Governo

La pensione resta a 65 anni

Presentate, ma solo a grandi linee, le misure per finanziare l'AVS oltre il 2030: il Consiglio federale non vuole aumentare l'età di riferimento, ma vuole maggiori incentivi per lavorare più a lungo – Tra le proposte anche quella di rendere meno attraente il pensionamento anticipato
© KEYSTONE/Christof Schuerpf
Luca Faranda
15.05.2025 21:30

Abolire l’età massima AVS di 70 anni, aumentare l’IVA e i prelievi sui salari, rendere meno attraente il pensionamento anticipato. Ecco le misure principali che il Consiglio federale sta valutando per assicurare il finanziamento dell’AVS anche oltre il 2030. Il Governo, infatti, entro la fine del 2026 deve presentare un «progetto di stabilizzazione dell’AVS per il periodo 2030-2040».

Si tratta di una delle più grandi riforme del primo pilastro degli ultimi decenni: bisognerà infatti assicurare il finanziamento del fondo, tenendo anche conto della 13. AVS (che verrà versata per la prima volta alla fine del prossimo anno), dell’iniziativa del Centro sulla soppressione del tetto delle rendite (se approvata) per i coniugi e - non da ultimo - del pensionamento delle persone nate durante il «baby boom». Oggi circa 2,5 milioni di persone percepiscono l’AVS. Nel 2035 saranno ben 3 milioni, con le relative ripercussioni finanziarie sul fondo AVS: se non verranno adottate misure, secondo le stime attuali, tra dieci anni l’AVS dovrebbe registrare un deficit di ripartizione di circa 5,8 miliardi di franchi. La fase critica sarà tra il 2030 e il 2040, ha ricordato la «ministra» della Sanità Elisabeth Baume-Schneider in conferenza stampa.

Cosa non convince

Se da un lato ci sono già delle proposte (seppur non concrete) sul tavolo, dall’altro il Consiglio federale ha già voluto escludere delle possibili misure: il Governo non intende aumentare l’età di riferimento (la pensione, dunque, si raggiungerà a 65 anni anche in futuro). In votazione popolare, lo scorso anno, la proposta dei Giovani PLR era infatti stata respinta dal 74,7% dei votanti (e da tutti i Cantoni).

Oltre alla decisione popolare, per Baume-Schneider «un innalzamento generale dell’età di riferimento richiederebbe un lungo periodo di transizione e misure compensative, cosicché non inciderebbe sulle finanze dell’AVS in tempi sufficientemente rapidi per garantire il finanziamento dell’assicurazione nella fase critica». Un possibile aumento dell’età di pensionamento (che ora viene definita «di riferimento») sarà valutato nell’ambito della prossima riforma. La discussione, dunque, è solo rimandata ai prossimi decenni.

Il Consiglio federale, tra le misure, non ha voluto tenere conto nemmeno di nuove fonti di finanziamento: pertanto, non intende valutare l’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie oppure un’imposta sulle successioni o sugli utili da sostanza immobiliare.

Mix tra IVA e prelievi sui salari

Ma, quindi, quali sono gli indirizzi generali forniti dal Governo? Innanzitutto, l’Esecutivo intende concentrarsi sulle fonti di finanziamento esistenti, promuovendo al contempo il proseguimento dell’attività lavorativa oltre i 65 anni di età. Per Baume-Schneider l’attuale livello delle rendite deve inoltre essere garantito (l’ammontare delle pensioni non sarà dunque inferiore), ma i costi derivanti da questo «picco demografico» (tra il 2030 e il 2040) dovranno essere presi a carico in modo solidale.

Oggi, tuttavia, non sono state fatte proposte concrete: Baume-Schneider ha parlato di un possibile aumento dei prelievi salariali, oppure di un aumento dell’IVA. È però ancora incerto di quanto. «Si tratta di trovare un buon mix: valutare se conviene agire su una o su entrambe le leve e come poterle combinare», ha detto la consigliera federale, che segue da vicino anche gli sviluppi riguardanti il finanziamento della 13. AVS attualmente in discussione in Parlamento. «Le decisioni che saranno prese sul finanziamento della rendita supplementare o sulla soppressione del tetto avranno un’influenza sulla riforma»: per AVS2030 le linee direttrici saranno presentate nell’autunno di quest’anno e poste in consultazione fino all’inizio del 2026. L’obiettivo dichiarato è un’entrata in vigore della riforma nel 2031.

Da vantaggio a sfida

Per decenni l’AVS ha approfittato delle entrate garantite dai «baby boomer». Ora, però, questa generazione si appresta ad andare in pensione: «Il rapporto tra attivi e pensionati continuerà a ridursi» E i contributi AVS non saranno sufficienti a compensare la crescita delle uscite dell’assicurazione dovuta alla demografia. Quello che prima era un vantaggio, ora si è trasformato in una sfida, ha spiegato Baume-Schneider, che giudica le proposte di questa riforma «equilibrate e ragionevoli». L’obiettivo è anche quello di aumentare la flessibilità, creando incentivi per incoraggiare i lavoratori a proseguire l’attività professionale oltre i 65 anni.

Meccanismo automatico?

C’è però un’altra novità: «L’Esecutivo auspica l’esame di un meccanismo d’intervento per i casi in cui la situazione finanziaria dell’AVS peggiori e le decisioni politiche non siano prese per tempo». Secondo la consigliera federale, si potrebbe ipotizzare un aumento dei prelievi sui salari o un aumento dell’IVA nel caso in cui il fondo scenda al di sotto di una certa soglia (ad esempio il 70%; oggi il Fondo di compensazione AVS deve essere pari al 100% delle uscite annuali dell’AVS).

Per rendere il pensionamento anticipato meno attrattivo, il Consiglio federale sta invece valutando di peggiorare il tasso attuale. Ma questa misura deve andare di pari passo con un incentivo a lavorare più a lungo, è stato ricordato in conferenza stampa. Baume-Schneider ha poi sottolineato che il Governo sta considerando di abolire l’età massima AVS di 70 anni e di aumentare la franchigia applicata al reddito soggetto a contribuzione.

Le reazioni

Le proposte formulate dal Consiglio federale, come era prevedibile, non fanno l’unanimità: per il PLR l’Esecutivo «ha scelto la strada più semplice e più dannosa», ovvero l’aumento dei contributi salariali e l’aumento dell’IVA. Ciò, critica il partito, indebolisce i salari del ceto medio e incide negativamente sul potere d’acquisto. Chiedendo «una vera riforma» con misure strutturali, cita la possibilità di lavorare più a lungo (facendo riferimento all’innalzamento dell’età di riferimento).

Il PS, dal canto suo, «è deluso che non ci siano modelli di finanziamento alternativi socialmente equi, come una tassa sulle transazioni finanziarie e misure per migliorare le pensioni di chi ha un reddito basso». Dello stesso avviso i Verdi. Entrambi i partiti sono invece soddisfatti della decisione di non proporre un aumento dell’età pensionabile.

Il Centro accoglie favorevolmente «i progressi compiuti nella riforma», ma chiede di esaminare delle fonti di finanziamento supplementari, come la tassa sulle transazioni finanziarie. L’UDC, invece, per il momento ha deciso di non commentare la riforma.

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