Il punto

Ma, quindi, l'iniziativa «200 franchi bastano» verrà approvata?

Secondo un sondaggio condotto da Tamedia e 20 Minuti il 53% degli intervistati approverebbe (o tenderebbe ad approvare) la proposta di abbassare il canone radiotelevisivo – Il voto si giocherà soprattutto fra Centro e PLR
©Chiara Zocchetti
Red. Online
12.10.2025 10:00

Che ne sarà della SSR, la Società svizzera di radiotelevisione? Riformuliamo: quanto dovrebbe costare, ai cittadini, l’intera offerta radiofonica e televisiva? Una domanda, questa, cruciale per il futuro dell’emittente pubblica. Verosimilmente, saremo chiamati a votare sull’iniziativa dell’UDC «200 franchi bastano» nel marzo 2026. L’iniziativa, come noto, prevede l’abbassamento del canone radiotelevisivo dagli attuali 335 franchi a 200. Non solo, le aziende verrebbero completamente esentate dal pagamento. Il budget della SSR, qualora prevalesse il «sì», si ridurrebbe dagli attuali 1,5 miliardi di franchi, compresi gli introiti pubblicitari, a 850 milioni.

L’elettorato, almeno stando a un sondaggio condotto dal gruppo Tamedia e da 20 Minuti su quasi 15 mila persone, è favorevole all’abbassamento del canone. Il 40% degli intervistati, infatti, se andassimo oggi a votare sosterrebbe l’iniziativa, mentre un altro 13% ha risposto «tendenzialmente sì». Circa un terzo (32%) la respingerebbe nettamente laddove il 12% direbbe «tendenzialmente no».

Il sondaggio mostra altresì che gli intervistati più giovani (sia quelli di età compresa tra 18 e 34 anni sia quelli di età compresa tra 35 e 49 anni) approvano o tendono ad approvare l’iniziativa, rispettivamente con il 55% e il 56%. Tra gli over 65, invece, il consenso è del 48%.

Come previsto, il tasso di approvazione più alto (71%) si registra tra i sostenitori dell’UDC. Il partito democentrista aveva lanciato l'iniziativa nell’agosto del 2023 insieme ai Giovani Liberali. I sostenitori del Partito Socialista, per contro, sono i più accesi nell’opposizione, con il 61%. Il centro-destra è un po’ più indeciso. I sostenitori vicini al PLR, ad esempio, sono per l’abbassamento (63% «sì» o «tendenzialmente sì»), mentre la maggioranza dei sostenitori centristi la respinge (56% «no» o «piuttosto no»). È in quest’area politica, evidentemente, che si giocherà il voto.

«Questi risultati sono un segnale d'allarme» ha spiegato Martin Candinas, consigliere nazionale del Centro e co-presidente dell’Alleanza per la Diversità dei Media. Soprattutto in tempi di incertezza geopolitica, una SSR forte e indipendente è più importante che mai, a suo dire: «Ci informa in modo affidabile sugli eventi mondiali». È inoltre importante che il servizio pubblico continui a fornire una buona copertura delle regioni montane e delle tre regioni linguistiche più piccole. «Un voto favorevole all’iniziativa del dimezzamento rischierebbe di creare una grave lacuna nel servizio in quelle regioni».

Thomas Matter dell’UDC, dal canto suo, ha reagito con più cautela ai risultati: «I sondaggi sono solo sondaggi, conta il risultato delle votazioni. Ma questo sondaggio, almeno, dimostra che la maggioranza degli intervistati sostiene o tende a sostenere la nostra causa».

Indipendentemente dalla posizione del Parlamento, che raccomanda di respingere l’iniziativa, il «ministro» dei media Albert Rösti aveva annunciato un controprogetto per ridurre il canone già alla fine del 2023. In una conferenza stampa, Rösti aveva dichiarato che il Consiglio federale, così facendo, voleva impedire un voto favorevole all’iniziativa. Il piano di Rösti prevede di ridurre gradualmente il canone a 300 franchi all’anno per economia domestica entro il 2029. A partire dal 2027, le aziende saranno esentate dal canone se il loro fatturato annuo è inferiore a 1,2 miliardi di franchi, il che riguarda l’80% delle imprese in Svizzera. Secondo Rösti, la SSR dovrebbe concentrarsi su settori come l’informazione, la formazione e la cultura, che rappresentano una minore concorrenza per i media privati.

Detto ciò, anche il controprogetto pone serie problematiche alla SSR, già confrontata con la diminuzione dei ricavi pubblicitari. L’emittente pubblica, non a caso, dovrà risparmiare circa 270 milioni di franchi entro il 2029. La direttrice generale Susanne Wille, di riflesso, quest’estate ha annunciato pesanti tagli al personale. Se l’iniziativa di dimezzamento venisse approvata, la SSR dovrebbe risparmiare molto di più.

Rispetto alla precedente iniziativa del 2017, denominata «No Billag», «200 franchi bastano» appare decisamente più moderata. All’epoca, i promotori volevano abolire completamente la «tassa Billag», dal nome della società che riscuoteva il canone. Tuttavia, l’iniziativa dell’UDC venne sconfessata, pesantemente, dagli elettori. Oltre il 70% dei votanti, infatti, respinse la proposta.

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