ad ogni modo, guardando ai prossimi mesi, l’Esecutivo ha fatto sapere che il messaggio con le misure sarà verosimilmente presentato a settembre, mentre quello relativo al Preventivo 2026 (presentato anch’esso oggi, con un deficit prospettato di 600 milioni di franchi) sarà invece adottato a fine agosto.

Le prime reazioni

Come detto, malgrado i ritocchi del Governo, i Cantoni hanno già annunciato battaglia. La Conferenza dei governi cantonali, pur riconoscendo i passi avanti rispetto al progetto messo in consultazione, ha comunque sottolineato che anche «nella sua forma attuale il programma di sgravi comporterebbe un notevole trasferimento di costi ai Cantoni e ai Comuni. Motivo per cui occorre reimpostare il lavoro». E, quindi, «i governi cantonali intendono lavorare attivamente durante la fase parlamentare per trovare una soluzione accettabile per tutti i Cantoni».

Anche i partiti, come detto, si sono detti parecchio critici del piano presentato dal Governo. Su tutti, i Verdi, che hanno confermato l’intenzione di lanciare un referendum, definendo il pacchetto un programma di austerità ideologico a scapito del futuro. Anche il PS, va da sé, ha fatto capire che intende opporsi con tutte le sue forze al pacchetto, definito «di smantellamento». Critiche sono poi giunte anche dal PVL, mentre il PLR ha aspramente criticato l’aggravio per i prelievi di capitale della previdenza (si veda l’articolo a fianco), dicendosi pure pronto a lanciare la raccolta firme qualora la misura non fosse eliminata dal Parlamento.

Il ritiro della pensione nel mirino del Governo

Le misure di risparmio proposte dalla Confederazione riguardano praticamente tutte una riduzione della spesa. Una in particolare, però, prevede un significativo aumento delle entrate: l’imposizione più elevata per i prelievi di capitale del secondo e terzo pilastro (3a). Una misura che farà certamente parecchio discutere. Il PLR, ad esempio, ha parlato di una «nuova imposta iniqua sulla previdenza, che mette le mani nei patrimoni privati delle casse pensioni» per fare «una concessione alla sinistra», facendo in sostanza pagare il ceto medio al posto di «frenare la continua crescita delle spese».

E dunque, che cosa cambierebbe? Riassumiamo all’osso che cosa potrebbe cambiare se fosse approvata la proposta dell’Esecutivo. Oggi il ritiro del capitale previdenziale è imposto in base a tre categorie: persone sole, coppie sposate con una sola persona che percepisce prestazioni in capitale e coppie sposate in cui entrambe la percepiscono. Ora, il Governo intende adottare una nuova tariffa unitaria per tutti. E, essenzialmente, prevede di sgravare (o lasciare la situazione così com’è) il prelievo di capitali fino a 100.000 franchi, mentre introduce un importante aggravio sopra questa soglia. Concretamente, dunque, viste le cifre in ballo è verosimile che favorirà il ritiro del 3. pilastro (per il ceto medio sovente sotto i 100.000 franchi), mentre sfavorirà quello del 2. pilastro (sovente, invece, superiore a tale soglia).

Facciamo un paio d’esempi. Oggi per una persona sola ritirare 100.000 franchi di capitale «costa» 538 franchi di imposte. In futuro tale cifra, secondo la proposta del Governo, potrebbe scendere a 363 franchi. Se quella stessa persona, però, ritirasse 1 milione di franchi, verrebbe tassata per poco più di 42 mila franchi (mentre oggi tale cifra sarebbe di 23 mila). E per un capitale di 10 milioni andrebbe ancora peggio: 717 mila franchi d’imposte contro gli attuali 230 mila. Insomma, man mano che crescono gli importi, cresce anche l’imposizione. Anche l’imposta aggiuntiva per ogni 100 franchi di prestazioni in capitale supplementari (rispetto alla categoria di riferimento) sarebbe ovviamente progressiva: si passa dal 3% tra i 100.000 e i 250.000 franchi, al 5% fino al milione, al 7% fino a 10 milioni, per giungere all’aliquota marginale più elevata dell’11,5%.

Tutto ciò, per maggiori entrate stimate in 240 milioni di franchi, di cui 190 per la Confederazione e 50 per i Cantoni.

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