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Maja Riniker non vuole diventare presidente del PLR

Per la presidente del Consiglio nazionale «non è il momento giusto» – Non sarà quindi disponibile ad assumere le redini del partito
© KEYSTONE/Alessandro della Valle
Ats
03.07.2025 11:42

Maja Riniker (PLR/AG) è presidente del Consiglio nazionale da sette mesi. In un'intervista a Keystone-ATS, sostiene la necessità di una maggiore continuità alla guida delle Camere federali. E spiega perché ha deciso di non candidarsi alla presidenza del Partito liberale-radicale.

Dopo l'annuncio delle dimissioni del presidente del PLR Thierry Burkart, Riniker era stata indicata tra le possibili candidate alla presidenza. Ma per lei «non è il momento giusto». Non sarà quindi disponibile ad assumere le redini del partito.

L'incarico la attrae perché è molto stimolante, ma la politica argoviese fa anche riferimento al suo ruolo attuale: «Sono ancora presidente del Consiglio nazionale fino al 1° dicembre».

Riniker non vede l'ora di tornare alla politica concreta l'anno prossimo e di avere di nuovo un po' più di tempo a disposizione: «ho tre adolescenti a casa, che dovrebbero essere contenti che la loro mamma sia di nuovo più presente».

Per una presidenza più lunga

Fino all'inizio della sessione invernale delle Camere, Riniker continuerà a ricoprire la carica di prima cittadina della Svizzera, un ruolo che le piace: il contatto con molte persone, in particolare, le si addice. «È stato un anno fantastico».

In qualità di presidente, la politica argoviese dirige le sedute del Consiglio nazionale e rappresenta l'Assemblea federale in patria e all'estero. Nel sistema parlamentare svizzero, la presidenza cambia ogni anno.

Maja Riniker si interroga su questo aspetto. L'esponente del PLR è favorevole a una maggiore continuità alla guida delle Camere: «nel contesto internazionale, sarebbe certamente preferibile rimanere in carica per un periodo più lungo».

Secondo Riniker, i suoi omologhi europei a volte non capiscono perché la Svizzera affidi ogni anno la presidenza del Parlamento a nuove persone. «Sono favorevole a una presidenza del Consiglio di due anni».

In questo modo, a suo avviso, si potrebbe dialogare più a lungo con i responsabili stranieri. In politica, molto ruota intorno alle relazioni. «Penso che se il nostro mandato durasse di più, sarebbe più vantaggioso per il Paese».

Incoraggiare la diplomazia parlamentare

La cosiddetta diplomazia parlamentare è talvolta considerata in modo critico dall'opinione pubblica. Per la Riniker, però, ci sarebbero maggiori benefici se il Parlamento fosse coinvolto nelle relazioni diplomatiche del Consiglio federale e del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE).

L'argoviese cita la controversia con gli Stati Uniti sui dazi doganali. Attualmente sono in corso discussioni tecniche. «Come parlamentari, abbiamo anche contatti con i deputati americani. E questi possono avere un'influenza sul presidente o sui suoi consiglieri», ha spiegato la presidente del Consiglio nazionale. «Questa opportunità deve essere colta».

Nel complesso, Riniker ritiene che la reputazione della Svizzera all'estero sia molto positiva. «La stragrande maggioranza rispetta anche la nostra neutralità. Si tratta solo di spiegarlo più volte».

La presidente del Nazionale auspica pure una maggiore cooperazione della Svizzera in materia di sicurezza. «Se Berna può trovare una forma di cooperazione con Bruxelles all'interno di un'architettura di sicurezza europea che sia compatibile con la nostra neutralità, allora dovremmo esplorare le possibilità di collaborazione». A suo avviso, entrambe le parti ne trarrebbero vantaggio.

Lezioni da trarre dalla vicenda dell'F-35

In qualità di presidente, Riniker ha un ruolo importante da svolgere come collegamento tra il Parlamento e l'opinione pubblica. In quanto membro della Commissione della politica di sicurezza, è anche responsabile del dossier sugli aerei da combattimento.

Nell'intervista con Keystone-ATS, fa autocritica: «dobbiamo chiederci se non avremmo dovuto consultare o esigere determinati contratti. Ci siamo affidati alle perizie che sono state richieste».

La Commissione della gestione ora esaminerà la questione in modo approfondito. «A seconda delle conclusioni dell'inchiesta, potremmo dover rivedere la nostra posizione».

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