L'intervista

«Senza una presa di coscienza, un milione di camion sotto le Alpi»

A tu per tu con Nara Valsangiacomo, fresca di elezione alla presidenza di Pro Alps
© CdT/Chiara Zocchetti

Dopo 11 anni, il consigliere nazionale grigionese Jon Pult (PS) ha lasciato la presidenza di Pro Alps (già Iniziativa delle Alpi). A succedergli, i delegati dell’associazione riuniti sabato a Mendrisio hanno chiamato la deputata dei Verdi Nara Valsangiacomo. L’abbiamo intervistata.

Nara Valsangiacomo, quali saranno le sue priorità in veste di presidente di Pro Alps?
«Priorità centrale è senz’altro dare nuovo slancio all’obiettivo di trasferimento e al limite legale di 650.000 camion all’anno attraverso le Alpi. Dopo decenni di efficace trasferimento su rotaia si sta attestando una tendenza nel senso opposto, arrivando a quasi un milione di carri pesanti in transito nel 2024. Ciò con evidenti conseguenze sul territorio e la popolazione nei territori alpini e non solo. Il mandato costituzionale e legislativo non viene ancora rispettato dal Consiglio federale e per questo motivo abbiamo lanciato una petizione: le sfide sono tante, ma non è il momento di perdere la volontà politica. Senza una presa di coscienza ciò che ci aspetta sono più di un milione di camion di transito».

La legge impone che ad attraversare le Alpi non siano più di 650 mila camion. Questa soglia massima è però ancora lontana. Che cosa volete ottenere in concreto con questa petizione?
«Con la petizione chiediamo al Consiglio federale di assumersi le proprie responsabilità. La soglia dei 650.000 camion non è un auspicio, è un obiettivo sancito dalla legge sul trasferimento del traffico. Eppure, siamo ancora ben lontani dal rispettarla. Vogliamo quindi che la Confederazione metta finalmente in campo misure incisive per raggiungere questo obiettivo. Tra queste vi sarebbe anche solo il raggiungimento della soglia massima della tassa sul traffico pesante o il rafforzamento della logistica ferroviaria garantendo tracce a prezzi minori. È una questione di legalità, di coerenza e di giustizia per chi vive nei territori alpini e nei pressi delle autostrade».

L’anno prossimo chiuderà la ROLA, la cosiddetta autostrada viaggiante, e si prevede un maggior numero di mezzi pesanti attraverso le Alpi. Come vede questa situazione? Allontanerà ancora di più l’obiettivo legislativo?
«La chiusura della Rola alla fine del 2025 è uno sviluppo preoccupante. Se questa decisione verrà confermata, ogni anno circa 70.000 camion in più finiranno sulle vie di transito attraverso le Alpi. Per fare un esempio: se i camion fossero tutti in fila, il risultato sarebbe un convoglio da Livorno ad Amburgo. Come detto, Pro Alps teme che dal 2026 oltre un milione di camion finiranno per attraversare nuovamente le Alpi svizzere. Una cifra insostenibile, che andrebbe a discapito delle persone che vivono lungo le vie di transito, in particolare nel Canton Ticino, già fortemente congestionato».

Il pedaggio dinamico, lo attesta anche la valutazione del Consiglio federale in risposta alla mozione Stadler, è una misura fattibile ed efficace, e permetterebbe di attenuare i picchi di traffico al San Gottardo

Pro Alps sta valutando il lancio di un’iniziativa popolare per introdurre un pedaggio dinamico per regolare i flussi di traffico attraverso le Alpi. Ritenete tale misura davvero realizzabile? E perché? Quali sarebbero i maggiori benefici e le controindicazioni di tale «tassa»?
«Il pedaggio dinamico, lo attesta anche la valutazione del Consiglio federale in risposta alla mozione Stadler, è una misura fattibile ed efficace, e permetterebbe di attenuare i picchi di traffico al San Gottardo. La modifica dinamica in base all’intensità del traffico permetterebbe di disincentivare il traffico di transito nei giorni e orari di punta, oltre ad essere particolarmente efficace quando la quota di veicoli di transito raggiunge percentuali del 80%. Le criticità andrebbero affrontate con misure fiancheggiatrici: eccezioni per residenti, carnet che garantiscano degli sconti alla popolazione, una corretta redistribuzione degli introiti, soprattutto alle regioni toccate. Andrebbero valutati gli effetti collaterali, ma oggi la vera controindicazione è l’immobilismo: la risposta è sempre uguale, l’ampliamento della capacità, e un Gottardo a quattro corsie non sarebbe certo un’alternativa all’acqua di rose per strade cantonali e centri abitati».

Gli automobilisti ticinesi non sarebbero penalizzati dal pedaggio? E il nostro cantone non subirebbe un contraccolpo economico?
«Lungi da me ignorarlo, e andranno previste delle misure accompagnatrici, come indicato precedentemente. È importante però anche contestualizzare la misura: oggi la cittadinanza già vive una situazione insostenibile con chilometri di colonna in prossimità del San Gottardo, che si riversa presto nelle strade cantonali anche molto lontano dalla galleria (sono momò, ne so qualcosa). Non possiamo lasciare che il nostro territorio, spesso delicato, sia semplicemente declassato a luogo di transito».

Un pedaggio come anticamera del cosiddetto «road pricing»?
«La discussione sul road pricing è aperta a livello nazionale ed europeo, ed è giusto affrontarla con trasparenza. Tuttavia, il pedaggio dinamico che proponiamo ha un obiettivo specifico: gestire e ridurre il traffico di punta in transito attraverso le Alpi. Non si tratta di una tassa generalizzata sulla mobilità, ma di uno strumento mirato per un problema conosciuto da tempo».