Siccità

Laghi e fiumi europei come fantasmi: ora si teme per l'estate

La siccità che allarma il Ticino preoccupa anche Italia, Francia e Spagna: diverse le situazioni critiche, «in Lombardia manca all’appello il 52% dell’acqua»
© Shutterstock
Michele Montanari
31.03.2023 12:30

L’Europa ha sete, con largo anticipo sull’estate. Già, proprio come l’anno scorso, la siccità preoccupa il Vecchio continente, con il settore dell’agricoltura in prima linea. Svizzera, Francia, Italia e Spagna: le carenze idriche colpiscono da più parti. Insomma, l’allarme che si fa sempre più concreto in Ticino, pare essere diffuso a macchia d’olio. Manuela Brunner, assistant professor di idrologia e impatti climatici presso l'ETH di Zurigo e presso l'Istituto di ricerca sulla neve e le valanghe di Davos (SLF), interpellata dalla CNN, ha parlato di una «situazione particolare». Guardando fuori dalla finestra del suo ufficio nella località grigionese, a un'altitudine di quasi 1.600 metri, Manuela Brunner ha affermato di vedere una distesa di erba marrone e verde. Pochissima la neve davanti ai suoi occhi. «Questo è stato l'inverno più estremo in termini di scarsa copertura nevosa, ed è un problema», ha sottolineato. Una minor presenza di neve significa infatti meno acqua (neve sciolta) nei fiumi (e nei laghi) in primavera. «Negli ultimi 50 anni la carenza di neve è diventata un fattore sempre più importante nella successiva mancanza di acqua in estate», ha spiegato Brunner, auspicando l’arrivo di periodi prolungati di precipitazioni sulla Svizzera, anche se «più la primavera avanza, più è improbabile che ciò avvenga». Archiviata dunque una delle estati più torride e siccitose degli ultimi 500 anni, quella del 2022, diversi Paesi europei hanno registrato livelli talmente bassi di neve e pioggia negli ultimi mesi da far temere il peggio per quelli più caldi.

Spostandoci in Francia, la CNN cita, ad esempio, il Lac de Montbel, nel sud-ovest del Paese, ai piedi dei Pirenei: quello che dovrebbe essere una fonte vitale per gli agricoltori, nonché un serbatoio per i fiumi locali, dopo l'inverno più secco degli ultimi 60 anni è diventato l'ombra di se stesso. Le immagini del Lac de Montbel, oggi, sembrano le foto scattate alla fine di un'estate torrida. Attualmente, a circa il 28% della sua capacità, i livelli d'acqua sono inferiori alla metà di quelli considerati normali in questo periodo dell'anno. D’altronde, a marzo, in quell'area, sono stati toccati i 30 gradi: Météo-France ha parlato del giorno di marzo più caldo mai registrato nel Paese dal 1900. Non bastasse, tra gennaio e febbraio, la Francia ha avuto più di 30 giorni consecutivi senza precipitazioni significative, ovvero il periodo più lungo dall'inizio delle registrazioni, nel 1959.

In Italia le cose non vanno meglio. Nel nord della Penisola, che la scorsa estate ha subito la peggiore siccità da oltre 70 anni, le montagne hanno livelli di neve molto bassi, così come l’acqua nei laghi. Il Lago di Como è sotto al 18% della sua capacità. Gladys Lucchelli, direttore di ANBI Lombardia, l’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue, ha riferito al Corriere della Sera: «È già allarme siccità. In Lombardia manca all’appello il 52% dell’acqua, 1,8 miliardi di metri cubi rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso». E la situazione dei laghi sembra essere persino più critica rispetto al 2022, sottolinea Lucchelli: «Il contesto è peggiore dello scorso anno e la mancanza del manto nevoso aumenta la preoccupazione. Lo scorso anno il deficit era, in media, del 27%. Nel 2023 siamo al 50%. Per il lago di Como la situazione è grave. La riserva delle risorse idriche è a -45%. Rispetto alla media del periodo il livello del lago è inferiore di 40 centimetri. La mancanza di neve in questa porzione alpina è del 50%». 

Per non parlare del Po, il fiume che si snoda lungo il centro nevralgico agricolo del nord Italia: le immagini del corso d'acqua diffuse nelle ultime settimane sono impressionanti. Il Po è ai minimi storici, con alcuni punti considerati a livelli di siccità estrema. Gli addetti ai lavori prevedono che la quantità di riso che coltiveranno in primavera sarà la più bassa da oltre due decenni, stando a un sondaggio di Ente Nazionale Risi (Enterisi). «Aprile e maggio saranno cruciali perché le precipitazioni più scarse nei mesi invernali devono essere recuperate», ha detto alla CNN un portavoce di Enterisi.  

Situazione simile in Catalogna, nel nord-est della Spagna, dove i bacini sono aridi e i raccolti piangono. I livelli medi dell'acqua nei bacini idrici della Catalogna sono al 27% circa e sono già in vigore alcune restrizioni. Il bacino idrico Pantà de Sau, a nord di Barcellona, ​​è pieno solo per il 9% circa, secondo i dati della Agenzia catalana per l'acqua. A metà marzo, sono stati rimossi i pesci, nel tentativo di salvarne il più possibile e garantire la qualità dell'acqua rimasta nel bacino idrico, da cui dipendono più di cinque milioni di persone. Insomma, gran parte dell'Europa fa gli scongiuri per la pioggia, mentre «ciò che osserviamo è in linea con quello che dobbiamo aspettarci dal cambiamento climatico», evidenzia Andrea Toreti, climatologo presso il Joint Research Centre della Commissione europea.

In questo articolo:
Correlati