Nel Primo maggio svizzero c'è spazio anche per Donald Trump

In migliaia, oggi, nelle città svizzere per la tradizionale manifestazione del Primo maggio. La dimostrazione si è svolta all'insegna del motto «Solidarietà invece di odio - forti insieme!».
Circa 3.000 persone si sono riunite a Basilea. La marcia è stata guidata da gruppi rivoluzionari anticapitalisti e da attivisti pro Palestina. I sindacati e il PS hanno invece chiuso il corteo, che si è spostato senza incidenti dalla Messeplatz verso il Reno. La tappa finale della sfilata è fissata in Barfüsserplatz.
In migliaia – quattordicimila secondo gli organizzatori – anche a Zurigo. Il corteo ufficiale è partito dall'Helvetiaplatz e si è svolto senza incidenti di rilievo, sotto il motto «Insieme contro la guerra e il fascismo». Il comizio finale ha avuto luogo sulla celebre Sechseläutenplatz. La presidente del sindacato UNIA, Vania Alleva, ha inveito contro «Trump e i suoi scagnozzi» e «i circoli che attaccano i sindacati, le femministe e le persone LGBTQI+». La sindacalista ha deplorato l'abolizione dei programmi di uguaglianza e diversità da parte di «Donald Trump e dei suoi tecno-oligarchi». Ha anche espresso «disperazione» per tutte le guerre in corso.
L'uguaglianza e la giustizia sono ben lontane dall'essere raggiunte in Svizzera, e potrebbero non esserlo prima del 2070 se non si accelerano i progressi, ha sottolineato ancora Alleva: «Il 50% delle donne che lavorano, nonostante la sua istruzione, guadagna meno di 5.000 franchi al mese», ha detto. Il personale di cura invece «deve ridurre il proprio orario di lavoro a proprie spese per resistere». E le lavoratrici del commercio al dettaglio «guadagnano in media il 17,4% in meno dei loro colleghi maschi», ha aggiunto Alleva, che è anche vicepresidente della Confederazione svizzera dei sindacati (USS). «Da anni ormai la destra pratica la guerra di classe dall'alto verso il basso e la redistribuzione della ricchezza dal basso verso l'alto: i più ricchi continuano ad arricchirsi. Mentre i redditi della grande maggioranza ristagnano o addirittura diminuiscono», ha concluso.
Finora la manifestazione si è svolta pacificamente. La polizia municipale di Zurigo ha tuttavia comunicato che al corteo hanno partecipato anche diverse centinaia di persone, alcune delle quali mascherate, appartenenti alla scena autonoma di sinistra. Hanno fatto esplodere petardi e fumogeni. Lungo il percorso del corteo hanno anche imbrattato vetrine e facciate di negozi. Gruppi di estrema sinistra hanno inoltre indetto manifestazioni non autorizzate nel pomeriggio.
Durante la manifestazione a Winterthur (ZH), anche la co-presidente del Partito socialista, Mattea Meyer, ha lanciato un appello alla resistenza contro le politiche dell'amministrazione statunitense accusando il Consiglio federale di asservimento verso il presidente Donald Trump. Secondo Meyer, l'obiettivo di Trump e dei suoi alleati è «accumulare ancora più potere e miliardi». Il fondatore di Tesla Elon Musk e il CEO di Meta Mark Zuckerberg stanno dando alla presidenza Trump la possibilità di eliminare le norme minime in materia di diritti del lavoro, standard ambientali e diritti umani, che sono state approvate democraticamente. «Si prendono ciò che vogliono con la forza, riducendo l'avversario al minimo», ha affermato Meyer, denunciando pure l'intolleranza verso donne, migranti, dissidenti e queer. «Quello a cui stiamo assistendo negli Stati Uniti è un vecchio sodalizio tra capitale e politiche antifemministe, antiecologiche e antidemocratiche che punta a una sola cosa: la sottomissione».
La parlamentare zurighese ha invitato alla mobilitazione e condannato l'atteggiamento del Consiglio federale, reo, a suo dire, di non perdere occasione per «inchinarsi al regime statunitense». Per Meyer, in questo momento la Svizzera dovrebbe invece rafforzare i legami con l'Unione Europea.
Maillard elogia la solidarietà aggregatrice del mondo del lavoro
Di fronte all'ascesa dell'estrema destra in diversi Paesi, alle tendenze dittatoriali e fanatiche in altri e alle guerre, Pierre-Yves Maillard ha esaltato la solidarietà aggregatrice del mondo del lavoro. Nel suo discorso a mezzogiorno a Le Sentier (VD), ha invitato alla convivenza e alla resistenza collettiva. «Il nostro mondo sembra vacillare e la tradizionale giornata di mobilitazione dei lavoratori assume un'altra dimensione. Si sente il bisogno di stare insieme, di mostrarsi, di esprimere una resistenza, un'opposizione a ciò che arriva e ci attacca», ha dichiarato nella Vallée de Joux il presidente dell'Unione sindacale svizzera (USS) e consigliere agli Stati (PS/VD).
«Le vittorie o le avanzate dell'estrema destra negli Stati Uniti, in Germania, in Italia, in Austria, in Argentina, in Israele e in tante altre democrazie suscitano preoccupazione e provocano nuove salutari mobilitazioni; anche le guerre in Ucraina e a Gaza sollevano indignazione e apprensione, così come le tendenze dittatoriali e fanatiche in Iran, Turchia, Russia, Cina e altrove», ha affermato. «Per molte persone che cercano speranza in questi tempi difficili, il lavoro organizzato e mobilitato diventa una risorsa, quasi un rifugio», ha proseguito Maillard. «Abbiamo quindi una responsabilità, tanto più grande in quanto le democrazie attaccate dall'interno non vedono ancora emergere le forze politiche di progresso e solidarietà di cui avremmo così bisogno».
«I sindacati e il movimento operaio non possono sostituire un'offerta politica carente. Non è il nostro ruolo. Ma abbiamo la responsabilità di influenzare la politica, di far sentire le necessità e aspirazioni del mondo del lavoro nel campo politico», ha affermato il presidente dell'USS. «Difendere il mondo del lavoro, la giustizia sociale, un'equa distribuzione della ricchezza prodotta dal nostro lavoro: è questo che unisce, al di là delle differenze etniche, religiose e sessuali. È questo che produce solidarietà piuttosto che odio (...). Le differenze sfumano e la comprensione reciproca si rafforza», ha affermato. «È questo che dobbiamo apportare ancora di più a questo mondo che vacilla: organizzarci meglio e maggiormente, non lasciare che le ingiustizie ci passino davanti senza lottare insieme, non cedere ai poteri che vogliono sempre farci pagare tutte le crisi. È così che resisteremo all'estrema destra», ha concluso il consigliere agli Stati socialista.
«Uniti e solidali possiamo vincere»
Il co-presidente del Partito socialista, Cédric Wermuth, ha lanciato un appello accorato a favore della solidarietà e contro l'attuale politica economica del Consiglio federale, accusato di mettere il profitto davanti ai valori democratici e sociali. «Mentre il mondo si ribella contro gli aspiranti dittatori come Trump, il Consiglio federale cerca di sfruttare ogni opportunità per concludere affari anche con i peggiori soggetti possibili, pur di guadagnare qualche franco in più», ha detto l'argoviese nel suo discorso tenuto a Liestal, nel canton Basilea Campagna. Il socialista ha anche criticato duramente la posizione elvetica nei confronti di Bruxelles: «La Svizzera sta tradendo l'Unione europea, invece di schierarsi a fianco dei cittadini europei».Wermuth ha poi attaccato la destra politica, colpevole di fare gli interessi dei super-ricchi pur spacciandosi per paladina del popolo: «Ogni volta che si cerca di risolvere un problema sociale, l'unica risposta è più concorrenza, più competizione tra salariati, più individualismo». Wermuth ha concluso il suo intervento con un appello alla mobilitazione: «È questa arroganza, questa irresponsabilità, questa autoesautorazione e questo disprezzo della politica che fa arrabbiare la gente e che alimenta la delusione nei confronti della democrazia. Ma se restiamo uniti e solidali, se non ci facciamo dividere, allora possiamo vincere», ha concluso il co-presidente socialista.