Governo

«Molte svizzere non sanno cosa l’esercito può offrire»

Dal 2030 anche le ragazze dovranno partecipare alla giornata informativa delle forze armate e della protezione civile – Per introdurre l’obbligo servirà la doppia maggioranza di popolo e Cantoni – Martin Pfister: «L’obiettivo del Consiglio federale è di aumentare la quota di donne che presta servizio»
© KEYSTONE/Michael Buholzer
Luca Faranda
12.11.2025 22:03

L’obiettivo dell’ex «ministra» della Difesa, Viola Amherd, era di aumentare la quota di donne nell’Esercito fino a raggiungere il 10% entro il 2030. Nel 2020, la percentuale si aggirava attorno allo 0,8%. Oggi si attesta al 2,5%. Ovvero circa 2.500 donne. Troppo poco. Per aumentare la quota, il Consiglio federale ha ora tracciato la via per incentivare le donne ad avvicinarsi all’uniforme. Il progetto lo ha presentato a Berna il consigliere federale Martin Pfister: a partire dal 1. gennaio 2030, urne permettendo, anche le ragazze dovranno partecipare alla giornata informativa dell’Esercito e della protezione civile. Proprio Amherd aveva presentato questo progetto lo scorso 15 gennaio, pochi minuti prima di annunciare le dimissioni dal Consiglio federale.

Oggi solo volontarie

Il Governo ha avviato la procedura di consultazione fino al 28 febbraio 2026. Il messaggio al Parlamento è previsto per il 2027 e si andrà al voto nel 2028. Sì, perché per estendere anche alle donne l’obbligo di presenziare alla giornata informativa è necessario modificare anche la Costituzione. Servirà pertanto la doppia maggioranza di popolo e Cantoni. Attualmente, le giovani donne partecipano a questa «manifestazione informativa» a titolo volontario. In Ticino, lo scorso settembre si sono tenuti sei appuntamenti (quattro dei quali in «classe mista» e due per sole donne) per informare le giovani su quanto le organizzazioni di sicurezza hanno da offrire. «Molte donne oggi non conoscono le opzioni, le prospettive e le opportunità personali e professionali che offrono l’esercito e la protezione civile», ha spiegato il «ministro» della Difesa, aggiungendo che una maggiore informazione potrebbe spingere molte più donne a prestare servizio volontario nell’esercito o nella protezione civile. È invece escluso il servizio civile: le donne non sono ammesse e il Parlamento ha ribadito il «no» a questa opzione lo scorso settembre.

Nessun obbligo di servire

Pfister ha ribadito a più riprese che si tratta anche di una questione di pari opportunità. «L’esercito e la protezione civile beneficeranno di questa maggiore diversità. Perché è provato che équipe miste ottengono risultati migliori».

Tuttavia, Pfister ha tenuto a sottolineare che il Consiglio federale è contrario all’idea di estendere l’obbligo di servire anche alle donne. Un simile passo farebbe raddoppiare il numero di persone astrette al servizio militare, con troppi costi da sopportare (la giornata informativa per le donne dovrebbe costare 3,3 milioni di franchi ai Cantoni). E non è un caso, come ha ammesso lo stesso consigliere federale, che la conferenza stampa si sia tenuta a due settimane dal voto sull’iniziativa popolare per l’introduzione del servizio civico (che il Governo invita a respingere). Si tratta di una sorta di controproposta «last minute» per influenzare il voto? Pfister, pur riconoscendo che il progetto poteva anche essere presentato dopo l’appuntamento alle urne, ha sostenuto che non si tratta di una strategia per lottare contro l’iniziativa popolare.

Senza la giornata di orientamento obbligatoria non sarebbe possibile raggiungere a lungo termine quel 10% auspicato da Viola Amherd, ha spiegato in conferenza stampa il brigadiere Markus Rihs, capo del Personale dell’esercito. Sullo sfondo c’è infatti lo «sviluppo del sistema dell’obbligo di prestare servizio». Il DDPS sta infatti valutando, oltre alla giornata informativa obbligatoria anche per le donne, di introdurre un «obbligo di prestare servizio di sicurezza» attraverso una nuova organizzazione che riunisce protezione civile e servizio civile. Dovrà essere presentata al Governo entro la fine del 2027.

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