La mascherina che non nasconde il sorriso è Swiss made

La questione della dissimulazione del volto non ha mai smesso di far discutere e la mascherina, da quando il coronavirus ha iniziato a diffondersi, ha accentuato il problema: indossarla è raccomandato da molti e in alcune occasioni addirittura obbligatorio, ma nasconde il viso. I più romantici, poi, rimpiangono i momenti in cui, magari facendo la spesa, si poteva distinguere un sorriso su un volto amico. Come proteggersi, dunque, lasciando libero campo alle espressioni facciali? Ci ha pensato il politecnico federale di Losanna, che ha progettato una mascherina del tutto trasparente.
«Non è escluso che la mascherina venga indossata più volentieri se non dissimula i tratti e non ostacola il nostro linguaggio non verbale», ha spiegato Thierry Pelet, responsabile del progetto HelloMask in seno al Centre EssentialTech dell’EPFL, sulle colonne della Tribune de Genève. Lo studio del dispositivo, tuttavia, è iniziato ben prima dell’era della COVID-19: sul progetto, la squadra di ricercatori del politecnico si è chinata per la prima volta tre anni fa. Nulla a che vedere con la pandemia, quindi: si trattava di concepire un materiale poroso e filtrante, capace di bloccare i virus pur lasciando passare l’aria.
Il progetto ha vissuto diverse fasi e per momenti si è proceduto a tentoni. In un primo momento, un progetto iniziale prevedeva una mascherina con una finestrella trasparente a livello della bocca, ma l’idea è stata presto abbandonata.
Un materiale nuovo, interamente biodegradabile
Si è infine arrivati a mettere a punto un materiale composto di polimeri che adempievano tutti i criteri, con il vantaggio, inoltre, di essere biodegradabile. A inizio giugno è infine stato depositato il brevetto internazionale ed è stata creata una start-up, HMCARE, con sede nel campus di biotecnologie di Ginevra. «I potenziali investitori sono così tanti che abbiamo dovuto respingere alcune offerte», prosegue il responsabile del progetto HelloMask, sviluppato anche grazie alla collaborazione dell’Empa, il Laboratorio federale di prova dei materiali e di ricerca.

«La pandemia, poi, ci ha raggiunti», dice Pelet. «Da quando abbiamo comunicato lo stato avanzato del progetto, un mese fa, siamo stati presi d’assalto da centinaia di richieste provenienti dal mondo intero: Europa, Stati uniti, Giappone, India e Cina». L’idea, quando i lavori sono iniziati, era di puntare a un mercato più di nicchia, come il personale medico. «Avevamo pensato in particolare a chi lavora con bambini o con persone anziane, per lasciar trasparire le espressioni del volto durante un colloquio con i pazienti. Un altro utilizzo poteva interessare chi cura persone non udenti», precisa ancora Pelet. «Tutto era nato da una ragazza che leggeva racconti per bambini negli ospedali, che si diceva triste che il suo pubblico non potesse vederla sorridere». Un’idea che ha infine fatto breccia nella giuria del Challenge Debiopharm-Inartis, attivo per la qualità di vita dei pazienti.
Il coronavirus amplia la richiesta
Oggi il virus ha cambiato la prospettiva: la necessità generalizzata di portare la mascherina, con l’obbligo di indossarla nei trasporti pubblici, e ora, anche nei negozi in alcuni cantoni, ha portato il progetto a un altro livello. «Abbiamo rivisto le nostre strategia e il prodotto di HelloMask sarà destinato anche al grande pubblico. In poche settimane il nostro mercato si è ampliato enormemente», dichiara Pelet. Resta solo la necessità di accelerare la fase di produzione. Se inizialmente la commercializzazione era prevista per l’estate 2021, i termini hanno dovuto essere ristretti: si parla ora del primo semestre dell’anno prossimo, se non addirittura ancora nel 2020. Con le nuove direttive di Berna, che tende a voler confezionare questo genere di prodotti in Svizzera per evitare la dipendenza dalla Cina, si cercano ora soluzioni per avviare la produzione in loco: la start-up ha già avviato trattative con diversi Cantoni e imprese.