Trasporti

Se la portata del Reno influisce sul costo del pieno

Il livello del corso d’acqua si è abbassato molto – Il volume di merci che può essere trasportato cala e così il prezzo rischia di aumentare – Ueli Bamert (Avenergy Suisse): «Ma sulla benzina il rincaro non si farà sentire»

Il Reno soffre. Il grande fiume che collega Basilea a Rotterdam ha poca acqua. Un fatto, questo, che mette sotto pressione il trasporto di merci. Se il livello dell’acqua è infatti troppo basso (o al contrario troppo alto), le navi non viaggiano. Quello di Kaub, in Germania, è uno dei punti di misurazione più importanti. Qui, a fine luglio, il livello dell’acqua si aggirava fra i 66 e i 71 centimetri. Venerdì pomeriggio era di 59 centimetri. Ieri (martedì 9 agosto) era già sceso a 51. Le autorità competenti tedesche stimano che a fine settimana il livello si situerà attorno ai 45 centimetri. Se scenderà al di sotto dei 30-40 cm (a dipendenza del tipo di mezzo usato), il trasporto merci dovrà essere sospeso. Questo può incidere sul prezzo delle materie trasportate, e quindi anche sul costo del pieno dal benzinaio, come è stato sottolineato dai media nazionali negli scorsi giorni.

Viene meno la convenienza

Il Reno è lungo 1.233 chilometri. Tuttavia, nel fiume, i punti fondamentali per il trasporto merci sono solo una ventina. Attualmente, da Rotterdam a Duisburg, in Germania, il corso d’acqua è ancora percorribile. Il punto più delicato è il lungo tratto tra Duisburg e Strasburgo. Qui si trovano gli importanti punti di misurazione del livello dell’acqua di Kaub e Maxau. Nell’ultimo tratto tra Strasburgo e Basilea, invece, il fiume è ancora navigabile, in quanto diverse chiuse ne regolano il livello. Ad ogni modo, più è basso il livello dell’acqua, meno è il carico che possono trasportare le chiatte.

E se in Svizzera il Reno è ancora navigabile, non vuol dire che si navighi a pieno ritmo. A Basilea, alcune navi hanno smesso di circolare. «Quando il volume di merce trasportabile è troppo basso, per questioni economiche o di sicurezza alle aziende non conviene più far salpare le imbarcazioni», spiega al Corriere del Ticino Jelena Dobric, portavoce di Port of Switzerland, la società che gestisce il porto a Basilea.

Il 30% dei carburanti via fiume

La situazione odierna fa tornare alla mente quella venutasi a creare nel 2018, anno in cui si registrò una delle estati più calde di sempre. Per un mese la navigazione fu praticamente bloccata. Nel 2018 però, la situazione internazionale non era complicata quanto oggi, con una pandemia prima e una guerra in Ucraina poi, che hanno fatto gonfiare i prezzi delle materie prime. Il Reno è un’importante via di importazione. Sulle sue acque vengono trasportati cereali, prodotti chimici, minerali, carbone e prodotti petroliferi come l’olio da riscaldamento. Secondo Ueli Bamert, responsabile del settore “politica” di Avenergy Suisse (associazione mantello del settore petrolifero svizzero), da noi contattato, «il 30% dell’approvvigionamento svizzero di prodotti petroliferi avviene via nave, sul Reno». Il resto giunge su rotaia (30%), per gasdotto (30%) e in autocisterne (10%).

Le aziende interessate hanno gli occhi puntati sul livello dell’acqua. Ma se oggi a Kaub si registra una cinquantina di centimetri d’acqua, le navi necessitano di circa 150 centimetri per poter navigare a pieno carico. «Continuiamo a navigare, ma possiamo caricare solo il 25-35% della capacità delle navi (che normalmente è di 2-3 mila tonnellate, ndr)», ha dichiarato recentemente - citato anche dall’agenzia Reuters - Roberto Spranzi, direttore della cooperativa di navigazione DTG, che gestisce circa 100 navi sul Reno. «Questo significa che spesso i clienti hanno bisogno di tre imbarcazioni, invece di una sola, per trasportare il loro carico». Questo, ha sottolineato recentemente SRF in un suo servizio, mentre il passaggio al trasporto su rotaia si sta rivelando difficile a causa dei numerosi cantieri e della forte carenza di personale presso le ferrovie tedesche.

Minori quantità, prezzi più alti

Tutto questo influisce sull’importazione di merci. «Non abbiamo ancora le cifre di luglio, che saranno pubblicate nelle prossime settimane, ma a giugno, quando il livello dell’acqua era già basso rispetto alla norma, abbiamo avuto un calo delle importazioni di prodotti a base di oli minerali del 44% rispetto a inizio anno», afferma ancora Jelena Dobric. Una buona parte del calo - va ricordato - è da collegare alla guerra in Ucraina.

Minori quantità significano anche prezzi più alti: «Se il trasporto diventa da cinque a dieci volte più costoso, come lo è ora, lo si sente sicuramente alla pompa di benzina. Ma non è possibile esprimerlo esattamente in centesimi, perché il prezzo dipende da molti fattori», ha detto a SRF Fabian Bilger di Avenergy Suisse.

Influenza marginale

Meno pessimista Ueli Bamert, che al Corriere indica: «Il livello del Reno influisce soprattutto sulla capacità di trasporto. L’influenza sul prezzo è comunque marginale. Questo perché altri elementi che determinano il costo, come il prezzo del mercato internazionale e in particolare i prelievi statali (circa 80 centesimi al litro), hanno un impatto molto maggiore». Per il direttore di Swissoil, «l’attuale situazione sul Reno avrà, nel peggiore dei casi, un impatto di pochi centesimi sul prezzo alla pompa di benzina. Tuttavia, è improbabile che i consumatori ne risentano, sulla scia dell’attuale calo dei prezzi del petrolio. Anche l’offerta non è a rischio: grazie alle scorte obbligatorie previste dalla legge, la fornitura di prodotti a base di oli minerali in Svizzera è garantita in ogni momento».