Quando cerchi di spedire un orologio da 300 mila franchi in Russia

In Svizzera sono circa 700 le sospette violazioni alle sanzioni inflitte alla Russia da quando è scoppiata la guerra in Ucraina. Nonostante i presunti casi siano centinaia, la Segreteria di Stato dell’economia (SECO) ha aperto solamente 77 procedimenti: 65 sono stati completati (26 le multe inflitte), mentre tutti gli altri sono stati archiviati.
Emerge da una recente indagine del Tages-Anzeiger, che ha potuto visionare le violazioni riscontrate alle dogane svizzere, spesso semplicemente dovute a casi di negligenza.
Gli esempi si sprecano. Nel 2022, poche settimane dopo l’invasione dell’Ucraina ordinata da Vladimir Putin, i funzionari doganali dell'aeroporto di Ginevra hanno sequestrato un orologio da polso del valore di quasi 300 mila franchi. Qualcuno stava cercando di esportare l’oggetto di lusso in Russia, inizialmente esentasse. Tuttavia, il modulo corrispondente ha insospettito i funzionari doganali, i quali hanno segnalato il caso alla SECO, in quanto l'esportazione di beni di lusso è vietata a causa delle misure restrittive inflitte a Mosca dall’Unione europea ed adottate pure dalla Confederazione.
Nella sentenza penale, si legge sul giornale zurighese, tutti i nomi sono stati omessi per questioni di privacy. Stando all'incarto, però, l'orologio è stato acquistato in una boutique di Ginevra. Nonostante l’avvocato dell'acquirente abbia cercato di dimostrare che il suo cliente risiedeva a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, la documentazione relativa all'acquisto dell'orologio indicava Mosca come suo luogo di residenza. Alla fine, la SECO ha imposto al venditore svizzero una multa di 5.000 franchi. Si tratta della sanzione più elevata mai inflitta per violazioni lievi delle misure restrittive internazionali. Nei casi più gravi, sono previste pene detentive fino a 3 mesi o multe fino a 100 mila franchi, ma, ad oggi, le autorità non sono mai arrivate ad infliggere punizioni così severe.
Se spedire determinata merce dalla Russia alla Svizzera costituisce reato, è vero anche il contrario. Il Tages-Anzeiger cita l’esempio di una sauna da 4 mila franchi intercettata dai doganieri di Ginevra spedita dalla Bielorussia (anch’essa sanzionata, in quanto Paese partner del Cremlino). Questa volta, però, la SECO ha archiviato la pratica come un caso di negligenza (è stata inflitta una multa di 1.000 franchi al compratore, mentre la merce è stata distrutta).
Diversi procedimenti penali riguardano invece beni industriali. Dalla Svizzera, nello specifico, alcune aziende hanno cercato di spedire in Russia valvole, interruttori elettrici o componenti per sistemi di navigazione satellitare. L’esportazione di merci destinate al potenziamento dell'industria russa sono vietate, in quanto potrebbero essere utilizzate per scopi bellici.
Un'«azienda operante a livello globale», si legge nella sentenza, ha ricevuto una multa di 5 mila franchi per aver tentato di spedire pezzi di ricambio e accessori per macchine utensili per un valore superiore a 150.000 franchi alla Russia. La dogana dell'aeroporto di Basilea ha bloccato l'esportazione nel febbraio 2024. L’azienda si è difesa parlando di una ricerca sbagliata su Google.
Va sottolineato come molti componenti utilizzati anche nell'industria militare arrivino comunque in Russia attraverso rotte poco chiare. In una recente indagine condotta sui jet da guerra russi abbattuti in Ucraina, sono stati rinvenuti 1.115 componenti elettronici provenienti da aziende occidentali tra cui Stati Uniti, Giappone, Svizzera, Germania, Taiwan e Corea del Sud.
Nel rapporto della ONG International Partnership for Human Rights (IPHR) non vengono accusati direttamente i produttori di elettronica occidentali, tra cui le aziende svizzere TE Connectivity, STMicroelectronics e TRACO Power, ma piuttosto viene evidenziato come le sanzioni occidentali e i controlli sulle esportazioni non siano riusciti a contenere il flusso di componenti di uso militare utilizzati dal Cremlino per condurre la sua guerra contro l’Ucraina.
Tornando alla merce confiscata in Svizzera, il caso più clamoroso è certamente quello di un uomo che ha ordinato componenti per armi da un'azienda russa tramite un negozio online: impugnature, canne e caricatori per fucili d’assalto come il Kalashnikov. L'importazione di componenti per armi da fuoco dalla Russia è vietata dal 2014, anno in cui è stata annessa la Crimea.
Stando alla sentenza, la SECO ha valutato il reato come di lieve entità, in quanto l'imputato ha dimostrato di non essere a conoscenza delle sanzioni. Nonostante questo, non è riuscito a evitare la multa.