Radar segnalati su WhatsApp, denunciati in duecento

Al termine di un’indagine durata diversi mesi, la polizia cantonale di Berna ha identificato circa 200 persone sospettate di aver annunciato pubblicamente controlli della velocità e del traffico. Tutte sono state denunciate alle diverse procure pubbliche competenti. è la prima volta che viene scoperto un caso di queste dimensioni. Stando a un comunicato diramato dalla stessa polizia, gli specialisti del corpo sono riusciti ad identificare duecento persone sulla base delle indagini su diversi cellulari sequestrati nella primavera del 2019 nell’ambito di un procedimento per altre infrazioni al codice della strada. Si sospetta che abbiano scritto o condiviso avvisi di velocità e di controllo del traffico in vari gruppi di chat sui social media (in Ticino riscuote particolare successo una chat di Telegram con oltre 17.000 iscritti, ne abbiamo parlato con la polizia). Le indagini erano state avviate a seguito di un controllo della velocità sull’autostrada A6 tra Lyss e Schönbühl. Due uomini, all’epoca di 19 e 20 anni, erano stati fermati per varie infrazioni al codice della strada. La portavoce della polizia letizia Paladino ha spiegato a «20 Minuten» che le comunicazioni avvenivano tramite WhatsApp. La diffusione di informazioni sui controlli radar e di polizia è vietata dal 2013. Nel 2017, nella Svizzera orientale diverse persone erano state condannate tramite un decreto d’accusa ad una multa di 850 franchi. Sono consentiti invece annunci non pubblici. «La decisione di classificare una segnalazione come pubblica (e quindi non più privata) dipende dal caso concreto, a prescindere dallo status di un gruppo nei social media» aveva spiegato il Consiglio federale prendendo posizione contro una mozione del consigliere nazionale solettese Christian Imark (UDC)., che chiedeva di non più sanzionare lo scambio di segnalazioni all’interno di gruppi chiusi (SMS, Whatsapp, Facebook, Messenger, Snapchat, ecc). «Infatti, anche i cosiddetti «gruppi social chiusi» possono avere carattere pubblico, soprattutto se il numero di iscritti è elevato. La valutazione al riguardo», concludeva il Governo, «deve rimanere nella discrezionalità dei tribunali». Rendere noto il luofo dove si svolgono i controlli stradali «significa agevolare chi viola impunemente le regole e dargli la possibilità di rispettarle soltanto laddove sono previsti. Le relative segnalazioni hanno quindi conseguenze negative sulla sicurezza stradale».