Votazione federale

Lex Netflix: le spiegazioni della Cancelleria sull'opuscolo informativo

È la cartina a pagina 13 ad aver suscitato perplessità
© CdT/ Chiara Zocchetti
Ats
13.04.2022 16:01

Dopo le domande emerse in seguito alla pubblicazione del libretto per la votazione del 15 maggio, in particolare riguardo alle spiegazioni della legge sul cinema, la Cancelleria federale ha deciso di fare delle precisazioni.

Nelle spiegazioni, si legge in un comunicato odierno, è presente una cartina che ha suscitato perplessità. Sono state quindi pubblicate precisazioni che illustrano a quali criteri la cartina a pagina 13 riporta i Paesi «che hanno introdotto un obbligo d'investimento o una tassa per i servizi di streaming». Durante le operazioni è stato scoperto che sulla cartina la Slovacchia appare in bianco, nonostante preveda una tassa per i servizi di streaming, sottolinea la Cancelleria.

Sulle versioni stampate del libretto non è più possibile apportare modifiche, ma nelle spiegazioni PDF pubblicate sui siti federali la cartina è stata adeguata e sono state aggiunte le precisazioni.

Proprio ieri il comitato referendario che si oppone alla modifica della legge sul cinema ha presentato un reclamo in quattro cantoni contro l'opuscolo informativo. Il governo è accusato di aver fornito informazioni errate nella brochure distribuita alla popolazione. Secondo i critici della cosiddetta Lex Netflix, le spiegazioni inserite nell'opuscolo di voto sono incomprensibili, contraddittorie e sbagliate. A loro avviso, il Consiglio federale non ha adempiuto al suo dovere di informare in maniera fattuale, oggettiva e corretta e ha persino soppresso elementi importanti, impedendo ai votanti di orientarsi sul vero e proprio obiettivo dell'oggetto e sulla sua portata.

Ma la precisazione fornita oggi dalle autorità non è bastata a far cambiare idea al comitato, che manterrà quindi i reclami. In particolare, viene criticato il fatto che il libretto fisico non sarà modificato, cosa importante visto che la maggioranza della popolazione si informa proprio con quello. Non viene vista di buon occhio nemmeno la mancata contestualizzazione: la stragrande maggioranza dei Paesi in Europa non ha alcun obbligo di investimento, e se ce l'ha rimane sotto i due punti percentuali. «Solo Francia, Italia e Spagna hanno quote superiori a quelle proposte in Svizzera».

Correlati