La cura delle acque svizzere, ora, è un modello da imitare

Oltre la neve per la sostenibilità delle Alpi
Da alcuni mesi le Alpi sono le protagoniste del progetto Beyond Snow (in italiano Oltre la Neve), cofondato dall’Unione europea. Lo scopo è ben preciso: contribuire allo sviluppo di comunità e destinazioni turistiche più resilienti, così da permettere alle aree alpine a media e bassa quota di adattarsi alla sempre più critica mancanza di neve.
Centrale è, per questo progetto, sviluppare delle soluzioni che abbiano un impatto positivo dal punto di vista ambientale, economico, sociale e culturale. Tra gli obiettivi c’è l’aumentare la resilienza climatica socio-ecologica delle piccole stazioni turistiche invernali, creare nuovi percorsi di sviluppo sostenibile, progettare processi di transizione e soluzioni implementabili, fornire formazione e sensibilizzazione. Sia i cittadini che i decisori ai diversi livelli tecnici e politici saranno coinvolti in questo processo.
Il 7 dicembre 2024 è stato inoltre lanciato il «Beyond snow Photo Contest», rivolto a tutti gli appassionati di fotografia: turisti e residenti sono stati invitati a condividere le loro testimonianze visive sulla trasformazione della regione alpina di fronte al cambiamento climatico, proprio con lo scopo di mettere in luce la resilienza delle comunità montane. Ne è nato un racconto per immagini utile a mostrare come la vita vada «oltre la neve».
La cura delle acque svizzere è un modello da imitare
Il mese scorso il Guardian ha dedicato un approfondimento alla Svizzera, elogiandone l’attività svolta negli ultimi anni per riqualificare le proprie acque.
Negli anni Sessanta la Svizzera era tra i Paesi con le acque più sporche in Europa con significativa presenza di alghe, schiuma, detriti e pesci morti. Basti pensare che nel 1965 solo il 14 per cento della popolazione era collegato ad un impianto di trattamento delle acque reflue, mentre oggi il dato è del 98 per cento.
La situazione del passato aveva portato a divieti di balneazione per alcuni fiumi (come l'Aar e la Limmat) per il pericolo di ingerire acqua non potabile; oggi, al contrario, i corsi d’acqua svizzeri vengono definiti oro blu.
Tutto questo è stato possibile grazie alla nascita di una complessa rete per quanto riguarda il sistema fognario, all’introduzione di specifiche leggi per la tutela dell’ambiente e lo smaltimento dei rifiuti e, infine, alla cura dei cittadini per il proprio territorio.
Particolare attenzione è stata riposta nella dannosità dei microinquinanti. Nei pressi di Ginevra è in funzione un impianto che filtra oltre 250 litri di acqua al secondo, dando precedenza a rifiuti, cibo, denaro (principali categorie di scarti umani) e solo in seguito grasso e sabbia. Successivamente l’acqua viene trattata in grandi vasche batteriche in grado di rimuovere la materia organica. L’ultimo passaggio prevede che l'acqua venga fatta passare attraverso il carbone attivo che, agendo come una spugna, assorbe le microsostanze chimiche.
I benefici di una città green: il caso di Parigi
A Parigi si parla di città green ormai da oltre vent’anni e gli effetti di queste politiche cominciano a vedersi. Non solo per quanto riguarda una evidente trasformazione della capitale francese che ha sostituito alcune delle arterie automobilistiche e posti auto con piste ciclabili e spazi verdi, ma il risultato, come raccontato dal Washington Post, è visibile anche «nell’aria».
I dati di Airparif, realtà indipendente che si occupa di monitorare la qualità dell’aria a Parigi, riportano che nella prima settimana di aprile 2024 i livelli di particolato fine sono diminuiti, rispetto al 2005, del 55 per cento. Quelli di biossido d’azoto del 50 per cento. Si tratta, in entrambi i casi, di inquinanti atmosferici che possono penetrare nel sistema respiratorio e arrecare danni alla salute.
È la stessa Airparif ad attribuire il successo di questi risultati alle politiche pubbliche volte a limitare il traffico o vietare i veicoli più inquinanti. La stima è che mantenendo queste abitudini potrebbe migliorare la qualità dell’aria dell’intero Paese entro il 2030, pur considerando necessari ulteriori sforzi nelle aree più esposte al traffico.