Bilaterali

«Nuovi trattati con l'UE: questa consultazione non è legale»

Fa ancora discutere la decisione del Consiglio federale di sottoporre la bozza degli accordi con l’UE a un numero limitato di parlamentari – Il democentrista zurighese Heer chiede di verificare la procedura – Intanto non si placano le critiche sulla scelta del referendum facoltativo
©Gabriele Putzu
Francesco Pellegrinelli
04.05.2025 21:30

Ha voluto dar prova di leadership, ma ha scatenato un’ondata di critiche da parte dei pezzi grossi del Consiglio degli Stati, convinti che i nuovi trattati con l’UE debbano essere sottoposti alla doppia maggioranza di popolo e Cantoni. Non si placano, infatti, le polemiche attorno al ministro degli Esteri Ignazio Cassis, per aver deciso - con la maggioranza del Governo - di procedere secondo questa modalità di voto.

«Il fatto che il Consiglio federale abbia preso una decisione sorprendentemente tempestiva su questa delicata questione istituzionale può essere interpretato solo come il risultato della volontà del Governo e del responsabile del dossier, Cassis, di dimostrare una forte leadership», ha scritto oggi la Neue Zürcher Zeitung, riportando i malumori di una parte del Parlamento. «Il Consiglio federale ha calpestato i piedi dei politici più potenti del Paese», si legge. «Nessuno, infatti, ha più peso a Berna dei membri centristi del Consiglio degli Stati. Con i suoi 15 membri, rappresenta la delegazione più numerosa nella Camera dei Cantoni. Molti di loro sono attenti al potere e si considerano i guardiani del federalismo. Di conseguenza, ora stanno salendo sulle barricate».

I pezzi grossi del Centro

È il caso, per esempio, di Peter Hegglin, senatore zughese del Centro, secondo il quale gli effetti istituzionali del pacchetto UE hanno un carattere costituzionale: «Pertanto, è necessario superare anche l’ostacolo dei Cantoni». Il rischio di un «grave danno» per il federalismo è stato invece sottolineato dal consigliere agli Stati appenzellese Daniel Fässler. Puntuale anche la dichiarazione di Stefan Engler dei Grigioni: «Dal punto di vista giuridico, la decisione del Consiglio federale può essere corretta. Ma dal punto di vista politico-democratico, è discutibile». Secondo il senatore centrista, i nuovi trattati sono molto più di una semplice prosecuzione del percorso bilaterale: «A causa delle concessioni istituzionali, la Svizzera si avvia verso una strada a senso unico che porterà alla piena integrazione nell’UE».

Deciderà il Parlamento

La decisione comunicata mercoledì dal Consiglio federale non è definitiva, poiché l’ultima parola spetterà al Parlamento, al termine dell’esame del pacchetto (1.800 pagine tra accordi, spiegazioni e leggi svizzere). In teoria, lo stesso Consiglio federale potrebbe ancora fare retromarcia l’anno prossimo, nel messaggio che seguirà la consultazione.

Una mozione per fare chiarezza

Ma la NZZ non è l’unico quotidiano a essere tornato sul delicato tema politico. Il SonntagsBlick si è concentrato sulla decisione di Cassis di sottoporre la bozza degli accordi con l’Unione Europea unicamente a un numero ristretto di parlamentari. Di qui, la decisione del democentrista zurighese Alfred Heer di chiedere alla Commissione della gestione del Nazionale di verificare la legalità di questa procedura di consultazione.

Il DFAE ha infatti deciso di limitare la consultazione del testo a due parlamentari per partito. «Il Consiglio federale non può semplicemente creare un gruppo fittizio che non è nemmeno previsto dalla legge parlamentare», ha affermato il consigliere nazionale dell’UDC. Heer ha inoltre criticato le modalità, da lui definite bizzarre e stringenti, della consultazione: non è consentito scattare foto (i cellulari devono restare all’esterno della stanza di lettura), né fare copie del testo, mentre le note sono permesse solo se scritte a mano. Secondo Heer, vista la mole e la complessità dei documenti, si tratta di una procedura inadeguata. «Se introduciamo una nuova procedura di consultazione selettiva, tanto varrebbe abolire le commissioni», ha dichiarato, annunciando l’intenzione di chiarire la legalità dell’intera procedura tramite una mozione d’indagine da presentare alla prossima riunione della Commissione della gestione.

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