Il caso

Ma quale neve, sul lago di St. Moritz c'è solo fanghiglia

Un articolo del New York Times dedicato al polo ha suscitato non poche polemiche in Engadina e non solo – Anche per il White Turf, viste le temperature alte, gli organizzatori hanno dovuto fare salti mortali
Un'immagine del White Turf nel 2019. © Eddy Risch
Marcello Pelizzari
05.02.2024 10:30

Addio pellicce. Il termometro, in Engadina, è salito fino a toccare gli 8 gradi nella prima delle tre domeniche riservate all'iconico White Turf, le spettacolari corse di cavalli sul lago ghiacciato famose in tutto il mondo. E così, gli spettatori hanno sfoggiato normali (seppur costosissimi) maglioni in cachemire. Da un lato, evidentemente, i visitatori hanno apprezzato e non poco le temperature miti. Dall'altro, però, come ha sottolineato il Blick per l'industria turistica dei Grigioni questi sbalzi termici fuori stagione sono motivo di forte preoccupazione. 

Per dire: il lago di St. Moritz, date simili condizioni, non è attraente e – soprattutto – alla lunga rischia di non essere sicuro. Tant'è che, una settimana fa, in occasione dell'annuale Coppa del Mondo di polo sulla neve, gli organizzatori hanno dovuto modificare il programma a causa del meteo. Il campo da gioco, infatti, non permetteva ai cavalli di galoppare in sicurezza sulla neve (e sul lago). Invece di partite vere e proprie, sono stati tirati soltanto dei rigori. La vicenda, beh, ha attirato l'attenzione anche del New York Times. Uno dei maggiori quotidiani al mondo. «Hanno portato i loro cavalli sulle Alpi svizzere per giocare a polo sulla neve» si legge nell'articolo. «Invece, hanno trovato fanghiglia». 

Nel weekend di apertura del White Turf, per contro, i cavalli hanno potuto galoppare sul percorso di ghiaccio e neve. Come di consueto. Gli organizzatori, sempre loro, hanno tuttavia dovuto ingegnarsi per rendere queste corse possibili. Lo strato, infatti, è stato ulteriormente rinforzato con della neve artificiale. Le immagini delle ruspe che trasportavano masse di neve verso il lago hanno fatto il giro del mondo e, di riflesso, suscitato non poche polemiche. Certo, le autorità hanno ribadito che le regole da rispettare in termini di sicurezza per i cavalli, i fantini e le migliaia di spettatori sono rigidissime e, anche per questa occasione, sono state rispettate. Ma quanto successo, inevitabilmente, rischia di causare un danno di immagine notevole a St. Moritz e alla Svizzera tutta. Della serie: da Paradiso della neve a inferno di fango e poltiglia. 

Martin Vincenz, direttore generale di Graubünden Ferien, l'organizzazione cantonale di marketing turistico, si trovava in Engadina quando le partite di polo sul lago di St. Moritz sono state sostituite da semplici rigori. «Gli organizzatori – ha commentato – almeno hanno trovato una soluzione creativa e hanno sfruttato al meglio la situazione». Le immagini pubblicate dal New York Times, per contro, hanno mostrato al mondo una realtà diversa. Ben diversa. «E di certo noi non vogliamo falsificare o mistificare la realtà» ha sottolineato Vincenz al Blick. Di per sé, le immagini di un paesaggio completamente innevato – idilliaco diciamo – stanno diventando sempre più rare con l'incedere del cambiamento climatico. Anche a St. Moritz, sì, nonostante i suoi 1.822 metri di altitudine. 

«Queste notizie possono influenzare il processo decisionale dei potenziali visitatori» ha spiegato, tornando all'articolo del New York Times, Dominik Knaus, direttore dell'Istituto per il turismo e il tempo libero dell'Università di Scienze Applicate dei Grigioni. Allo stesso tempo, Knaus vede anche un'opportunità: «Le immagini pubblicate dal New York Times possono essere un campanello d'allarme per le stazioni di sport invernali affinché diversifichino ulteriormente la loro offerta». Ovvero, concentrandosi su offerte invernali alternative e sul turismo estivo. Molti lo stanno già facendo, ad esempio promuovendo la mountain bike e il trail running invece dello sci e dello snowboard. D'altro canto, ne avevamo parlato, sull'arco alpino le stazioni prettamente sciistiche sono sempre di meno.

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