Tra residenti e frontalieri stipendi sempre più distanti
È un risultato che si è consolidato negli anni. E che nell’ultimo decennio si è ulteriormente accentuato: i lavoratori frontalieri percepiscono salari inferiori rispetto ai residenti. Un’analisi approfondita sulle differenze salariali tra i due gruppi è stata recentemente pubblicata dall’Ufficio di statistica del Canton Ticino (Ustat).
Cosa emerge dallo studio? In primo luogo, che i salari dei residenti negli ultimi dieci anni hanno continuato a crescere a tassi paragonabili a quelli del resto della Svizzera, mentre quelli dei frontalieri sono rimasti sostanzialmente stabili. Nel 2010, un frontaliere percepiva mediamente - nel settore privato - il 15,7% in meno rispetto a un residente. Nel 2020, questo divario è cresciuto fino a raggiungere il 20%. «L’andamento salariale dei residenti risulta più dinamico rispetto a quello dei frontalieri», si legge nello studio. «Nel decennio analizzato il salario mediano dei primi è cresciuto del 7,9%, mentre quello dei frontalieri è sostanzialmente rimasto invariato, salendo appena del 2,1%». In termini assoluti, la mediana salariale di un residente nel 2020 in Ticino era di 5.740 franchi. Quella di un frontaliere di 4.582 franchi.
Da un settore all’altro
A questa prima conclusione, se ne aggiunge un’altra, che costituisce il vero fulcro della nuova pubblicazione. A parità di condizioni, ossia confrontando i lavoratori frontalieri con i corrispettivi residenti - un carpentiere con un carpentiere, per intenderci - la differenza salariale tra un residente e un frontaliere si riduce tuttavia all’8%, sempre a favore dei salariati residenti.
Questa ulteriore scomposizione salariale mostra inoltre che il mercato del lavoro ticinese è molto eterogeneo. In particolare tra il manufatturiero e le costruzioni. «L’industria manifatturiera riporta una differenza tra le mediane di residenti e frontalieri del 30,2% che scende al 18% quando si tiene conto della diversa struttura», ossia della diversa composizione dei salariati, in termini di sesso, età, formazione, posizione, contratto di lavoro e tempo di lavoro. Nelle costruzioni, invece, la differenza osservata è appena del 2,4%. Percentuale che scende all’1% se si considerano pure le differenze strutturali. In questo caso si segnalano due fattori determinanti: da una parte la presenza di contratti collettivi storici nella costruzione. Dall’altra la presenza importante di donne frontaliere nel manufatturiero. Il divario salariale tra le donne residenti e quelle frontaliere risulta infatti superiore rispetto agli uomini.
Lo studio evidenzia inoltre il ruolo delle contrattazioni collettive: i salariati legati da un contratto di lavoro individuale registrano differenze non riconducibili a fattori strutturali maggiori a chi invece ha una contrattazione collettiva. Risultati eterogenei emergono anche tra i settori economici
Il confronto regionale
Nella sua ultima parte, lo studio compara la situazione ticinese alla Svizzera nordoccidentale e alla regione del Lemano. Come il Ticino, queste regioni rappresentano infatti zone di frontiera caratterizzate da una percentuale elevata di manodopera frontaliera. Rispetto al Ticino, queste due regioni sono caratterizzate da livelli salariali più elevati. L’area di Basilea ha una mediana di 6.565 franchi, mentre la regione del Lemano registra una mediana di 6.320 franchi. A Ginevra, i salari dei frontalieri sono più bassi rispetto a quelli dei residenti, ma la differenza, a parità di condizioni, si ferma al 3%. Nella Svizzera nordoccidentale, invece, i frontalieri percepiscono, sempre a parità di condizioni, salari superiori a quelli percepiti dai residenti del 2%.